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"Salute sul lavoro: strategie di prevenzione del mal di schiena"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
29/09/2015 -
Ospitiamo un articolo tratto
da
PdE, rivista di psicologia
applicata all’emergenza, alla sicurezza e all’ambiente
, che
propone un intervento realizzato da
Giusi Vignola.
Sviluppare le competenze propriocettive e di consapevolezza posturale
per il miglioramento del benessere lavorativo.
“Senso: la facoltà di ricevere impressioni da stimoli esterni o interni
e per estensione la percezione e coscienza di fatti interni”.
E ancora. “Organi di senso: l’insieme degli elementi di sostegno ed
elementi specializzati che, sollecitati da particolari stimoli, generano
impulsi, o segnali che raggiungono il sistema nervoso centrale, dove danno
origine ad attività semplici, come i riflessi, o altamente integrate come le
sensazioni” (fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/senso/).
L’enfasi data alle locuzioni
“stimoli esterni o interni” e attività “altamente integrate come le sensazioni”
serve a segnare lo spazio di queste riflessioni che intendono esporre un modo
di affrontare uno dei più diffusi problemi di malessere lavorativo al fine di
promuovere un miglioramento del benessere lavorativo.
Il problema è quello che viene
generalmente chiamato mal di schiena. È un problema molto diffuso e i comuni
livelli di non soluzione di questo problema provocano grandi conseguenze
negative sulla vita delle persone e sui costi economici delle imprese e dei
sistemi sanitari dei paesi sviluppati. Qualche dato statistico: in Italia, il
mal di schiena è la principale causa di assenza dal lavoro per malattia,
riguardando circa un lavoratore su tre. I giorni di assenza ogni 100 lavoratori
sono 28,6 negli Stati Uniti, 32,6 nel Regno Unito, 36 in Svezia e così via.
Il fatto che si tratti di paesi
con prevalenza di lavoro nel settore terziario può sorprendere, ma ha una
spiegazione convincente. Tra i fattori del mal di schiena, infatti, vanno
considerati non solo gli sforzi e le attività ripetitive, ma anche il
mantenimento per lunghi periodi di tempo di posture scorrette. Una delle
caratteristiche del settore dei servizi è proprio il mantenimento prolungato
nel tempo di posizioni lavorative.
Le strategie di prevenzione e
contrasto a questo problema vengono basate sulle disposizioni del Decreto
Legislativo 81/08. Si tratta, nella generalità dei casi, di strategie basate
sull’adozione di arredi “ergonomici” e sull’informazione dei lavoratori.
Questi aspetti sono necessari, ma
anche, come i dati dimostrano, insufficienti.
E allora torniamo allo spunto di
partenza, il concetto di senso. Se chiediamo a una persona qualsiasi quanti
sono i nostri sensi, normalmente la risposta che riceviamo è: 5. Non è qui
necessario ripeterli. Sin dalla scuola elementare, ci hanno insegnato che noi
disponiamo di questi cinque apparati sensoriali. Ma è facile verificare che
possiamo raccogliere informazioni (a esempio, sulla posizione dei nostri arti
e, più in generale, del nostro corpo) anche prescindendo dall’attivazione anche
di uno solo di questi sistemi sensoriali. Pensiamo di chiudere gli occhi e
porre attenzione alla posizione dei nostri piedi, a esempio a quanto sono
divergenti o convergenti le loro punte. Ora riapriamo gli occhi e confrontiamo
la “visualizzazione” mentale della loro posizione con quella visiva. Si
potrebbe scoprire che l’immagine mentale non corrisponde al meglio alla loro
reale posizione. Ma, per il momento, prendiamo coscienza che comunque abbiamo
potuto pervenire a una “visualizzazione” mentale della posizione dei nostri
piedi, anche senza il soccorso di altri sistemi sensoriali coma la vista o il
tatto. Questa piccola esperienza ci potrebbe mettere in contatto con la
capacità sensoriale che definiamo
propriocezione.
