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"Procedure di sicurezza per l’utilizzo di azoto e ossigeno liquidi"
fonte www.puntosicuro.it / Rischio Chimico
25/11/2014 - Nelle
attività di
manipolazione e di stoccaggio di agenti chimici sono necessarie
precise procedure di sicurezza per identificare le modalità con cui devono
essere portate a termine le varie operazioni e prevenirne i rischi per la
salute e sicurezza dei lavoratori.
A questo proposito PuntoSicuro ha
presentato, in precedenti articoli, un “ Manuale
delle procedure di sicurezza” - elaborato dal Servizio di Prevenzione e Protezione dell’ Azienda Ospedaliero-Universitaria
di Bologna Policlinico S. Orsola-Malpighi – che contiene anche alcune
schede dedicate proprio alla prevenzione degli infortuni correlati all’utilizzo
di alcuni agenti chimici; schede che hanno, come specifico luogo di
applicazione, l’interno dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna e
tutti i luoghi di pertinenza dell’Azienda.
Ad esempio una
procedura di sicurezza (SIC01) è dedicata
all’
utilizzo di azoto liquido, utilizzo
che può determinare “il rischio di lesioni gravi prodotte dal contatto con il
gas a bassissima temperatura (ustioni da congelamento) o rischi connessi alla natura
del gas stesso quando questo ritorna alla sua fase gassosa”.
RTM
Poiché lo stoccaggio e la
manipolazione dei gas
liquefatti refrigerati, se effettuato in maniera non corretta può procurare
danni a persone e a cose, per evitare o ridurre i rischi connessi all’utilizzo
di tali sostanze occorre
prima dell’uso:
- “conservare i recipienti (vaso
dewar) di azoto liquido solamente in locali aventi caratteristiche di sicurezza
secondo quanto stabilito a livello aziendale”. “Al di fuori dei locali, è
consentito detenere al massimo un contenitore di 5 litri di gas liquefatto per
l’attività corrente;
- formare adeguatamente tutto il
personale addetto alla manipolazione dell’azoto liquido sulle modalità
operative e sugli aspetti relativi ai rischi connessi suo impiego e alla sua
conservazione;
- disporre e verificare che solo
il personale opportunamente formato manipoli il gas liquefatto refrigerato;
- rendere disponibili sul posto
di lavoro tutti i DPI previsti per la manipolazione delle sostanze e dei
preparati pericolosi;
- indossare i DPI previsti nella
scheda di sicurezza e nel Catalogo aziendale dei DPI verificandone
preventivamente lo stato di efficienza;
- verificare il che l’impianto di
ricambio dell’aria sia in funzione”.
Invece
durante l’uso occorre:
- “per le operazioni di
manipolazione attenersi scrupolosamente alle informazioni e alle indicazioni di
sicurezza e ai consigli di prudenza riportate sull’etichetta del recipiente o
sulla relativa scheda di sicurezza;
- effettuare le operazioni di
travaso e spillatura solamente all’interno di un locale avente le
caratteristiche indicate” nella apposita scheda tecnica redatta dal SPP “eseguendo
l’intervento con l’impianto di estrazione regolato sulla velocità massima”;
- accertarsi che durante queste
operazioni sia presente almeno un’altra persona esperta nelle vicinanze che
possa prestare soccorso in caso di necessità”.
E
dopo l’uso:
- “procedere alla chiusura del
contenitore di azoto liquido che è stato utilizzato;
- ripristinare le condizioni
standard nel locale dove vengono conservati i contenitori dei gas
criogenici (sistema di estrazione dell’aria alla prima velocità, porta
chiusa con le indicazioni di divieto di accesso al personale non autorizzato)”.
Si ricorda poi che nel caso di
fuoriuscite accidentali di azoto liquido
dai contenitori da 5 litri detenuti in laboratorio è necessario “arieggiare
immediatamente il locale aprendo le finestre”. Inoltre occorre:
- “evitare la fuoriuscita dal
locale dei vapori azoto e impedire l’accesso al personale, chiudendo la porta e
segnalando il divieto di accesso;
- rientrare nel locale solamente
dopo un congruo lasso di tempo che garantisca il ripristino di una corretta
percentuale di ossigeno nell’ambiente;
- evitare di rientrare se nelle
immediate vicinanze non è presente nessuno”.
