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"Rischio elettrico: linee elettriche, quadri di cantiere e locali batterie"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza Macchine ed Attrezzature
14/02/2014 - In merito alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori le Aziende Sanitarie Locali hanno
importanti compiti di assistenza, promozione, e vigilanza e hanno
prodotto in questi anni molti documenti utili sulla prevenzione di
svariate tipologie di rischio.
Ad esempio sul sito del Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell’ Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Como sono stati pubblicati alcuni
vademecum su un rischio diffuso, in misura diversa, in molti comparti lavorativi: il
rischio elettrico.
Il documento “
Rischio elettrico in ambienti di lavoro –
Vademecum”, a cura del gruppo rischio elettrico, prodotto nel 2010, si sofferma
in particolare su quattro temi diversi:
- le modifiche attuate in materia
di distanza dalle linee
elettriche non protette o non sufficientemente protette da osservarsi,
nell’esecuzione di lavori non elettrici (modifiche del D.Lgs. 81/2008 dovute al
D.Lgs. 106/2009);
- quadri elettrici ASC da
cantiere;
- rischio esplosione locali
batterie;
- cabine di verniciatura;
- polveri combustibili.
Riguardo alla
distanza dalle linee elettriche non
protette o non sufficientemente protette da osservarsi, nell’esecuzione di
lavori non elettrici, si sottolinea che “con l’entrata in vigore del D.Lgs. n.
106/2009 sono state introdotte le nuove distanze di sicurezza da parti attive
di linee
elettriche non protette o non sufficientemente protette”. Distanze che sono
riportate in una tabella nel documento e “fanno riferimento all’art. 83 del
D.Lgs. 81/2008 in combinato con l’art. 117 del medesimo decreto e devono sempre
essere rispettate, salvo che non vengano adottate disposizioni organizzative e
procedurali idonee a proteggere i lavoratori dai conseguenti rischi. Lo stesso
articolo considera idonee le misure tecniche ed organizzative se conformi alle
disposizioni contenute nelle pertinenti norme tecniche”.
In merito ai
quadri elettrici ASC si sottolinea che tra i vari componenti che
costituiscono l 'impianto elettrico di
cantiere assume un ruolo fondamentale il quadro elettrico che deve
rispondere a specifica normativa ed essere costruito in serie (quadri AS).
In particolare i quadri di
cantiere devono essere “sottoposti a complesse
prove di tipo in genere non effettuabili dai normali quadristi o
elettricisti. E' per questo motivo che s'impiegano i cosiddetti
quadri ASC (assiemati di serie per
cantieri) che vengono acquistati già montati, collaudati e certificati dal
costruttore. L'apparecchiatura può essere considerata di serie anche quando,
per motivi pratici, l'assemblaggio dei vari componenti è effettuato al di fuori
del luogo di produzione purché il montaggio avvenga seguendo le istruzioni
fornite dal costruttore. In questo caso, il costruttore del quadro è colui che
effettua il montaggio finale dell'ASC”.
E a causa delle pesanti
condizioni di esercizio a cui sono sottoposti i quadri ASC “sono richiesti
particolari
requisiti tra cui:
- buona versatilità di utilizzo
nel cantiere e per il riutilizzo in cantieri successivi;
- facile reperibilità di eventuali
parti da sostituire;
- facilità di installazione e di
immagazzinamento;
- buona resistenza alle
sollecitazioni ambientali cui possono essere sottoposti in cantiere;
- garanzia di sicurezza
dell'impianto nelle condizioni di utilizzo previste.
In base alla mobilità l'ASC può
essere:
- trasportabile (o semi-fissa):
“l'apparecchiatura trasportabile assume una collocazione che può cambiare con
il progredire dei lavori nello stesso cantiere, ma lo spostamento avviene solo
dopo che è stata scollegata dall'alimentazione”;
- mobile: “l'ASC mobile può
essere spostata nell'area del cantiere senza essere scollegata
dall'alimentazione”.
Nel documento si fa riferimento
ad altri aspetti e vengono citate le norme tecniche corrispondenti al tema e
vigenti alla data di elaborazione del vademecum.