La struttura della conoscenza sui
nostri sensi che diamo per scontata sulla base dell’insegnamento scolastico (i
“5” sensi), associata a idee ingenue sulla percezione, porta molti di noi a
trascurare un campo di informazioni che possono rivelarsi molto importanti per
il nostro benessere e la nostra sicurezza: noi stessi, il nostro corpo. In
effetti, noi siamo in grado di rilevare molte informazioni sul nostro corpo
anche a prescindere dall’attivazione di uno o più dei cinque apparati
sensoriali “più noti”.
Un altro modo per prendere
contatto con l’esistenza e l’importanza della propriocezione e immaginare che
vita sarebbe quella di chi perdesse questa capacità sensoriale che è in qualche
modo analoga a un “sentire nel silenzio” o a un “vedere nel buio”.
Si tratta di una esperienza di
deficit sensoriale molto rara, ma, purtroppo, non impossibile e qualche persona
ne è affetta. Il compianto dott. Oliver Sacks ne ha dato una toccante
descrizione nella narrazione del caso clinico di Christina che, affetta da
polineurite, perse la sensibilità propriocettiva. Il caso costituisce il terzo
capitolo del libro L’uomo cha scambiò sua moglie per un cappello (pubblicato in
Italia da Adelphi). Christina parla di sé come di una persona disincarnata:
«Questa propriocezione è come se fosse gli occhi del corpo, il modo in cui il
corpo vede se stesso. E se scompare, come è successo a me, è come se il corpo
fosse cieco. Il mio corpo non può 'vedere' se stesso se ha perso i suoi occhi,
giusto? Così tocca a me guardarlo, essere i suoi occhi.»
In un altro passo della
narrazione Oliver Sacks riferisce l’esperienza che Christina provò quando ebbe
la sensazione di sentire il proprio corpo trovandosi su un’auto decapottabile
perché esposta al contatto con l’aria in movimento. La sensazione del corpo, in
questo caso, veniva dal tatto che sopperiva all’assenza della propriocezione.
In un certo senso, ci è facile
comprendere il cambiamento della vita che può derivare dalla perdita di una
sistema sensoriale come la vista o l’udito, ma ci appare quasi insensata la
condizione di chi come Christina perde la propriocezione. Questa difficoltà può
derivare dal fatto che ci manca la struttura di conoscenza che i nostri sensi
sono (almeno) 6, e non solo 5, e che uno di questi è la propriocezione. Il
fatto di non avere strutture cognitive allenate a rilevare i segnali
provenienti da questo sistema sensoriale porta molti di noi a non poter dare
rilievo alle informazioni che da esso possono arrivare, anche quando queste
informazioni riguardano il nostro benessere. Uno degli aspetti più impattanti
sulla nostra salute a causa della nostra incapacità di dare rilevo ai segnali
propriocettivi è la
postura.
Assumere posture incongrue (alla
scrivania, in auto, sul divano di casa ecc.) per periodi di tempo prolungati
provoca carichi biomeccanici sull’apparato muscoloscheletrico molto negativi.
Per la maggior parte delle
persone, la propriocezione è un apparato sensoriale da ri-scoprire. La
propriocezione interviene, con la vista e l’equilibrio vestibolare
nell’acquisizione di informazioni che è il primo passaggio della consapevolezza
posturale.
La consapevolezza posturale, come
la consapevolezza situazionale, è l’esito di
Acquisizione di informazioni,
Attribuzione di significati,
Anticipazione di stati futuri.
Nello specifico, la
consapevolezza posturale implica la capacità di
a) ascoltare il proprio corpo e
la propria postura (con la sensibilità propriocettiva) per rilevare segnali;
b) attribuire significato a
questi segnali (con le conoscenze apprese nella formazione sul rapporto tra il
proprio lavoro e i carichi biomeccanici);
c) prefigurare le conseguenze
negative che potranno presentarsi se non modifico la situazione (con gli
esercizi che mi hanno insegnato).
La semplice informazione sulla
fisiologia del corpo umano, sui rischi derivanti dal mantenimento prolungato
nel tempo di posture scorrette e sull’obbligo di mettere a disposizione dei lavoratori
attrezzature di lavoro e arredi ergonomici non bastano. Per questo motivo da
alcuni anni viene attuato un protocollo formativo esperienziale che, oltre
queste conoscenze, promuove una ri-scoperta della propriocezione e lo sviluppo
della consapevolezza posturale.
[…]
Giusi Vignola
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