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"La caduta dalle scale, la formazione di cataste e le emergenze"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza
25/06/2014 - Ci sono nel mondo del lavoro vari rischi lavorativi correlati sia alle
cadute – cadute in piano, cadute dall’alto, cadute di materiali – sia alle conseguenze di
emergenze come, ad esempio, gli incendi.
Per dare alcune informazioni su questi temi - con particolare, ma non esclusivo, riferimento ad ambienti e mansioni nel
comparto del Turismo – possiamo sfogliare una pubblicazione elaborata dall’ Ente Bilaterale Nazionale del Turismo (EBNT), il “ Vademecum della sicurezza. Manuale per la informazione e la formazione degli operatori del settore Turismo”.
Partiamo dal problema generale
delle cadute con riferimento all’
uso
delle scale.
Nel capitolo dedicato a “
scale e parapetti” l’autore ci ricorda
che anche nel comparto turistico le scale “sono ovunque: nelle piscine e negli
stabilimenti balneari, nei luna park, nei maneggi, nelle scuole di roccia,
negli zoo, ecc. E le trattiamo con troppo disinvoltura”!
Ricordando che il capitolo parla
anche di scale fisse a pioli e parapetti, ci soffermiamo oggi sulle
scale portatili e sulle
scale fisse a gradini.
Le scale
portatili “vanno ispezionate con regolarità dando segnalazione (con un
cartellino) degli eventuali difetti riscontrati; se sono di legno vanno tenute
in luogo chiuso non esposto alle intemperie, e lontane dalle apparecchiature
elettriche se sono metalliche” E si segnala che è molto importante per la
sicurezza il punto d’appoggio: “evitare scatole, casse, superfici
sdrucciolevoli, rimanendo ben saldi direttamente al pavimento”.
Il vademecum ricorda inoltre che
tali scale “devono essere dotate di appoggi antisdrucciolo all’estremità
inferiore e di ganci di tenuta all’estremità superiore per assicurare il
massimo della stabilità (per usi particolari la scale devono poter essere
fissate anche in alto); dovrebbero essere antisdrucciolo anche i singoli
gradini. È sicuramente molto importante il modo in cui le scale
portatili vengono posizionate: superfici di contatto, inclinazione,
appoggio ma anche la prudenza nell’uso: è bene ricordare che i carichi
sbilanciano e che passando da un gradino all’altro è facile scivolare”.
Tuttavia non sono prive di
pericoli neppure le scale fisse a
gradini, ad esempio destinate al normale accesso agli ambienti di lavoro.
Per questo motivo vanno “costruite e regola d’arte: la distanza fra gradino e
gradino, per consentire una salita agevole e senza rischi, deve essere
regolare: gradino più gradino più pedata uguale cm 63; il vano sopra i gradini
deve essere di almeno m 2, l’angolo formato col piano orizzontale compreso fra
i 30 e i 50°, la larghezza adeguata alle esigenze del transito. Le scale devono
essere illuminate e i gradini non scivolosi; se la scala ha un lato aperto esso
va protetto con un parapetto, se non ha lati aperti ci deve essere almeno un
corrimano”.
Spesso gli incidenti, che possono
avvenire anche su scale ben costruite, dipendono dal portare pesi che
sbilanciano, dal salire e scendere “con troppa confidenza” e/o troppo in fretta
i gradini, dal fare i gradini a due a due, dall’inganno creato “dall’ingombro
dei materiali che trasportiamo”.
Riguardo al comparto turistico è
bene ricordare che negli stabilimenti balneari “quasi tutte le scale sono
bagnate e quindi, anche se ben costruite, gli incidenti sono tutt’altro che
infrequenti”.
Un'altra forma di rischio è
correlato invece all’
accatastamento di
materiali.
Nel comparto del turismo “queste
operazioni sono frequenti ed è bene prestarvi l’opportuna attenzione; alcuni
esempi di accatastamento possono infatti riguardare: valigie, prodotti
alberghieri (prodotti per la pulizia, letti, sedie), alimentari, bibite,
materiali sportivi, attrezzature per esterni, ombrelloni, ecc.”.
Il vademecum indica che “le
cataste devono essere erette partendo
da un pavimento che ne garantisca la stabilità: solido, piano,
antisdrucciolevole, con portanze adeguate. I pavimenti, i soppalchi e i ripiani
delle scaffalature metalliche devono precisare, con scrittura ben visibile e
indelebile, la portata massima espressa in kg per m2. In base alla
portata massima del pavimento, al suo stato ed alla natura dei materiali
da accatastare, viene stabilita l’altezza massima che possono avere le cataste
e tale altezza viene riportata sulle pareti”. Senza dimenticare che anche i
contenitori, scatole o imballi da accatastare “devono riportare il numero
massimo dei pezzi da impilare: pensiamo ad esempio alle casse di bibite o di
acqua minerale”.