Per la prevenzione del
rischio esplosione nei locali batterie
si segnala che nei locali il pericolo di esplosione “è dovuto all’emissione
nell’ambiente d’idrogeno che si genera a seguito dell’elettrolisi dell’acqua. L’emissione
d’idrogeno si può considerare terminata un’ora dopo l’interruzione della
corrente fornita dal caricabatterie. Anche durante la scarica avviene
produzione d’idrogeno anche se in misura minore rispetto alla carica. Se la
concentrazione in aria dell’idrogeno raggiunge il 4%, la miscela aria-idrogeno
può esplodere.
Anche in questo caso sono
indicate le norme tecniche da applicare per prevenire il rischio e viene
presentata “una valutazione per un locale contenente batterie stazionarie
utilizzate da un gruppo di continuità statico che alimenta un locale
Elaborazione Dati”.
In particolare sono riportate le
indicazioni per calcolare:
- portata d’aria di ventilazione
(la concentrazione di idrogeno può essere mantenuta al di sotto della soglia
del 4%, attraverso un’idonea ventilazione);
- superficie delle aperture di
ventilazione naturale.
Infine qualche indicazione sul
tema delle
polveri combustibili.
Come indicato nel vademecum “il
datore di lavoro ha l’obbligo di valutare il rischio dovuto alla presenza di polveri
combustibili le quali miscelate con l’aria possono creare un’atmosfera
esplosiva che in presenza di una fonte di innesco può esplodere”.
Ad esempio luoghi con pericolo di
esplosione dovuti alla presenza di polveri combustibili possono essere “le
industrie di metalli e leghe (esempio Alluminio, Bronzo, Ferro, Grafite,
Nerofumo, Zolfo), industrie del legno, prodotti di legno, fibre (esempio carta,
cellulosa, farina di legno, legno e sughero) e industrie dei prodotti agricoli
(cacao, caffè, cereali, farina, zucchero, tabacco, etc.)”.
In particolare le
polveri di legno combustibili disperse
in aria (conseguentemente alle operazioni di fresatura, taglio, ecc.) “formano
miscele di combustibile (polvere di legno) e comburente (ossigeno) che se
innescate, sono in grado di ossidarsi in modo talmente rapido da generare il
fenomeno esplosivo (nubi). Altrettanto il deposito della polvere sul suolo o su
superfici orizzontali o inclinate forma uno strato di spessore variabile che
costituisce se la povere è sollevabile rischio di esplosione. Nel caso la
polvere non fosse sollevabile siamo in presenza solo di rischio di incendio. Va
precisato che per ritenere una nube o uno stato di polvere esplosivo si deve
determinare la condizione che la stessa sia presente in concentrazioni
nell’aria, espresse in g/m3, all’interno di un campo di esplosività
compreso tra un LEL e un UEL.
Nel caso della polvere
di legno si può ritenere ragionevolmente che se la concentrazione è
inferiore a 10 g/m3 non si raggiunga il LEL. Tale concentrazione non dovrà essere
raggiunta in prossimità delle sorgenti di emissione da ritenersi tutte le
macchine, impianti ed attrezzature dove vengono prodotte le polveri durante la
lavorazione”.
Si ricorda che ogni sostanza ha
un intervallo di esplodibilità “i cui estremi sono stabiliti dal
LEL (limite inferiore di esplodibilità
della sostanza) e dal
UEL (limite
superiore di esplodibilità della sostanza). Quando la concentrazione della
sostanza è entro questo intervallo la sostanza, in presenza di un innesco, può
esplodere; mentre al di sotto del LEL o al di sopra del UEL la sostanza non può
esplodere”.
Concludiamo rimandando al
documento originale che affronta nel dettaglio i vari temi ed è corredato di
utili immagini, avvertendo tuttavia di verificare che le varie norme tecniche
citate siano ancora in vigore.
Azienda Sanitaria Locale della
Provincia di Como, “ Rischio elettrico in ambienti di lavoro – Vademecum”,
documento del 2010 a cura del gruppo rischio elettrico (formato PDF, 2.5 MB).
RTM
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