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"Ambienti confinati: istruzioni per l’attività e fase finale dei lavori "
fonte www.puntosicuro.it / Ambienti Confinati
04/02/2015 -
In riferimento
alla prevenzione degli incidenti che avvengono negli
ambienti sospetti di inquinamento o confinati cerchiamo di dare
qualche informazione procedurale sulle attività lavorative all’interno di
questi spazi, con riferimento anche all’autorizzazione all’accesso, alla messa
in sicurezza finale del sito e alla riunione di
debriefing.
Dopo esserci occupati della fase preparatoria dei lavori, affrontiamo oggi brevemente la fase di lavoro in locale confinato e la fase conclusiva.
Con questi obiettivi torniamo a parlare
delle “ Istruzioni
operative in materia di sicurezza ed igiene del lavoro per i lavori in ambienti
confinati”, realizzate dal gruppo di lavoro denominato “Ambienti Confinati”,
insediato dal Comitato Regionale di Coordinamento ex art. 7 del D.Lgs 81/2008
della Regione Emilia Romagna, con la collaborazione, nella fase di seconda
revisione, dell’Ing. Adriano Paolo
Bacchetta.
Ricordiamo brevemente che il
documento oltre ad affrontare nel dettaglio i rischi negli ambienti
confinati, si sofferma sulle varie
fasi
di lavoro e riporta una precisa
sequenza
operativa: individuazione del responsabile degli interventi; attività
conoscitive; valutazione dei rischi e redazione procedure di lavoro e
salvataggio; predisposizione del permesso di ingresso e delle attrezzature;
riunione iniziale (briefing) e informazione/formazione specifiche; controlli
iniziali (attrezzature, luoghi, ecc.); segregazione dell’area di lavoro;
isolamento da fonti pericolose di energia e materia; predisposizioni per
l’ingresso/uscita; ventilazione/bonifica; analisi
atmosfera interna; compilazione dell’autorizzazione di accesso; attività
all’interno dell’ambiente confinato; messa in sicurezza del sito; riunione
finale (debriefing).
Dopo esserci occupati della fase preparatoria dei lavori, affrontiamo oggi brevemente la fase di lavoro in locale confinato e la fase conclusiva.
In merito alla fase di lavoro nei
locali si indica che, effettuate tutte le operazioni e le verifiche
preliminari, a questo punto il
Responsabile
dell’intervento “autorizza l’accesso compilando l’
autorizzazione/permesso di ingresso”. E si ricorda che l’ingresso
di un lavoratore in ambienti
confinati, può essere comunque consentito solo se:
- “è prevista una vigilanza
continua da parte di almeno un lavoratore esterno al luogo di lavoro pericoloso
che deve avere, per tutto il tempo necessario, unicamente questo compito di
sorveglianza;
- quando è tecnicamente possibile
(con riferimento al sistema a “Non ingresso di salvataggio”, cioè con sistema
di recupero/salvataggio dall’esterno), il lavoratore “indossa una imbracatura
completa con attacco sulla schiena o il doppio attacco sulle spalline
(quest’ultimo da preferire nell’accesso da botole orizzontali, in quanto
garantisce meglio la verticalità nel recupero), collegata mediante fune ad
apposito argano installato su treppiede (o ‘tripode’)” da “collocare sopra
l’apertura”.
Veniamo alle
attività all’interno dell’ambiente confinato.
Il documento indica che il lavoratore
che entra nel luogo confinato sospetto di carenza di ossigeno o della presenza
di gas pericolosi/esplosivi “deve portare sempre con sé l’apparecchio portatile
di misurazione in continuo della percentuale di ossigeno e per la rilevazione
di gas pericolosi/esplosivi. Nell’avanzare nell’ ambiente
confinato, è raccomandabile impugnare l’apparecchio esplorando con il
braccio teso in avanti nelle varie direzioni destra, centro, sinistra, alto,
avanti, basso rispettando i tempi di risposta dell’apparecchio. Raggiunta la
zona di lavoro, l’apparecchio deve essere posto in vicinanza delle vie
respiratorie, ad esempio sul pettorale”. Si ricorda, a questo proposito, che esistono
molte tipologie di strumenti utilizzabili negli ambienti confinati in grado di
misurare, anche contemporaneamente il livello di ossigeno; l’esplosività; la
presenza di sostanze nocive e/o tossiche.
Se, nonostante la ventilazione,
non si possa escludere la formazione di una concentrazione di agenti chimici
pericolosi prossima o pari al valore IDLH (riportato nella “Tabella di
Classificazione degli Spazi Confinati” nel documento), “potrebbe essere
necessario dotare gli operatori di un
kit
respiratorio di emergenza al fine di garantire loro una riserva di aria
respirabile sufficiente a consentirne l’evacuazione dall’area di lavoro”.
Rimandando ad una lettura
integrale del documento, che riporta anche utili immagini esplicative,
riportiamo alcuni degli altri elementi di cui tener conto in questa delicata
fase lavorativa:
- “l’operatore che entra dovrà
essere dotato di segnalatore acustico (tromba, cicala, suoneria), così come
l’operatore esterno, al fine di comunicare l’ordine di immediato di abbandono
del locale o la necessità di soccorso. Risulta opportuno che nell’intorno del locale
confinato, quando possibile e comunque il più possibile, non vi sia rumore
e si faccia silenzio per favorire la comunicazione tra l’interno e l’esterno
del locale confinato e la percezione di eventuali rumori sentinella di
situazioni di pericolo;
- nel caso di
ambienti confinati estesi, (es.
tubazioni, fognature, scavi estesi, ecc.) laddove l’operatore esterno non
riesca a controllare visivamente l’operatore che si trova all’interno, è
necessario prevedere un collegamento utilizzando, ad esempio, ricetrasmittenti.
