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"Esposizione a polveri di legno duro: i rischi e la prevenzione"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
08/01/2014 - Prima la direttiva europea 99/38/CE - recepita dal D.Lgs. 66/00 nel D.Lgs. 626/94 - e poi la direttiva 2004/37/CE dell’UE - recepita all’interno del D.Lgs 81/2008 all’allegato XLII - classificano come a
rischio cancerogeno: “il lavoro comportante l’esposizione a
polvere di legno duro”. E dunque tale esposizione rientra nel capo II del titolo IX del Testo Unico:
protezione da agenti cancerogeni e mutageni.
Torniamo dunque a parlare dei vari rischi lavorativi correlati alle polveri di legno e lo facciamo attraverso il
Piano Mirato di Prevenzione (PMP) denominato “ Applicazione del vademecum per il miglioramento della sicurezza e della salute con le polveri del legno” dell’ Azienda sanitaria locale della provincia di Monza e Brianza, piano che PuntoSicuro ha presentato nei mesi scorsi.
Il Piano Mirato di Prevenzione,
che fa riferimento ad un vademecum di comparto prodotto adottato con Decreto
della Regione Lombardia ( Decreto
n. 8713 del 16 settembre 2010), ha previsto anche un seminario con le
aziende del comparto legno che si è tenuto l'
11 luglio 2013, presso l’ASL Monza e Brianza.
Riguardo al seminario ci
soffermiamo in particolare sull’intervento “
Le polveri di legno duro: aspetti di igiene industriale - la scheda di
autovalutazione” a cura di Enzo Colombo e Marco Riva, Tecnici della
prevenzione - Servizio PSAL.
L’intervento ricorda che agli
articoli 235-237 del Testo Unico (TU) si prevede, “laddove possibile, la
sostituzione della sostanza cancerogena, il suo utilizzo a ciclo chiuso e la
limitazione dei lavoratori esposti”. Ma nel caso della lavorazione del legno,
“le opzioni di cui sopra non sono possibili per cui: ‘
la dispersione delle polveri di legno duro nell’ambiente di lavoro deve
essere ridotta al più basso valore tecnicamente possibile”.
Gli autori si soffermano sulla
costituzione dei legni.
Il legno è infatti costituito
“per oltre il 90% da cellulosa, emicellulosa e lignina (componenti comuni) e da
sostanze chimiche specifiche che differenziano le varie essenze legnose”. Ad
esempio “i legni duri sono molto più ricchi di tannini (sostanze utilizzate
anche nella concia delle pelli per rendere la pelle imputrescibile per
denaturazione delle proteine), sostanze polari idrosolubili costituite da
fenoli. I legni teneri invece sono invece più ricchi di sostanze apolari non
idrosolubili costituite da terpeni”.
Se ci soffermiamo poi sulla
tipologia delle essenze legnose si può
affermare che i “vari tipi di legno, sia dal punto di vista botanico che da
quello della compattezza o densità, in linea generale si dividono in:
-
legni teneri: sono le conifere o gimnosperme, legni caratterizzati
da minore densità/ compattezza;
-
legni duri: sono le latifoglie o angiosperme, legni caratterizzati
da maggiore densità/ compattezza.
I relatori riportano una
classificazione indicativa, non esaustiva, delle essenze legnose, tratta da una
monografia della IARC del
1995.
Veniamo al mondo del lavoro e
alla
generazione delle polveri di legno
duro.
Si ricorda che praticamente
“tutte le lavorazioni meccaniche con asportazione di materiale, effettuate con
macchine utensili o manuali, producono polveri
di legno”. E tra l’altro le polveri aerodisperse “non sono generate solo
dalle lavorazioni meccaniche, ma anche da operazioni accessorie quali:
- spolvero dei pezzi in
lavorazione;
- spolvero degli indumenti di
lavoro;
- svuotamento di contenitori;
- pulizia depuratori e
sostituzione filtri;
- pulizia di locali e macchine;
- movimentazione materiali”.
E la
quantità e le
dimensioni
delle polveri sono “in funzione del tipo di utensile, del materiale in
lavorazione e del tipo di lavorazione (profondità, velocità ecc.)”. Normalmente
dalle lavorazioni
meccaniche “sono generate segatura” e polveri, tra cui le polveri inalabili
o totali. E “il diametro medio delle polveri di legno aerodisperse è
generalmente compreso fra 10 e 30 μm” (1 μm corrisponde a un milionesimo di
metro, cioè un millesimo di millimetro, ndr). E in alcune lavorazioni, come la
levigatura, possono essere prodotte polveri ancora più fini, con diametri
inferiori ai 10 μm.