La scheda ricorda che
nell’Azienda Ospedaliero Universitaria nel caso di fuoriuscite accidentali, di
azoto liquido da grandi contenitori stoccati in locali di deposito, “l’emergenza
è segnalata dal sistema di rilevazione della concentrazione di
ossigeno, il quale attiva automaticamente la seconda velocità
dell’aspiratore e l’allarme”. Si indica infine di “evitare di entrare nel
locale fino a quando la concentrazione dell’ossigeno non sia ritornata al
valore del 19 – 20%”.
Una seconda scheda (SIC10)
riporta invece le
procedure di sicurezza
per l’
utilizzo dell’ossigeno liquido,
utilizzo che può determinare “un aumento del rischio di incendio in presenza di
materiale combustibile ed essere fonte d’innesco; inoltre, in caso di contatto
con le mucose o con la cute, il gas liquefatto a bassissima temperatura può
produrre inoltre ustioni da congelamento”.
Anche in questo caso riportiamo le
indicazioni per lo stoccaggio e la manipolazione.
Prima dell’uso occorre:
- “conservare i recipienti di ossigeno
liquido in locali appositi che dispongano di adeguata ventilazione continua
naturale o forzata (tali da garantirne il funzionamento costante nel tempo),
dotati di impianto di rilevazione di ossigeno ed allarme, privi di alcun tipo
di materiale combustibile e fonti di innesco dell’incendio. Al di fuori dei
locali destinati al deposito, è consentito detenere recipienti di ossigeno
liquido portatili (stroller) da 1 litro per l’ossigenoterapia;
- installare segnaletica
indicante la presenza di comburente, il divieto di fumare e introdurre fonti di
innesco e l’acceso riservato al solo personale addetto;
- formare adeguatamente il
personale addetto alla ricarica degli stroller sulle corrette modalità
operative per la manipolazione dell’ossigeno liquido e sugli aspetti relativi
ai rischi connessi al suo impiego e conservazione. La formazione deve tenere
conto delle indicazioni contenute nella scheda di sicurezza del gas e nel
manuale di utilizzo messo a disposizione dal fornitore. Tale documentazione
deve essere tenuta a disposizione del personale addetto;
- disporre e verificare che solo
il personale opportunamente formato manipoli il gas liquefatto refrigerato;
- rendere disponibili sul posto
di lavoro i DPI previsti nella scheda di sicurezza;
- indossare il DPI di
protezione degli occhi (occhiali a visiera) indicati nel CDPI (è il
catalogo aziendale dei dispositivi di protezione individuale, un documento
contenente tipologia, classificazione e attività per i quali è previsto l’uso
dei DPI disponibili nell’azienda, ndr) verificandone preventivamente lo stato
di efficienza;
- verificare periodicamente che
l’impianto di rilevazione di ossigeno ed allarme siano funzionanti”.
Inoltre
durante l’uso:
- “effettuare le operazioni di
riempimento degli stroller solamente all’interno di locali rispondenti alla
normativa vigente;
- eseguire le operazioni di
ricarica attenendosi scrupolosamente alla formazione ricevuta”.
Infine
dopo l'uso:
- “dopo il caricamento dell’unità
portatile (stroller) verificare che il connettore di riempimento dell’unità
stazionaria si sia richiuso e non emetta più ossigeno;
- verificare la funzionalità
dell’impianto di rilevazione di ossigeno e allarme attraverso i comandi posti
sul pannello di controllo esterno al locale”.
Rimandiamo, in conclusione, alla
lettura integrale delle schede che contengono anche altre informazioni, ad
esempio sulle misure di emergenza, sull’uso dei dispositivi
di protezione individuale, sulle responsabilità interne all’azienda e sui documenti
di riferimento.
Azienda Ospedaliero-Universitaria
di Bologna Policlinico S. Orsola-Malpighi, “ Manuale
delle procedure di sicurezza”, a cura del Servizio di Prevenzione e
Protezione, documento aggiornato e approvato il 15 giugno 2011 (formato PDF, 1.44
MB).
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