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"L’ABC dello stress: quali sono i fattori di rischio interni e esterni?"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
12/01/2015 - Anni di ricerche e il costante aumento dell’attenzione dell’Unione Europea verso il tema dello
stress lavoro correlato hanno reso ormai sufficientemente conosciuti i principali fattori lavorativi che possono portare ai cosiddetti
rischi psicosociali, al rischio stress e a vari altri problemi di salute negli ambienti di lavoro.
Tuttavia una recente “ Guida elettronica sulla gestione dello stress e dei rischi psicosociali” – correlata alla campagna europea “ Ambienti di lavoro sani e sicuri per la gestione dello stress” di cui PuntoSicuro è media partner – ci permette di approfondire e riflettere su questi fattori di rischio per poterli meglio riconoscere e prevenire.
Il primo fattore di rischio su
cui la guida si sofferma è la
presenza
di richieste eccessive a cui non si riesce a far fronte.
Se alcune persone sono in grado
di gestire lavori molto impegnativi nell’ambito dei quali sono sottoposte a
molte sfide e pressioni, “queste richieste possono causare stress se una
persona sente di non riuscire a farvi fronte o di non avere abbastanza
controllo su di esse. Ciò potrebbe essere dovuto a diversi fattori, tra cui:
- capacità e abilità non
commisurate” al lavoro richiesto. Ricordando che non ricevere “sufficienti
richieste può essere un problema tanto quanto averne troppe (lavoro
sottoqualificato e sovraqualificato);
- elevato carico di lavoro;
- richiesta di essere sempre
disponibili a lavorare;
- alta pressione emotiva;
- scadenze non rispettabili entro
il tempo a disposizione;
- percepire che le preoccupazioni
su tali fattori non siano riconosciute o affrontate nell'ambiente di lavoro”.
Non bisogna poi dimenticare che a
volte una pianificazione del lavoro o una comunicazione insufficiente “possono
esacerbare queste richieste tanto quanto frequenti ritardi, scadenze o
interruzioni. L'ambiente di lavoro fisico può anche peggiorare le cose poiché
può essere difficile concentrarsi in presenza di temperature elevate o in ambienti
rumorosi”;
Negli ambienti di lavoro spesso
le persone hanno “difficoltà ad ammettere di avere problemi a causa delle
eccessive richieste, forse perché lo vedono come un segno di debolezza o
inadeguatezza. Per questo motivo è bene monitorare e gestire le richieste e le
risorse lavorative con attenzione”.
Un altro fattore spesso rilevato
riguardo ai rischi psicosociali è la
mancanza
di controllo personale, cioè il non avere sufficiente influenza su come viene
svolto il lavoro.
Bisogna ricordare che:
-
avere il controllo è positivo: “il livello di controllo che una
persona ha sul modo in cui lavora può influenzare la misura in cui sperimenta
lo stress. Questo spesso riflette un equilibrio tra la quantità di controllo
che ha e la quantità di controllo che gli altri esercitano su ciò che fa. Quando
una persona si aspetta di avere controllo e influenza su come pianificare ed
eseguire il lavoro - e li ottiene - ciò la aiuta ad affrontare le sfide a cui
viene sottoposta;
-
non avere il controllo è negativo: se una persona non ha il
controllo che si attende, se sono gli altri a determinare il ritmo o la
modalità di svolgimento del lavoro, ciò può aumentare la sensazione
di stress. Anche non avere il controllo su altri pericoli può contribuire
ad aumentare lo stress; per esempio, una scarsa attitudine alla sicurezza
all'interno di un'organizzazione può causare stress in una persona che non può
farci niente, soprattutto se sente che la sua sicurezza è a rischio. La
mancanza di flessibilità nelle richieste e nelle esigenze di lavoro può inoltre
contribuire ad accrescere lo stress ed impedire che una persona sviluppi e
utilizzi nuove competenze”.
La presenza di stress è poi a
volte correlata alla
mancanza di un supporto
adeguato da parte di dirigenti o dai colleghi.
