News
"Come fare la valutazione del rischio incendio nei luoghi di lavoro"
fonte www.puntosicuro.it / Rischio incendio
17/09/2014 - Il
rischio di incendio nei luoghi di
lavoro è legato non solo al tipo di attività svolto e ai materiali immagazzinati
e manipolati, ma anche alle attrezzature presenti, agli arredi, alle
caratteristiche costruttive e ai materiali di rivestimento utilizzati.
È sufficiente conoscere come
avviene il processo
di combustione per comprendere come quasi ogni luogo di lavoro presenti
potenzialmente un pericolo di incendio. Nell’ambiente lavorativo è probabile
che materiali, attrezzature e attività lavorative forniscano gli elementi
necessari per la combustione (combustibile e innesco): aggiungendo il
comburente presente nell’aria si formano le condizioni indispensabili perché si
sviluppi un incendio. Ma per capire per ogni specifico luogo di lavoro (ad
esempio un albergo, un ristorante, una fabbrica ecc.) “con quale probabilità
quest’evento critico si possa verificare, quali danni possa cagionare, e come
poterlo prevenire e fronteggiare, deve essere sviluppata la
valutazione del rischio d’incendio”.
Ad affermarlo e a darci qualche
informazione sulla sicurezza antincendio e sulla valutazione dei rischi,
è un documento correlato ad un progetto
realizzato dal Dipartimento
dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, in
collaborazione con il FEI (Fondo Europeo per l'Integrazione dei Paesi Terzi).
In " Sicurezza
antincendio & datori di lavoro - Linee guida per la valutazione dei rischi"
- documento rivolto in particolare alle popolazioni
extracomunitarie ma utile a tutti i lavoratori e a tutte le aziende – si
sottolinea che la valutazione del rischio di incendio “consiste in un processo
di pianificazione, attuazione, monitoraggio e riesame dei rischi di incendio
presenti”. Un processo che consente al datore di lavoro “di prendere i
provvedimenti effettivamente necessari per salvaguardare la sicurezza dei
lavoratori e delle altre persone presenti nel luogo di lavoro che comprendono:
- la prevenzione del rischio
di incendio;
- l’informazione dei lavoratori e
delle persone presenti;
- la formazione dei lavoratori;
- le misure tecnico-organizzative
destinate a porre in essere i provvedimenti necessari”.
Ma
come si fa la valutazione del rischio incendio?
Abbiamo già detto che tale valutazione
permette di individuare il
livello di
esposizione al rischio incendio in ogni ambiente di lavoro. In particolare “il
livello esprime la probabilità che questo evento accada e le possibili
conseguenze dannose per le persone e i beni presenti. Stabilire il livello di
esposizione al rischio di incendio, consente di individuare azioni e misure per
ridurre cause di innesco e propagazione”. E la valutazione dei rischi “si
sviluppa attraverso le diverse fasi con le quali viene identificata la migliore
strategia antincendio da adottare nel luogo di lavoro esaminato”.
Per
identificare i pericoli di incendio devono essere innanzitutto
individuati “tutti i materiali combustibili e infiammabili presenti nel luogo
di lavoro e nelle diverse parti di esso”. E i combustibili “possono essere
classificati in solidi, liquidi e gassosi in base allo stato fisico in cui si
trovano a temperatura e pressione ambiente”.
Facciamo qualche esempio:
-
combustibili solidi: “sono molto usati e quindi largamente presenti
nei più comuni luoghi di lavoro. Tra i combustibili solidi naturali il più
importante, per il diffuso utilizzo anche dei suoi derivati, è il legno. La
temperatura di accensione del legno è piuttosto contenuta, intorno ai 250°C,
ciò rende il legno un materiale che, quando innescato, brucia facilmente
propagando l’incendio. Un altro fattore che influisce sullo sviluppo
dell’incendio è la parcellizzazione del combustibile (sia solido sia
liquido) che, ridotto in piccole particelle migliora la miscelazione con l’aria
(comburente), aumentando sulla velocità di combustione (ad esempio: un ceppo di
legno brucia più lentamente dello stesso volume di legno ridotto in segatura).
Nella valutazione dei rischi correlati ai combustibili solidi, si dovrà quindi
tenere conto anche di questa caratteristica, rappresentata dalla pezzatura dei
materiali, che influirà sulla determinazione del livello di rischio di
incendio”;
-
combustibili liquidi: sono artificiali e naturali. Tra questi
ultimi “sono classificati i derivati del petrolio (benzine, alcol, olii ecc.),
di gran lunga più utilizzati rispetto ai combustibili liquidi artificiali. La
combustione, anche per questi materiali, si sviluppa solo se c’è presenza
contemporanea di un combustibile, di un comburente e di un’energia di
attivazione (temperatura di infiammabilità). Nei liquidi, il combustibile è
formato dai vapori dei liquidi che devono miscelarsi con l’ossigeno dell’aria
in concentrazioni comprese nel campo di infiammabilità. Quest’ultimo esprime il
rapporto tra combustibile e comburente, nel quale la miscela, se innescata,
brucia”. I parametri per valutare la pericolosità dei liquidi infiammabili sono
“legati al campo e alla temperatura di infiammabilità. Valori bassi della
temperatura di infiammabilità indicano una maggiore pericolosità del
combustibile”;
-
combustibili gassosi: “fra i combustibili gassosi naturali, i più
diffusi sono gli idrocarburi gassosi: metano, etano, propano e butano (il primo
è il comune gas stoccato in bombole da cucina o in serbatoi da esterni,
composto da propano e butano che opportunamente miscelati formano il gpl). I
gas combustibili sono generalmente molto puri, miscelati con l’aria (e quindi
con l’ossigeno) bruciano senza dare origine a sostanze incombuste e a fumi”.
