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"Rischi biologici: acquacoltura, mangimifici e macellazione delle carni"
fonte PuntoSicuro / Sicurezza sul lavoro
19/10/2011 - Per facilitare una valutazione adeguata del
rischio biologico negli ambienti di lavoro continuiamo con la presentazione
della pubblicazione Inail dal
titolo “ Il
rischio biologico nei luoghi di lavoro - Schede tecnico-informative” e
comprendente trenta schede relative al rischio
biologico nei luoghi di lavoro.
Dopo
aver parlato del rischio biologico in asili
nido, scuole e uffici e negli allevamenti bovini, avicoli, suini e
cunicoli, ci soffermiamo ora su altri ambienti di lavoro e attività:
acquacoltura, mangimifici, macellazione delle carni avicole e delle carni
bovine.
Ricordiamo
che ogni scheda, di cui noi riprendiamo solo alcuni punti, riporta i punti
critici e le fonti di pericolo
biologico, le vie di esposizione, gli agenti
biologici potenzialmente presenti negli ambienti di lavoro, gli effetti
sulla salute, le misure
di prevenzione e protezione e le informazioni sul monitoraggio ambientale.
Rischio biologico
in acquacoltura
Il
documento ci ricorda che l’acquacoltura prevede
tre tipologie di allevamento, dove vengono allevati prevalentemente pesci,
crostacei e molluschi: intensivo, estensivo e semiestensivo. Ad esempio se
nell’
allevamento intensivo le specie
sono allevate in vasche di acqua dolce, salata o salmastra (con alimentazione
artificiale) e in mare aperto (maricoltura) i pesci vengono allevati in grosse
gabbie galleggianti o sommerse, nell’
allevamento
estensivo le specie vengono “seminate allo stadio giovanile in lagune o
stagni costieri e crescono con alimentazione naturale, sfruttando cioè le
risorse fornite dall’ambiente”.
Queste
le
fonti di pericolo biologico:
-
“animali allevati infetti;
-
animali ittiofagi (uccelli, mammiferi, ecc.) infetti;
-
altri animali infetti, ad esempio roditori;
-
superfici e attrezzature di lavoro contaminate;
-
mangimi”.
Mentre
le
vie di esposizione sono relative
a:
-
“contatto con animali e loro fluidi biologici;
-
contatto accidentale delle mucose di occhi, naso e bocca con schizzi e gocce
contaminate;
-
contatto con farine
e mangimi, strumenti e superfici di lavoro contaminati;
-
inalazione di bioaerosol contaminato; punture, tagli e abrasioni”.
Rischio biologico
nei mangimifici
Si
sottolinea che “
la contaminazione dei
mangimi da parte di muffe, micotossine e batteri rappresenta un pericolo
significativo per gli operatori del settore”.
Infatti
la “maggior parte del mangime
è preparato con l’aggiunta di additivi e medicinali, miscelato e conservato nei
silos per un periodo medio/lungo. Durante il periodo di stoccaggio, fattori
biotici e abiotici (temperatura, umidità, gas intra-granulare) possono
influenzare la qualità e la salubrità del prodotto, favorendo lo sviluppo di
colonie fungine e batteriche. Le materie prime, inoltre, possono essere state
contaminate nella fase di coltivazione o raccolta o non essere state
sufficientemente essiccate prima di essere conservate nei silos,
costituendo così una potenziale fonte di rischio
biologico. Altre fonti di pericolo sono rappresentate da deiezioni o
frammenti corporei di artropodi e deiezioni di ratti”.
Questi
alcuni possibili
effetti sulla salute:
-
allergie: “gli operatori si
sensibilizzano per inalazione di allergeni
sospesi in aria. Gli allergeni sono costituiti da proteine provenienti dal
metabolismo di muffe o da cereali (ad esempio le proteine della soia). Le manifestazioni
allergiche più comuni sono: rinite, congiuntivite, eruzioni cutanee. Nelle
forme più gravi e protratte si possono verificare asma bronchiale, shock
anafilattico”;
-
infezioni: “durante lo stoccaggio
dei mangimi si può sviluppare una contaminazione batterica; piuttosto comune
può essere la presenza di Leptospira
spp trasmessa dalle deiezioni di ratti;
-
intossicazioni: “i mangimi
parzialmente seccati possono essere contaminati dalle micotossine, metaboliti
secondari prodotti da funghi microscopici, soprattutto se si verificano
determinate condizioni ambientali”. In particolare “secondo i dati dell’EFSA
(Autorità europea per la sicurezza alimentare), “il 70% dei mangimi per animali
contiene micotossine, potenzialmente patogene. Le micotossine possono
interagire con diversi organi o sistemi “bersaglio” e per questo motivo sono
classificate in immunotossine, dermatossine, epatossine, nefrotossine e
neurotossine”.
