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"La prevenzione dei rischi per i lavoratori del settore ospedaliero"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
19/09/2014 -
Dati epidemiologici dello studio Siroh
In ambito sanitario gli infortuni
a rischio biologico sono la prima causa di infortunio, seguiti da cadute,
distorsioni, urti.
Secondo le stime, in Europa si
verificano ogni anno 1 milione di ferite da puntura di
ago; lo Studio Italiano Rischio Occupazionale da HIV e da altri patogeni a
trasmissione ematica (SIROH) ha raccolto una grande quantità di dati
epidemiologici che possono offrire un significativo apporto in termini di
prevenzione e che hanno rilevato che le modalità di esposizione prevalenti sono
due:
- muco cutanea (25% delle
esposizioni totali) quando il materiale biologico potenzialmente infetto entra
accidentalmente in contatto con le mucose degli occhi e/o della bocca e con la cute
(integra o lesa) dell’operatore esposto;
- percutanea (75% delle
esposizioni totali) quando l’operatore si ferisce accidentalmente con un
tagliente contaminato, ad esempio con un ago, una punta, una lama, un frammento
di vetro; di queste esposizioni il 63% è riconducibile a punture con ago cavo,
il 33% con pungenti o taglienti diversi quali ad esempio aghi di sutura e
lancette, il 4% ad altri dispositivi; è questa la modalità di esposizione con
la maggior probabilità che gli agenti patogeni potenzialmente presenti nei
materiali biologici (e soprattutto nel sangue) infettino l’operatore esposto
(siero conversione).
A parità di altre condizioni, la
profondità della ferita ed il volume di sangue trasferito/inoculato sono
variabili in grado di influenzare significativamente la probabilità di
infezione.
Per quanto riguarda il paziente
fonte, le 70.810 esposizioni percutanee, documentate dal SIROH tra il 1994 ed
il 2011, hanno evidenziato fonte negativa per HIV, HCV, HBV nel 47% dei casi ,
fonte non testata nel 18%, fonte non identificabile nel 15%, in particolare nei
laboratori e nella fase di smaltimento, fonte positiva per almeno uno dei tre
patogeni testati (HIV, HCV, HBV) nel 20%.
L’infortunio
da puntura di ago e/o tagliente rappresenta, con un’incidenza del 41%, l’infortunio
occupazionale più frequentemente segnalato tra gli operatori sanitari.
Oltre a ciò, vanno considerate
anche le possibili conseguenze connesse al pericolo di contagio di infezioni e
di altre patologie gravi, configurando l’esistenza di un vero e proprio “rischio
professionale”, non solo per i medici e gli infermieri, ma anche per il
personale addetto ai servizi assistenziali e di supporto.
In tale contesto, va anche
valutato l’impatto economico, considerando che il costo medio ad evento è di
circa 850 euro, per un totale di 72 milioni di euro .
Peraltro, gli incidenti segnalati
dagli operatori rappresentano notoriamente solo una parte di quelli
effettivamente verificatisi, e quindi questa stima va ulteriormente corretta tenendo
conto del problema della “mancata notifica” (underreporting) con un tasso che ammonta
al 50% circa.
Per quanto riguarda la frequenza
delle esposizioni percutanee, tra il 1994 e il 2013 tra le varie categorie gli infermieri
sono la categoria maggiormente coinvolta (54%), seguita dal personale in formazione
e dai chirurghi (10% per entrambe le categorie), successivamente da medici, laboratoristi,
ostetriche, addetti pulizie.
L’area maggiormente interessata è
quella chirurgica (41% di frequenza di esposizioni professionali), seguita da
quella medica (26%), terapia intensiva (6%), servizi (6%), Pronto Soccorso 5%,
successivamente dall'area laboratoristica e dalle infettivologie.