Assai proficuo a questo scopo è la recente introduzione sul mercato di sistemi audio
e video bidirezionali miniaturizzati”(se non è possibile escludere la presenza
di atmosfere esplosive, “i sistemi a funzionamento elettrico o a batteria
devono essere di sicurezza e rispondenti alle norme ATEX”);
- “nel caso in cui non si possa
escludere la presenza
di gas, vapori o polveri infiammabili o esplosivi, dovranno essere adottate
tutte le cautele atte a evitare il
pericolo
di incendio ed esplosione quali, per esempio, l’uso di fiamme libere, fonti
incandescenti, attrezzi in materiale ferroso, e tutte quelle situazioni che
possono portare alla formazione di scintille (innesco). Inoltre è bene
indossare indumenti e scarpe antistatici; similmente gli attrezzi dovranno
possedere adeguate caratteristiche. In queste situazioni dovranno essere
impiegate le lampade di sicurezza e utensili elettrici idonei ed i cavi
elettrici dovranno essere di tipo a bassa emissione di gas tossici in caso di
incendio;
- qualora fosse necessario
effettuare lavori a caldo, occorre rimuovere dagli ambienti di lavoro e da
quelli limitrofi tutto ciò che potrebbe costituire pericolo di incendio”;
- “qualora non possa escludersi
il
rischio incendio, deve esser
assicurata la pronta disponibilità, possibilmente all’interno dell’ambiente
confinato, di idonei apparecchi di estinzione”;
- è bene che “l’operatore non
indossi cinturoni, cinture borse, sacche, anche a tracolla, porta attrezzi e
che il vestiario sia privo di asole, tasche aperte, o parti che favoriscano
l’impiglio per non ostacolare eventuali operazioni di salvataggio. A questo
scopo esistono corpetti rigidi che possono essere indossati al fine di
facilitare, con dovute cautele, il recupero per trascinamento a terra
dell’infortunato;
- se necessario, quando non è
possibile dotare di parapetti la zona di accesso, anche l’operatore
esterno/soccorritore deve utilizzare cintura od imbracatura che lo vincoli, per
mezzo di fune, a rimanere all’ esterno del locale confinato senza correre il
rischio di cadere all’interno” (il documento riporta suggerimenti relativi a
casi particolari, come i silos con accesso dall’alto);
- “per lavori prolungati, è
necessario prevedere idonee pause durante le quali i lavoratori escono al fine
di permettere loro un recupero psico-fisico. Indicativamente è opportuno che
tali pause non siano mai inferiori ad almeno 10 minuti ogni mezz’ora,
intervallo in cui è da effettuarsi un nuovo lavaggio dell’ambiente con aria
pulita”.
In relazione alle fasi di
salvataggio il documento si sofferma anche sull’uso di paraspigoli, sul
posizionamento delle attrezzature e sull’estrazione di una persona da un passo
d’uomo verticale.
Infine accenniamo alla
fase conclusiva dei lavori e in
particolare a:
-
messa in sicurezza del sito: “completate le operazioni ed usciti
tutti i lavoratori dall’ambiente confinato, il Responsabile deve controllare
personalmente che i luoghi siano stati messi in sicurezza e quindi potrà dare
l’ordine di procedere alla richiusura degli accessi allo spazio
confinato. Una volta ultimate queste operazioni, il Responsabile dovrebbe
restare in zona per un tempo sufficiente a verificare (in funzione delle
attività svolte) la sicurezza dell’area e l’assenza di pericoli rimasti senza
controllo (es. incendio). Successivamente si potrà procedere alla rimozione
delle opere di delimitazione e segnalazione poste in corrispondenza della zona
interessata dai lavori”;
-
riunione finale (
debriefing):
“al termine dei lavori, va dedicato un certo tempo per una analisi di quanto
effettuato e, se possibile, per redigere una nota con indicate le maggiori
criticità e positività riscontrate durante il lavoro”.
Riportiamo per concludere alcune
delle
domande che si dovrebbero
porre durante la riunione di
debriefing,
riunione a cui partecipano tutti i soggetti che hanno avuto un ruolo nelle
operazioni e che è coordinata dal Responsabile: com’è andata? Vi sembra che
tutto abbia funzionato? Che cosa fareste in modo diverso? Che cosa succederebbe
se ...? Pensate che si debba migliorare qualcosa?
Regione Emilia Romagna, “ Istruzioni operative in materia di sicurezza ed igiene del
lavoro per i lavori in ambienti confinati”, documento realizzato dal gruppo
di lavoro denominato “Ambienti Confinati”, insediato dal Comitato Regionale di
Coordinamento ex art. 7 del D.Lgs 81/2008 della Regione Emilia Romagna. Gli
autori delle indicazioni operative sono Villiam Alberghini, Lorena Bedogni,
Patrizia Ferdenzi, Luca Cavallone, Giuseppe Fioriti, Paolo Ghini, Celsino
Govoni, Giampiero Lucchi, Massimo Magnani, Stefano Moretti, Luigi Trimarchi,
Gianfranco Tripi – Revisione a cura di Stefano Moretti, Massimo Magnani,
Patrizia Ferdenzi e Paolo Ghini (formato PDF, 1.42 MB).
Tiziano Menduto
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