Rischio biologico
nella macellazione delle carni avicole
In
questo caso le
fonti di pericolo
biologico sono “animali, superfici e polveri contaminate, carni, aerosol” e
i
punti critici sono relativi a “appendimento
animali, spiumatura, lavaggio carcasse, taglio della cloaca (se effettuata
manualmente), asportazione visceri (se effettuata manualmente), collocazione
delle carcasse su cestelli, sezionamento, confezionamento”.
In
relazione ai possibili
effetti sulla
salute (infezioni gastrointestinali e cutanee, influenza aviaria, disturbi
alle vie respiratorie, endocarditi, epatiti), queste alcune
misure di
prevenzione e protezione:
-
“compartimentazione degli ambienti e separazione degli uffici amministrativi;
-
compartimentazione delle strutture igieniche (spogliatoi, docce,
lavabi, …) per separare l’ambiente ‘sporco’, in cui sono conservati gli indumenti
da lavoro, dall’ambiente ‘pulito’ per gli abiti civili;
-
periodiche campagne di sanificazione delle strutture e dei macchinari;
-
divieto di mangiare, bere e fumare nei luoghi in cui sono svolte le lavorazioni
sui rifiuti”.
In
particolare oltre ai
DPI necessari
per svolgere tutte le funzioni operative, per il rischio biologico è “necessario
ricorrere ad una fornitura individuale che comprenda:
- facciale
filtrante per la protezione da agenti biologici;
- tuta
in tessuto non tessuto (a perdere);
- guanti
a perdere per la manipolazione delle carni e le operazioni che comportano
l’utilizzazione di guanti in maglia metallica;
-
occhiali paraschizzi o visiera”.
Rischio biologico
nella macellazione delle carni bovine
Questi
i
punti critici nella macellazione
delle carni bovine:
-
“organizzazione del lavoro, se a postazione fissa o a catena, comportante
contatti continui con materiale
biologico proveniente da un numero elevato di animali (contatto con tessuti
e fluidi biologici);
-
carenze nell’attuazione di idonee procedure operative per attività manuali
(contatto con tessuti e fluidi biologici, deiezioni e strumenti contaminati);
-
uso scorretto di DPI
od utilizzo di DPI inadeguati;
-
pulizia e disinfezione dei locali e dello strumentario (schizzi di liquidi e
materiali organici e presenza di bioaerosol);
-
gestione dei rifiuti di origine animale (contatto con urine, feci, tessuti vari
e bioaerosol);
-
lavaggio e disinfezione delle stalle di sosta (schizzi di urine e feci e
presenza di bioaerosol)”.
Ricordando
che le
principali
patologie trasmesse dai bovini all’uomo
sono virosi, listeriosi, tubercolosi, brucellosi, dermatomicosi, carbonchio,
leptospirosi, salmonellosi, parassitosi varie, enterocoliti, concludiamo con
alcuni elementi per la
prevenzione e
protezione nella macellazione delle carni bovine:
-
“macellazione di animali provenienti da allevamenti controllati;
- visite ante e post mortem;
-
macellazione separata dei capi sospetti;
-
segregazione del materiale patologico identificato;
-
idonea gestione dei rifiuti
di origine animale;
-
pulizia e disinfezione delle attrezzature e delle superfici di lavoro;
-
regolare pulizia e disinfezione degli ambienti di lavoro;
-
utilizzo di dispositivi
di protezione individuali (tuta, stivali, guanti,
occhiali, facciale filtrante); - adeguata aerazione dei locali;
-
controllo degli infestanti (insetti, roditori, uccelli);
-
predisposizione di zone-filtro prima degli accessi agli spogliatoi;
-
adozione di procedure e comportamenti adeguati per l’igiene e la sicurezza
degli addetti;
-
collaborazione con i servizi veterinari per la prevenzione;
-
formazione degli operatori”.
Inail,
“ Il
rischio biologico nei luoghi di lavoro - Schede tecnico-informative”,
curato da Liliana Frusteri (CONTARP Inail) – Edizione 2011 (formato PDF, 15.37
MB).
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