Anche la Regione Piemonte
partecipa dal 1999 al sistema di sorveglianza nazionale con il SIOP (Sorveglianza
Incidenti Occupazionali Piemonte) evidenziando circa 1500 incidenti percutanei
e 500 esposizioni mucocutanee ogni anno, con una frequenza (nel periodo 1999-2009)
di circa 3-4 incidenti percutanei ogni 100 operatori sanitari e 1,5 esposizioni
mucocutanee ogni 100 operatori sanitari, dati pressoché confermati nel 2011.
Indicazioni per la valutazione del rischio
E’ stato ribadito in un recente
Interpello FNOMCEO che il ruolo del
medico competente nella valutazione del rischio deve essere attivo con una
fattiva collaborazione con il datore di lavoro; premesso questo, è fondamentale
non considerare mai come inesistente un rischio (art.286 quater comma 1 lettera
d del D.lgs.81/08), applicando la legge anche in settori a volte “dimenticati”
e su soggetti che operano nella sanità non prettamente inquadrati come operatori
sanitari (per esempio personale ausiliario come addetti alle
pulizie e alla lavanderia), che sottostanno a un rischio altrettanto
importante.
L’adozione di adeguate misure di
protezione deve essere particolarmente mirata ai lavoratori a rischio quali:
• lavoratori disabili,
• lavoratori immigrati,
• lavoratori giovani e anziani,
• donne incinte e madri in
allattamento (che devono essere allontanate dall'esposizione al rischio
biologico),
• personale inesperto,
• addetti alla manutenzione,
• lavoratori con sistema
immunitario compromesso.
Occorre inoltre valutare tutti i
rischi aggiuntivi (art.286- quater comma 1 lettera b) quali ad esempio
l’eventuale stress o disagio derivante da eccessivo carico di lavoro o attribuzione
di mansioni improprie, da verificare in sede di stesura e aggiornamento del DVR
e nell’espletamento della sorveglianza sanitaria.
Peraltro è importante anche la
valutazione del rischio per terzi che può derivare da una alterazione dello
stato di salute psicofisica di un lavoratore e investe numerosi ambiti.
Nell’ambito delle modalità di
esposizione inoltre, non bisogna trascurare il rischio da punture ipodermiche o
da aghi di sutura, con un rischio di infezione più basso rispetto ad altri
incidenti controbilanciato da un maggior numero di occasioni di utilizzo
nell’ambito di tali contesti (casi di infezioni da HIV o HCV, sono stati ben
documentati e descritti in letteratura).
In questo quadro è di interesse
la crescita relativa delle esposizioni in sala operatoria a testimonianza della
difficoltà dell’attuazione degli interventi preventivi in quel contesto.
Misure preventive specifiche
Dopo aver identificato i rischi
occorre mettere in atto le misure di protezione e di prevenzione (art. 286
sexties) attraverso un piano di definizione delle priorità (probabilmente non tutti
i problemi possono essere risolti immediatamente), e individuare le persone responsabili
di mettere in atto determinate misure e il relativo calendario di intervento, nonché
i mezzi assegnati per attuare tali misure.
Le punture accidentali sono in
larghissima parte prevenibili attraverso il rispetto delle Precauzioni Standard,
l’adozione di dispositivi di sicurezza (NDP= Needlestick Prevention Devices) e
un adeguato programma di sensibilizzazione, informazione e formazione.
Tutto ciò è possibile
implementando varie misure preventive e di protezione quali:
-soppressione dell’uso non
necessario di oggetti taglienti o acuminati;
-fornitura di dispositivi di
recente introduzione che è in grado, teoricamente, di rimuovere il rischio da
patogeni a trasmissione ematica dal luogo di lavoro eliminando la possibilità
di ferita
con aghi e oggetti taglienti.
In Italia, l’introduzione di
questi dispositivi, secondo i dati raccolti dal SIROH, ha dimostrato la
possibilità di ridurre del 75% i tassi di esposizione specifici.
Anche in Piemonte, in questi
primi anni di parziale e disomogeneo utilizzo, si è evidenziata una riduzione
degli incidenti con aghi a farfalla del 40% e con agocannula dell’80%.
