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"Architetti, Ingegneri e Inarcassa: niente redditi per 5 anni consecutivi?Niente pensione"

fonte www.lavoripubblici.it / Normativa

14/01/2014 - Mentre un Governo in crisi d'identità cerca di restare in piedi dopo l'ennesimo scandalo che ha colpito uno dei suoi Ministri, i professionisti Architetti e Ingegneri si interrogano nuovamente sul loro futuro, rendendosi conto che la tanto desiderata ripresa, di cui in pochi e a bassa voce parlano, non è certamente dietro l'angolo.

L'ultimo spunto per creare l'ennesimo caso cui il popolo dei professionisti ha già risposto presente con accuse e indignazioni spesso fini a se stesse, lo ha offerto Eleonora Carrano Architetto specializzato in progettazione architettonica, nonché blogger de "Il Fatto Quotidiano". La giornalista in questione, da abile polemista, ha messo in piedi un caso i cui contorni certamente riscuoteranno il successo dei liberi professionisti architetti e ingegneri che, martoriati da un susseguirsi di norme che ne hanno minato alle fondamenta la dignità, troveranno nel suo articolo un nuovo modo per gridare l'ormai frequente "Governo ladro".

Non che le scelte degli ultimi Governi siano apprezzate da chi scrive quest'articolo, ma montare un ennesimo caso, soprattutto in questo periodo, è sintomo di scarsa capacità giornalistica (intendendo per giornalismo la capacità di raccontare i fatti senza pregiudizi o voglie varie) e voglia di aizzare gli animi per prender consenso.

Entrando nel dettaglio, con un articolo titolato "Architetti e ingegneri a reddito zero? Per Inarcassa niente pensione" ( vai all'articolo) si è fatto riferimento a delle presunte missive indirizzate da Inarcassa a quei professionisti che non hanno avuto un fatturato. La missiva li avrebbe informati che così come indicato nell'art. 7 del nuovo Statuto Inarcassa, dopo aver proceduto alla verifica del reddito il cui volume d'affari risulta nullo, qualora non fossero in grado di confutare l'evidente assenza di continuità professionale entro 30 giorni, provvederà a ridurre gli anni di anzianità di iscrizione.

L'articolo è continuato affermando "Che tradotto in soldoni vuol dire: se non hai guadagnato (poco importa se per colpa della recessione, della crisi economica, della manifesta incapacità di una classe politica che non riesce a far ripartire il Paese con le riforme), non riuscirai a raggiungere gli anni di contribuzione minima per avere la pensione, tenendo conto che si entra nel mondo del lavoro mediamente intorno ai 28 anni. Facile prevedere che saranno i giovani ad essere i più colpiti dall'interpretazione (tutta a svantaggio degli iscritti) di questo provvedimento del quale si deve ringraziare ancora una volta, la presidenza Muratorio".

In questi termini è facile immaginarsi la reazione di migliaia di professionisti già pesantemente inferociti contro le ultimi riforma che li hanno obbligati alla formazione, all'assicurazione e al POS, senza contare le centinaia di leggi che hanno interessato il settore dei lavori pubblici, tariffe comprese.

Per questo motivo, abbiamo chiesto lumi e delucidazioni all' architetto Emanuele Nicosia delegato Inarcassa per gli Architetti di Palermo.

Prima di rispondere alla nostra domanda, l'arch. Nicosia ha voluto fare una dovuta premessa ricordando che "Inarcassa è una cassa di Previdenza privatizzata (cosi ha voluto una legge dello stato italiano del 1995) che non percepisce nulla dallo Stato, ma a cui invece versa ingenti somme a titolo di tasse e contributi straordinari come quelli previsti dalla attuale spending. Pur essendo privatizzata ha l'obbligo (previsto dall'articolo 38 della costituzione) di fornire una previdenza ed un assistenza di primo pilastro che deve essere congrua e dignitosa per chi svolge la professione di architetto e di ingegnere". La premessa è stata d'obbligo per chiarire che Inarcassa non può e non deve fare assistenza sociale, per questo lo stato italiano ha altre strutture.

Il delegato Inarcassa per gli Architetti di Palermo ha ricordato che "La riforma previdenziale del 2012, praticamente dettata dall'allora Ministro del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero e dal governo Monti, ha imposto a tutte le casse privatizzate il passaggio dal metodo di calcolo retributivo al metodo contributivo, con il risultato che per allinearsi a tutte le esperienze europee si sono resi vani quei processi virtuosi e ispirati alla solidarietà che Inarcassa aveva ben interepretato con l'applicazione del metodo di calcolo delle pensioni retributivo".

"A questo insieme di fattori - ha continuato Emanuele Nicosia - si sono aggiunti i riflessi della crisi economica che ha ridotto enormemente i fatturati dei liberi professionisti, troppo spesso orfani di rappresentanze qualificate determinate a tutelare i loro diritti ed i loro interessi".

Dopo queste premesse, l'arch. Nicosia ha risposto alle polemiche innescate dall'autrice dell'articolo sul Fatto Quotidiano rilevando come l'articolo in questione riporti solo un'informazione volutamente parziale creata ad hoc per innescare inutili polemiche. "Chi scrive l'articolo - afferma Emanule Nicosia - riporta correttamente gli articoli dello statuto (che comunque sono legge) ma dimentica di dire che il provvedimento della cancellazione viene preso a carico di chi per 5, dicasi cinque anni consecutivi, dichiara sempre zero reddito professionale, e sempre zero volume d'affari IVA, e dimentica di dire anche che i contributi versati vengono restituiti da Inarcassa all'interessato con gli interessi dovuti".

"Questo mio chiarimento, in qualità di delegato INARCASSA, spero possa essere utile per i lettori ai quali sottopongo un quesito: ma un professionista che per 5 anni consecutivi dichiara sempre e sottolineo sempre reddito pari a zero, può essere definito un professionista???.
Mi rendo conto che questa è una realtà triste che si ripete spesso sopratutto nel sud dell'Italia, ma occorre individuare le responsabilità che certamente non sono di INARCASSA e le eventuali vie d'uscita, spingendo forte in altre direzione per restituire dignità alla nostra professione attraverso azioni forti. A mio avviso per contenere fenomeni come quelli di professionisti che per 5 anni dichiarano sempre zero reddito, occorre lasciarsi alle spalle l'epoca delle rendite di posizione e dei privilegi e bisogna fare squadra. Ordini, sindacati, cassa di previdenza, Fondazioni devono fare quadrato per tutelare i diritti dei liberi professionisti, e possono farlo solo se attivano quei meccanismi di controllo delle norme di interesse per la libera professione che il Parlamento discute"
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