In particolare in Italia il
Valore Limite di esposizione Professionale
(VLP) in vigore è quello dei Decreti Legislativi 66 e 81 e corrisponde al
recepimento delle Direttive Europee 38 e 37: il VLP per le poveri di legno -
calcolato per un periodo di riferimento di otto ore - è di
5 mg/mc. Ma secondo le Linee Guida del Coordinamento Tecnico delle
Regioni tale Valore Limite “
è alquanto
elevato e scarsamente giustificato sul piano tecnico-sanitario per i
seguenti motivi:
- l’esposizione a polveri
di legno, oltre a patologie tumorali, può indurre patologie respiratorie
allergiche anche a concentrazioni molto inferiori al valore limite;
- attualmente è possibile
contenere tecnicamente l’esposizione a polveri di legno ben al di sotto dei 5
mg/mc”.
Il
Limite di Esposizione Occupazionale (OEL) contenuto nelle Direttive
99/38 e 04/37 nei vari paesi europei è stato recepito diversamente: “alcuni
paesi (Finlandia, Irlanda, Italia, Regno Unito, Spagna) hanno adottato i 5
mg/mc, altri (tra cui la Germania) i 2 mg/mc, la Francia 1 mg/mc”.
E uscendo dall’Europa in USA,
“sia l’ACGIH che il NIOSH hanno adottato un limite più restrittivo pari a 1
mg/mc”.
A questo proposito c’è una
proposta del 2003 della Commissione Scientifica dell’Unione Europea per i
Limiti di Esposizione Occupazionale (SCOEL) per l’abbassamento dell’OEL per le
polveri di legno duro a: 1 - 1,5 mg/mc . Ma a tutt’oggi (con riferimento alla
data del seminario) la situazione è inalterata.
Dopo aver riportato alcuni dati
dei campionamenti, anche in relazione alle diverse lavorazioni, l’intervento si
sofferma sui
4 aspetti preventivi
fondamentali.
Il primo prevede una “
corretta progettazione dell’impianto di
aspirazione:
- tutti i punti di generazione
polveri devono essere aspirati, compresi gli strumenti portatili e la
levigatura manuale;
- idoneità delle cappe aspiranti
(avvolgenti e vicine) e della velocità di captazione delle polveri (le polveri
sono proiettate ad elevate velocità > 10 m/s);
- presenza di serrande per
l’intercettazione;
- l’aria aspirata deve essere
espulsa all’esterno e non ricircolata, se ricircolata occorre filtro HEPA.
Gli altri
tre aspetti preventivi fondamentali riguardano:
- manutenzione periodica e
controllo efficienza dell’impianto;
- costante pulizia ambientale e
personale;
- uso
di DPI x situazioni operative critiche (FFP2 secondo Linee Guida Coord.
Tec.).
Dopo aver ricordato i contenuti
degli articoli 236 e 237 del TU, si ribadisce “che
il mero rispetto del valore limite di 5 mg/mc non significa aver
adempiuto a quanto richiesto dal T.U. in termini di tutela del rischio
cancerogeno in quanto lo stesso decreto obbliga ad: “adottare ogni
provvedimento per ridurre l’esposizione dei lavoratori al più basso livello
tecnicamente possibile (art. 235 del T.U.)”.
Concludiamo ricordando che
l’intervento presenta anche una
scheda
di autovalutazione specifica sul rischio polveri di legno duro, già
parzialmente esaminata
da PuntoSicuro in precedenti articoli .
Scheda che si sofferma su diversi
temi:
- informazioni generali
- assetti e strutture: il
Servizio di Prevenzione e Protezione
- assetti e strutture: il Medico
competente
- Assetti e strutture: il Rappresentante
dei Lavoratori per la Sicurezza
- Assetti e strutture: gli
addetti ai compiti speciali
- Valutazione del rischio
specifico: la valutazione dei rischi
- Valutazione del rischio
specifico: l’impianto di aspirazione localizzata
- Valutazione del rischio
specifico: la pulizia dell’ambiente
- Valutazione del rischio
specifico: la pulizia personale – ambientale
- Valutazione del rischio
specifico: la protezione della persona
- Valutazione del rischio
specifico: la formazione
- Valutazione del rischio
specifico: la sorveglianza sanitaria
“ Le polveri di legno duro: aspetti di igiene industriale - la
scheda di autovalutazione” a cura di Enzo Colombo e Marco Riva, Tecnici
della prevenzione - Servizio PSAL, intervento al seminario del 11 luglio 2013,
correlato al Piano Mirato di Prevenzione (PMP) denominato “Applicazione del
vademecum per il miglioramento della sicurezza e della salute con le polveri
del legno” dell’Azienda sanitaria locale della provincia di Monza e Brianza
(formato PDF, 154 kB).
Asl Monza e Brianza, Scheda di autovalutazione (formato PDF, 73 kB).
RTM
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