E’ importante sottolineare,
inoltre che, a differenza dei dispositivi di protezione individuale, un NPD è
assimilabile ad una “misura di protezione collettiva” in quanto i benefici ottenuti
dall’utilizzo di tali dispositivi sono goduti da tutti gli operatori che
potenzialmente potrebbero venire a contatto con il dispositivo utilizzato.
Numerose agenzie internazionali
hanno fissato alcuni importanti criteri guida per la corretta definizione e
valutazione di un dispositivo per la prevenzione delle punture accidentali:
- il meccanismo di protezione
deve essere preferibilmente attivabile in modo automatico (innesco attivo o
passivo) e, comunque, con una sola mano;
- le mani dell’operatore devono
sempre trovarsi dietro la parte acuminata del dispositivo;
- l’attivazione del meccanismo di
protezione deve essere la più precoce possibile;
- il dispositivo deve essere
affidabile, di facile ed intuitivo uso;
- il meccanismo di protezione
deve creare una barriera efficace, permanente e irreversibile tra la parte
acuminata del dispositivo e l’operatore;
- il meccanismo di protezione non
può essere disattivato e deve assicurare la sua funzione protettiva anche
durante e dopo lo smaltimento;
- il dispositivo deve essere
dotato di un segnale (udibile e/o visibile) che consenta di verificare l’avvenuta
attivazione del meccanismo di protezione;
- il meccanismo di protezione
deve essere una parte integrante del dispositivo e non un accessorio;
- l’utilizzo del dispositivo non
deve generare rischi addizionali per la sicurezza (es.
rischio di esposizione
mucocutanea);
- il dispositivo non deve in
alcun modo compromettere la qualità dell’intervento e la sicurezza per il
paziente.
Sussiste la problematica relativa
al maggior costo, destinato comunque a diminuire nel tempo, che quasi tutti i
NPD hanno rispetto al dispositivo convenzionale; sicuramente sono utili le gare
regionali, per evitare la diversità di costi per vari presidi; comunque
numerose esperienze dimostrano che la prevenzione delle punture accidentali è economicamente
praticabile e vantaggiosa (il saldo tra costo della prevenzione e costo della
gestione delle esposizioni percutanee è attivo); infatti, ogni infortunio ha
sia costi diretti, quali prelievi, visite, profilassi, sia indiretti , come le
ore di lavoro impiegate per la notifica e i controlli, il costo del personale
coinvolto… Oltre al problema dei costi, sussistono problemi nella scelta del
dispositivo adatto e della strategia migliore da adottare per la sua
implementazione.
Il principale ostacolo ad un
corretto utilizzo e conseguentemente ad una piena efficacia dei NPD sembra
infatti risiedere nell’addestramento insufficiente degli operatori; a questo
proposito European Biosafety Network ha realizzato un sito dedicato al
problema: www.europeanbiosafetynetwork.eu/resources
Tra le misure di prevenzione
risultano fondamentali inoltre: l’applicazione di sistemi di lavoro sicuri, l’attuazione
di procedure di utilizzo e di eliminazione sicure di dispositivi medici taglienti,
il divieto della pratica di reincappucciamento degli aghi, l’utilizzo di dispositivi
di protezione individuale, ormai ben accettato dagli operatori.
Formazione
I datori di lavoro e i
rappresentanti dei lavoratori devono consultarsi in merito ai programmi di formazione
e addestramento, alla modifica di pratiche operative e alla scelta dei
dispositivi di sicurezza.