Ciò può essere dovuto “all'inadeguatezza
delle informazioni e delle risorse fornite dall'organizzazione al lavoratore
per svolgere il suo lavoro, oppure al mancato riconoscimento altrui delle richieste
da affrontare e dei requisiti per affrontarle o del lavoro svolto. Supporto e feedback
positivo, sia da colleghi sia da chi li dirige, possono aiutare le persone ad
affrontare le richieste lavorative. Se ricevono supporto, le persone hanno
maggiori probabilità di essere in grado di far fronte ad elevati livelli di
pressione o di richieste. Il supporto può assumere la forma del sostegno
sociale o del sostegno diretto nello svolgimento del lavoro”.
Un evidente fattore di
stress sono poi i
comportamenti
inaccettabili sul luogo di lavoro, comprese molestie e violenza.
A questo proposito la guida
ricorda che “sebbene le differenze di opinione siano normali in un ambiente di
lavoro, le relazioni sul lavoro possono causare stress quando le persone sono
soggette a discriminazione, a conflitti irrisolti con gli altri o se subiscono
un comportamento inaccettabile di natura fisica o morale. A volte un lavoratore
può sentirsi trattato in modo non equo rispetto ai colleghi o può pensare che
le sue preoccupazioni sulle questioni di lavoro (per esempio problemi di
sicurezza) non vengano prese sul serio arrivando così ad un possibile conflitto”.
Le
molestie – che possono essere visti di volta in volta anche come bullismo,
mobbing o violenza psicologica - sono ampiamente riconosciute come un rischio
psicosociale sul luogo di lavoro. Si parla di molestie come di un “comportamento
ripetuto e irragionevole contro un lavoratore o un gruppo di lavoratori, volto
a perseguitare, umiliare, intimidire e minacciare le persone prese di mira. Le
molestie possono comprendere sia attacchi verbali che fisici, nonché atti più
impercettibili come l'isolamento sociale. Esse includono anche le molestie
sessuali, un termine che indica qualsiasi forma di condotta indesiderata -
verbale, non verbale o fisica - di natura sessuale”.
In certi casi è una persona
specifica ad essere responsabile delle molestie. In altre occasioni “un
ambiente di lavoro carente dal punto di vista psicosociale favorisce il tipo di
atteggiamento e di comportamento che permette lo sviluppo delle molestie. In
questi casi, altri lavoratori potrebbero essere più propensi a partecipare e a
unirsi al comportamento molesto”. Senza dimenticare che lavoratore può essere
sottoposto al rischio di violenze o molestie anche da parte del “pubblico con
cui viene in contatto nel corso della sua attività lavorativa”.
La guida sottolinea che le
segnalazioni di molestie da parte dei
lavoratori “devono sempre essere prese sul serio. A volte una persona può
sentirsi stressata perché pensa che i suoi problemi e le sue preoccupazioni non
siano presi in considerazione. Anche se gli altri non vedono il proprio
comportamento come molestia, è la percezione della persona interessata che deve
essere affrontata”.
Un altro fattore di rischio è
relativo al
conflitto di ruolo o assenza
di trasparenza, al non comprendere ruoli e responsabilità.
Infatti spesso lo stress insorge “quando
vi è mancanza di chiarezza sui diversi ruoli e sulle responsabilità che hanno
le persone, oppure quando tali ruoli e responsabilità portano a un conflitto.
Ad esempio, una persona con una serie di responsabilità potrebbe scoprire che
queste alle volte sono in conflitto con i colleghi, con i dirigenti o con altre
persone (ad esempio, clienti), e che le impongono richieste diverse che trova
difficile risolvere o gestire. Oppure potrebbe essere chiesto a una persona di
svolgere mansioni che non vede come parte del suo lavoro (o che considera
compito di qualcun altro). Questo potrebbe accadere perché gli altri non sono
chiari sulle proprie competenze, o perché nessuno sa chi dovrebbe svolgere il
compito in questione”.