Dopo questo brevissimo
approfondimento sui combustibili, torniamo alla valutazione dei rischi.
Ai fini della valutazione del rischio di
incendio “dovranno essere individuati i materiali che possono facilitare il
rapido sviluppo di un incendio come, ad esempio, grandi quantitativi di carta,
materiali da imballaggio, materiali plastici, legnami, vernici e i solventi
infiammabili, i gas infiammabili ecc. Parallelamente, dovranno essere
analizzate le condizioni ambientali che caratterizzano il luogo di lavoro in
esame in relazione ai pericoli di incendio presenti”.
Inoltre nei luoghi di lavoro “possono
trovarsi anche sorgenti di innesco e fonti di calore che costituiscono cause
potenziali di incendio e possono favorirne la propagazione”( in alcuni casi “possono
essere di immediata identificazione”, in altri “possono essere conseguenza di
difetti meccanici o elettrici”).
Con la valutazione dei rischi
dovranno poi essere identificate “le sorgenti di calore che potrebbero causare
l’innesco dei materiali combustibili (ad esempio l’uso fiamme libere, attriti,
macchine e apparecchiature non installate o utilizzate secondo le norme di
buona tecnica, o da processi lavorativi che comportano presenza di fiamme o
scintille (taglio, affilatura, saldatura). Infine, nella valutazione
dei rischi, dovranno essere indicati i lavoratori e le altre persone
presenti in relazione al rischio di incendio riscontrato”.
Anche nelle situazioni in cui
nessuno risulti particolarmente esposto, non devono essere dimenticate situazioni
e casi specifici: ad esempio la presenza di persone “incapaci di reagire
prontamente in caso di incendio perché non conoscono l’ambiente che frequentano
occasionalmente (come il pubblico presente durante uno spettacolo), oppure
perché impegnati in attività che riducono la percezione dell’evento (ad esempio
orario di riposo nelle strutture ricettive) o, infine, per ridotte capacità
percettive (bambini e disabili)”.
A conclusione delle analisi
effettuate – continua il documento – “la valutazione qualitativa degli elementi
osservati permetterà di
classificare
l’intero luogo di lavoro analizzato e ogni parte di esso, secondo un
livello di rischio d’incendio raggiunto: basso, medio, elevato”.
Concludiamo questa breve
presentazione della valutazione del rischio incendio ricordando la
classificazione a seconda dei livelli
di rischio:
-
luoghi di lavoro a rischio di incendio basso: “luoghi di lavoro o
parte di essi, in cui sono presenti sostanze a basso tasso di infiammabilità e
le condizioni locali e di esercizio offrono scarse possibilità di sviluppo di
principi di incendio ed in cui, in caso di incendio, la probabilità di
propagazione dello stesso è da ritenersi limitata;
-
luoghi di lavoro a rischio di incendio medio: luoghi di lavoro o
parte di essi, in cui sono presenti sostanze infiammabili e/o condizioni locali
e/o di esercizio che possono favorire lo sviluppo di incendi, ma nei quali, in
caso di incendio, la probabilità di propagazione dello stesso è da ritenersi
limitata;
-
luoghi di lavoro a rischio di incendio elevato: luoghi di lavoro o
parte di essi, in cui: per presenza di sostanze altamente infiammabili e/o per
le condizioni locali e/o di esercizio sussistono notevoli probabilità di
sviluppo di incendi e nella fase iniziale sussistono forti probabilità di
propagazione delle fiamme, ovvero non è possibile la classificazione come luogo
a rischio di incendio basso o medio”.
Segnaliamo infine che il documento
prodotto dal Dipartimento dei Vigili del Fuoco è disponibile in
otto lingue (Italiano, Inglese,
Francese, Spagnolo, Albanese, Arabo, Cinese e Ucraino) ed è diffuso tramite due
supporti: uno tradizionale cartaceo ed uno multimediale, correlato ad un' applicazione
nata con l'obiettivo di facilitare la divulgazione delle misure necessarie per
la sicurezza del lavoro disposte dalla legislazione italiana.
Dipartimento dei Vigili del Fuoco
del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, in collaborazione con il Fondo
Europeo per l'Integrazione dei Paesi Terzi, " Sicurezza antincendio & datori di lavoro - Linee guida per
la valutazione dei rischi", edizione maggio 2014 (formato PDF, 29,87
MB).
Il documento nelle altre lingue:
Tiziano Menduto
Segnala questa news ad un amico
Questa news è stata letta 1172 volte.
Pubblicità