Le componenti fondamentali di un buon
programma di prevenzione e protezione sono la valutazione dei rischi
nell’ambito specifico, la sensibilizzazione, informazione e formazione degli
operatori sanitari sui rischi associati che accrescano in essi la percezione
del rischio nel lavoro quotidiano, sull’importanza di attenersi alle procedure
di sicurezza, sull’uso efficace degli strumenti di protezione, sulla
necessità di segnalare ogni evento; necessari l’addestramento, l’applicazione
delle Precauzioni Standard e delle “pratiche di iniezione sicure” (safe
injection practices), l'adozione e l'utilizzo di aghi e dispositivi incorporanti
una protezione messi a disposizione dall’evoluzione tecnologica; inoltre deve
essere dato molto spazio all’obbligo della notifica di infortunio per
permettere un'analisi epidemiologica attendibile e a fini medico legali.
Devono essere diffuse le procedure
post infortunio, comprese le tempistiche per la profilassi anti HIV, che devono
essere avviate entro quattro ore dall’esposizione; la formazione deve essere
implementata con refresh delle procedure a tutti i lavoratori, specialmente a
quelli “ itineranti” come gli studenti in tirocinio,
che svolgono la loro attività in ambiti ospedalieri differenti.
E’ importante avviare processi
formativi differenziati per dirigenti, preposti, lavoratori e non trascurare di
inviare sistematicamente le procedure ai coordinatori e direttori, diffondendo
materiale informativo su intranet, dotando il personale di materiale informativo.
E’ inoltre infine indipensabile
informare sulla possibilità di vaccinazione per l’epatite B per i pochi non
vaccinati e sull’opportunità di richiamo per i soggetti non responder.
Sorveglianza Sanitaria
E’ assodata l’importanza
dell’esecuzione dei controlli sierologici sull’operatore infortunato, variabili
per tipo e periodismo in base allo stato sierologico del sangue del paziente
fonte di infortunio; in caso di fonte sconosciuta , i controlli devono essere
eseguiti come se il paziente fosse positivo sia per HCV che HBV e HIV; invece,
per quanto riguarda la sorveglianza
sanitaria periodica, indicazioni regionali e la letteratura nazionale e internazionale
ritengono non giustificata l’esecuzione routinaria dei marcatori virali di infezioni
ematogene occupazionali in assenza di eventi infortunistici, nell’ottica di una
sorveglianza mirata esclusivamente al lavoratore; ma poichè le procedure invasive
condizionano un rischio di trasmissione di virus anche da operatore a paziente,
pare opportuna una sorveglianza in tal senso.
La revisione dei casi di
trasmissione di HIV, HBV e HCV da operatore sanitario a paziente, segnalati in
letteratura, evidenzia che, dal 1972, sono stati riportati 50 casi di OS
infetti (la maggior parte chirurghi), che hanno trasmesso l’infezione a circa 500
pazienti.
Inoltre, sono stati segnalati tre
casi di lavoratori che hanno trasmesso l’HIV (8 pazienti infettati) e otto casi
di HCV (18 pazienti infettati).
Inoltre, è auspicabile una
sorveglianza periodica finalizzata anche alla ricerca di situazioni di forte suscettibilità
individuale alle infezioni (per esempio condizioni di immunodepressione) che
conduca a sconsigliare l’adibizione a mansioni a rischio.
La normativa attuale,
relativamente alla sorveglianza sanitaria concede poco spazio di intervento in
quanto rivolge l’attenzione del medico competente esclusivamente alla tutela dal
lavoratore e non alla tutela della salute di terzi, eccetto che per controlli
mirati all’alcol- dipendenza ed al consumo di sostanze stupefacenti; ma il MC
deve necessariamente occuparsi anche della tutela della salute e della sicurezza
delle collettività, sia nell’esercizio delle sue funzioni di Medico Competente,
sia in considerazione del suo ruolo di promotore della salute, prescritto dal
D.lgs.81/08 e smi, e di consulente globale, auspicato dalle associazioni di
settore.
Il fatto che la tutela dei
lavoratori rischiosi per altri coinvolga inevitabilmente interessi legittimi e
contrapposti fa sorgere dilemmi etici che comunque non possono, alla fine, che
privilegiare la salute del singolo e della collettività rispetto ad altre
problematiche; il giudizio di idoneità dovrà comunque sempre tener conto anche
del diritto al lavoro e alla salvaguardia della professionalità.