Inoltre un’altra potenziale fonte di
stress si configura “quando una persona sente che il suo ruolo non è
commisurato alle proprie capacità e abilità: può sentirsi stressata sia perché
le vengono affidati ruoli superiori alle sue capacità, oppure perché le viene
chiesto di assumersi responsabilità che ritiene degradanti o non stimolanti. È
importante garantire che tutte le persone coinvolte abbiano chiari i propri
ruoli e quelli delle altre persone che lavorano con loro”.
Fattore di rischio è anche la
scarsa gestione del cambiamento, cioè
il non essere sufficientemente coinvolti o informati dei cambiamenti
organizzativi.
Infatti - soprattutto se gestito
o comunicato male - “il cambiamento all'interno di un'organizzazione può
portare a incertezza e dubbi, e a sua volta ciò può far sentire le persone
stressate. In qualche modo, l'incertezza del futuro può essere peggiore della
conoscenza stessa”.
Si è già accennato al fattore
correlato alla
violenza perpetrata da
terzi, che può essere violenza fisica, violenza verbale o anche solo minaccia
di violenza.
Le situazioni in cui potrebbe
verificarsi violenza “riguardano in particolare i casi in cui si deve lavorare
a contatto con il pubblico, gestire denaro e lavorare da soli. Le misure per
ridurre tali rischi (per esempio attraverso il ripensamento degli ambienti di
lavoro e delle mansioni) serviranno a ridurre la minaccia di tale violenza,
nonché l'effettivo rischio”.
L’ultimo tra i più importanti
fattori di rischio è quello relativo all’
eccessivo
turn-over e alle
scarse prospettive
di carriera. Cioè l’essere “soggetti ad un ricambio molto veloce di
personale e intravedere scarse prospettive di crescita professionale nell’ambito
della organizzazione” lavorativa.
Concludiamo questa breve rassegna
sui fattori di rischio ricordando che vi sono anche
fattori di rischio esterni al lavoro.
Benché un datore di lavoro non ha
controllo sulla vita dei suoi lavoratori fuori dal lavoro, “è importante essere
consapevoli dei fattori non lavorativi, in quanto possono ridurre le
prestazioni di un lavoratore”. Un datore di lavoro può anche aiutare i propri
lavoratori a trovare un supporto professionale per lavorare in modo più
efficace.
Ad esempio i
fattori di rischio stress esterni al lavoro possono essere:
- problemi di equilibrio
vita-lavoro, difficoltà a destreggiarsi tra le esigenze lavorative e personali:
“il raggiungimento di un adeguato equilibrio tra lavoro e vita personale
(comprensiva sia dell'ambiente domestico che della vita in generale nella
comunità), è importante”;
- affrontare eventi importanti
della vita (matrimonio, gravidanza e cura dei figli, divorzio, trasloco): non
solo gli eventi negativi (lutti, malattie, separazioni) possono essere molto
impegnativi per chi ne è coinvolto;
- problemi personali e sociali,
ad esempio problemi di stile di vita, alcol e
droghe, condizioni di vita: una persona “potrebbe ricorrere al fumo,
all'alcool o all'assunzione di droghe come un modo per cercare di ‘staccare’ e
far fronte allo stress”. Altre volte l'uso di alcool o di droghe può essere una
concausa dei problemi, “soprattutto quando inizia a incidere sulla ‘capacità di
funzionamento’ di una persona”;
- conflittualità, molestie,
mancanza di supporto;
- problemi economici: “problemi
economici come contrarre un mutuo, debiti che aumentano, confrontarsi con
possibili licenziamenti al lavoro o problemi di soldi in generale, possono
essere stressanti e causare ansia. Come con le altre richieste, la mancanza di
controllo sulla propria situazione economica può contribuire allo stress di una
persona”;
- malattie/lutti: “una malattia
personale o quella di una persona cara, soprattutto se la persona è
responsabile della sua cura, possono causare stress”. Gestire una malattia o un
lutto “può essere stressante mentre si cerca di affrontare e accettare la
malattia o la perdita. E questo può portare ad un aumento dei sentimenti di
tristezza o di rabbia, con potenziali implicazioni per la salute mentale. Anche
altre richieste, ad esempio organizzare il funerale o altre attività, oltre
alle eventuali implicazioni economiche, possono contribuire allo stress”.
RTM
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