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"Rischio chimico: come tutelare la salute nei cantieri edili"
fonte puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
20/03/2012 - Per favorire idonee azioni informative e formative finalizzate
alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori nel comparto edile, Punto
Sicuro ha presentato qualche mese fa un documento con utili indicazioni
pratiche per l’osservanza delle norme di igiene e sicurezza del lavoro
riferibili a un cantiere tradizionale.
Stiamo
parlando della “ Guida
pratica all’antinfortunistica nei cantieri edili”, pubblicata sul sito prevenzionecantieri.it (portale
informativo collegato al Piano Nazionale di
Prevenzione in Edilizia) e realizzata dall’ AUSL di Reggio Emilia e dalla Regione Emilia Romagna.
Poiché
troppo spesso, quando si affrontano i problemi dei cantieri
edili, ci si sofferma solo sul rischio infortunistico, riprendiamo la
presentazione del documento dell’Ausl di Reggio Emilia per mettere in luce
alcuni
rischi per la salute
inquadrabili nel campo dell’igiene del lavoro.
Presentiamo,
ad esempio, alcuni
fattori relativi al
rischio chimico, correlati alle operazioni lavorative del comparto edile
che espongono all’ inalazione di
polveri di diversa natura:
-
silice: “polveri miste, contenenti
quote variabili di silice libera cristallina, possono prodursi durante varie
lavorazioni, quali la preparazione di malte cementizie e calcestruzzi, nelle
operazioni di sabbiatura delle facciate, nelle demolizioni, durante l’uso di
strumenti vibranti su calce e calcestruzzo. L’inalazione di polveri miste,
contenenti silice libera
può causare malattie polmonari che vanno dalla bronchite cronica alla silicosi.
Studi recenti indicano che la silice libera cristallina presenta effetti
cancerogeni sul polmone, in particolare quando i materiali o i preparati che
contengono silice cristallina vengono sottoposti ad azione meccanica
(lavorazioni che implicano triturazione, macinazione, frantumazione)”;
-
amianto: “il rischio di inalare fibre
di amianto è limitato alle operazioni di rimozione del minerale o di
demolizione degli edifici”. Nelle operazioni di demolizione, “fibre di amianto
potranno liberarsi nell’aria in seguito ad operazioni di abrasione o di taglio
delle opere portanti, o più semplicemente, data la friabilità del materiale,
durante la rimozione di coperture (ondulati), rivestimenti isolanti,
pannellature, stucchi adesivi. Le fibre di amianto possono provocare le
seguenti malattie: fibrosi polmonare progressiva (asbestosi), tumore pleurico
(mesotelioma), cancro bronchiale”;
-
fibre minerali artificiali: vengono
impiegate “come isolanti termoacustici la lana di vetro e di roccia. Queste
fibre sono dotate di capacità irritante sulla cute e sulle prime vie
respiratorie. Studi recenti indicano che le fibre ceramiche refrattarie
presentano effetti cancerogeni e sono state classificate con la frase R49 “Può
provocare il cancro per inalazione” nel D.M. 01.09.98. Nello stesso D.M. però
le lane minerali, che hanno una composizione chimica diversa e certe
caratteristiche (es. fibre di “grosso diametro”), non sono classificate
cancerogene”;
-
polvere di legno: “i carpentieri e
gli addetti alla posa in opera degli infissi e dei pavimenti in legno, sono
esposti all’inalazione di polveri delle specie lignee utilizzate (pino, abete -
classificati come legni teneri – castagno, faggio e altre specie lignee simili,
legni esotici – classificati tutti come legni duri) spesso contaminate da
conservanti del legno. Le polveri
di legno duro sono state indicate come cancerogene nel decreto legislativo
66/00 (tumore ai seni nasali). Queste polveri sono anche dotate, in misura
diversa, di azione irritante e sensibilizzante”.