Il programma SIROH ha sviluppato
raccomandazioni nazionali ed europee per la gestione delle esposizioni ad HIV,
HBV e HCV (trasmissione paziente-operatore e operatore-paziente), inclusa la
profilassi con antiretrovirali in caso di esposizione a rischio con HIV
positivi o soggetti sierologicamente non noti ma fortemente a rischio.
Effettivamente il decreto
sottolinea la obbligatorietà della denuncia delle esposizioni e della analisi
dei dati raccolti a fini preventivi.
Le procedure di monitoraggio
richieste sono molto analitiche e non si limitano quindi alla semplice compilazione,
ricalcando sostanzialmente il modello SIOP SIROH.
Vaccinazione
In una strategia di riduzione del
rischio di trasmissione ematica un ruolo centrale assume la vaccinazione anti
HBV che dovrebbe essere eseguita, se non effettuata in precedenza (per le nuove
generazioni è obbligatoria nel primo anno di vita), all’inizio del percorso
formativo o all’atto dell’assunzione; è importante la valutazione dell’avvenuta
immunizzazione attraverso il controllo post vaccinazione (da eseguirsi a cura del
medico competente), il monitoraggio degli eventuali non responders e di coloro
che rifiutano la vaccinazione, con particolare attenzione per questi soggetti
della formulazione del giudizio di idoneità specifico alla mansione.
La disponibilità di un vaccino
efficace sia come prevenzione che nella gestione post-esposizione ha profondamente
modificato la situazione epidemiologica; l’Italia è oggi un paese a bassa endemia
(la prevalenza stimata di soggetti HBsAg positivi è al di sotto dell’1%) e pur
persistendo un pericolo di esposizione a fonte HBV positiva (soggetti
portatori) l’infezione occupazionale è divenuta un evento raro.
Anche il Piano Nazionale
Prevenzione Vaccinale 2012- 2014 ne promuove l’esecuzione su tutti gli
operatori suscettibili possibilmente prima dell’inizio dell’attività a rischio;
in caso di esposizione a rischio già avvenuta è possibile una vaccinazione
rapida a 4 dosi; in caso di soggetti non responders (4-5% dei vaccinati) possono
essere ripetuti richiami fino al numero totale di sette dosi; nel protocollo di
sorveglianza è utile inserire un controllo che attesti l’avvenuta sieroconversione
per avere la certezza dell’instaurazione della memoria immunologica, che permetterà
di non eseguire più ulteriori richiami.
Conclusioni
Il nuovo decreto legislativo pone
quindi l’accento su un intervento corale e multidisciplinare per la prevenzione
delle punture da ago e dalle lesioni da taglienti, ponendo l’attenzione su
problematiche spesso sottovalutate o valutate superficialmente, tendendo alla
omogeneizzazione sul territorio nazionale e europeo con un target in ascesa, aumentando
l’attenzione verso la sorveglianza sanitaria a rischio biologico emotrasmesso e
soprattutto sulle misure di prevenzione, responsabilizzando datori di lavoro e
dirigenti, sanzionati in caso di mancata ottemperanza della legge.
Infatti il mancato impiego delle
risorse e delle tecnologie disponibili per la riduzione delle esposizioni
occupazionali individua gravi profili di responsabilità civile e penale, sia a
carico dei diversi preposti e responsabili sia a carico dell’organizzazione nel
suo insieme.
Per questo è indispensabile la
corretta e puntuale notifica e un successivo monitoraggio per l’individuazione
di adeguate misure di prevenzione; la registrazione e l’analisi delle cause di
ogni infortunio dovrà infatti essere utilizzata per rivalutare ogni procedura
per permettere di risolvere ogni possibile criticità.
R. Arione, F. Meliga, A. Spigo (Città della salute), C.M. Zotti
(Università di Torino) e A. Argentero (O.R.R.)
RPS
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