Riportiamo altre
regole per accatastare correttamente i
materiali, un’operazione specialistica che esige personale competente e
addestrato:
- “le cataste non devono
appoggiarsi alle pareti divisorie come anche ai muri o ai supporti: esse devono
stare in piedi per virtù della loro verticalità;
- nei locali destinati
all’accatastamento, le vie di traffico devono essere larghe quanto basta,
individuate chiaramente con apposita segnaletica e sgombre da ostacoli; qui le
cataste devono essere disposte in modo da non compromettere il regolare
esercizio delle macchine e non debbono, con la loro altezza, intralciare la
visuale o l’illuminazione. nel caso di magazzini con traffico di mezzi
automatici o semiautomatici sarebbe bene avere delle direzioni obbligatorie
segnate con cartelli”;
- è bene “immagazzinare ed accatastare
i materiali secondo il genere e il volume di ciascuno di essi. L’omogeneità
dei materiali impilati consente di trattare ogni catasta come un blocco dotato
di sue caratteristiche; l’eterogeneità aumenta sia il tasso di pericolo che la
difficoltà di trattamento;
- i carichi isolati vanno
accatastati così come sono, lasciandoli fasciati e stratificati; il
disfacimento della catasta incomincia dall’alto, togliendo uno strato dopo
l’altro. La stessa cosa vale per i pacchi, che non dovrebbero mai superare
l’altezza di 4 m, mentre le cataste erette con pallets non dovrebbero andare
oltre i 3 m (che vuol dire 3 pallets da 1 metro ciascuno);
- nell’accatastamento di prodotti
chimici o comunque pericolosi, con o senza presenza di alimentari, si devono
identificare le tipologie e separare i prodotti tipo per tipo e non appoggiarli
a terra”.
Un capitolo del vademecum è
dedicato alle
zone di passaggio e
alle
uscite di sicurezza.
In particolare la necessità di porre
la massima attenzione alle zone di passaggio e alle uscite di sicurezza
riguarda “in particolare alcune situazioni: le discoteche e gli alberghi in
primo luogo. Le prime sono caratterizzate da una grande densità di persone in
poco spazio, i secondi da una grande quantità di spazi chiusi in cui la gente -
quando c’è - dorme o riposa”. Altri luoghi a rischio possono essere: sale da
ballo, nightclub, sale per convegni, grandi locali di ristorazione e grandi
mense aziendali situate in strutture soggette a particolari normative di
sicurezza.
Il vademecum, che si sofferma su
porte, portoni, pavimenti e vie di emergenza, ricorda che le norme che
definiscono le caratteristiche delle zone di passaggio e delle uscite di
emergenza sono riportate nell’allegato IV nel D.Lgs. 81/2008.
Concludiamo questa breve rassegna
attraverso i pericoli nel comparto del turismo, dando qualche informazione
sulle vie di emergenza, un percorso “senza ostacoli che consente alle persone
che occupano un edificio o un locale di raggiungere un luogo sicuro” (“un luogo
in cui le persone si possono ritenere al sicuro dagli effetti determinati
dall’incendio o da altre situazioni di emergenza”).
Innanzitutto le vie e le uscite
di emergenza devono:
- “rimanere sgombre e consentire
alle persone di raggiungere il luogo sicuro nel più breve tempo possibile;
- devono essere adeguate per
numero, distribuzione e dimensione (altezza minima 2 metri, larghezza minima
secondo la normativa antincendio vigente)”;
- “devono essere indicate da
appositi cartelli e devono essere dotate di illuminazione di emergenza che
entri in funzione in caso di guasto dell’impianto elettrico e dotate di
segnaletica”.
Inoltre le uscite di emergenza
devono aprirsi nel senso dell’esodo e non possono mai essere chiuse a chiave quando
i lavoratori sono all’interno della sede.
Infine alcune indicazioni:
- “porte, corridoi e scale che
non sono uscite ma potrebbero essere scambiate per uscite devono portare la
scritta ‘non è un’uscita’ e la specificazione della loro funzione: ‘magazzino’,
‘al seminterrato’, o simili;
- ogni uscita di emergenza deve
avere la scritta Uscita di Emergenza su un cartello unificato, per forma,
simboli, colori e misure, secondo le direttive europee;
- in tutti i luoghi di lavoro,
tranne che nei piccoli locali, dovrebbe essere affissa una mappa di sicurezza
che indichi l’esatta posizione relativa del posto (‘Voi siete qui’) e le vie di fuga;
- se la direzione della via di
uscita da prendere dovesse presentare qualche incertezza, ci deve essere una
freccia che indica la direzione giusta;
- non ci devono essere ostacoli
alla perfetta visibilità delle scritte, che devono essere illuminate per i
turni di lavoro notturno e nel caso che ci sia scarsa illuminazione ambientale
(con una luce di emergenza nel caso che venga meno la fornitura di energia in
rete), e l’accesso alle uscite non deve costringere a percorrere zone
pericolose”.
Ente Bilaterale Nazionale del
Turismo, “ Vademecum della sicurezza. Manuale per la informazione e la
formazione degli operatori del settore Turismo”, documento aggiornato a
cura di A.G.S.G. s.r.l., l’autore dell’aggiornamento è l’Ing. Carmine Moretti
con la collaborazione di Parmenio Stroppa e Sara Vasta (formato PDF, 2.09 MB).
Tiziano Menduto
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