Alcuni
elementi di prevenzione:
-
“occorre adottare i provvedimenti necessari ad impedire o a ridurre, per quanto
possibile, lo sviluppo e la diffusione delle polveri e delle fibre;
-
si devono adottare modalità di lavoro che limitino lo sviluppo di polveri,
quali l’umidificazione del materiale in lavorazione, l’utilizzo di utensili
manuali o meccanici a bassa velocità e fornire idonei dispositivi di
protezione individuali: ad es. maschere respiratorie tipo FFP1 (S) per le
polveri inerti o di classe superiore (FFP2 o FFP3) per le polveri di legno
duro, le fibre ceramiche refrattarie e le polveri contenenti silice libera
cristallina;
-
le lavorazioni che espongono a fibre
di amianto richiedono particolari cautele. Il decreto legislativo 277 del
15.08.91 obbliga il datore di lavoro a predisporre un piano di lavoro prima dei
lavori di rimozione e demolizione di materiali contenenti amianto, in cui siano
specificate le necessarie cautele per garantire la sicurezza e la salute dei
lavoratori; copia del piano di lavoro deve essere inviato, anticipatamente
rispetto all’inizio dei lavori, al SPSAL dell’USL di competenza”.
Il
documento mette poi in rilievo alcuni rischi chimici in merito all’uso del
cemento.
Infatti
“la presenza nel cemento del cromo ed in minor misura di altri metalli, è
responsabile dell’insorgenza dell’
eczema
del muratore. È questa una malattia
della pelle su base allergica estremamente frequente negli addetti all’edilizia”.
Tale
malattia “compare inizialmente alle mani e poi si estende ad altre parti del
corpo, riaccendendosi ed aggravandosi ad ogni nuovo contatto con il cemento,
rendendo di fatto il lavoratore non più in grado di attendere alla propria
attività”. Nel documento, che vi invitiamo a visionare, sono indicate le
iscrizioni e informazioni che devono essere presenti negli imballaggi di
cementi e miscele contenenti cemento.
Riguardo
alla prevenzione i lavoratori “devono essere dotati di idonei mezzi di
protezione personale”.
In
particolare i soggetti affetti da dermatite
da cemento “debbono sempre utilizzare un sottoguanto in cotone, in quanto il
contatto diretto con la gomma o con la pelle del guanto di protezione può
provocare una ricaduta dell’eczema”.
Altre
sostanze che presuppongono specifiche precauzioni sono i
fluidi disarmanti.
Generalmente
i fluidi disarmanti utilizzati in edilizia “sono preparati non seguendo schemi
standardizzati, ma sulla base dell’esperienza degli utilizzatori. Per questo la loro formulazione è assai varia,
sia per quanto riguarda l’olio (spesso sono utilizzati oli esausti), sia per
quanto riguarda gli additivi. I principali fattori di rischio sono legati alla
possibile presenza negli oli degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), dei
policlorobifenili (PCB) e delle nitrosammine, tutte sostanze dotate di potere
cancerogeno”.
Gli
oli disarmanti possono essere responsabili “della comparsa, negli utilizzatori,
di una dermatite di tipo follicolare, localizzata alle mani ed alle cosce. Gli
oli possono essere causa dell’insorgenza di tumori della pelle, mentre è
discussa l’azione cancerogena di questi composti sul polmone”.
Alcuni
elementi di prevenzione per la
tutela della salute dei lavoratori:
-
“scelta del prodotto: è necessario scegliere oli con tenore nullo di IPA e PCB;
è assolutamente da evitare l’utilizzo di oli esausti per la possibile presenza
in questi di sostanze cancerogene;
- modalità di applicazione: è da preferirsi
l’applicazione a pennello rispetto alla nebulizzazione;
- dispositivi
di protezione individuali: quando il fluido è applicato a pennello è
sufficiente utilizzare i guanti, la tuta, le scarpe antisdrucciolo resistenti
agli oli; nel caso in cui si ricorra alla nebulizzazione è necessario indossare
anche maschere respiratorie con filtro combinato per nebbie e vapori. La tuta
deve essere lavata a secco per allontanare i residui di olio”.
Il
documento sottolinea poi che le operazioni di impermeabilizzazione comportano
l’impiego di
bitumi e
catrami. E questi composti, ed “in
particolare i catrami e le peci ed in minor misura i bitumi, contenendo
idrocarburi policiclici aromatici (IPA), possono essere responsabili
dell’insorgenza di tumori a carico della pelle, nonché di congiuntiviti e
dermatiti”.
Concludiamo
questa breve presentazione dei principali rischi chimici per i lavoratori
edili, parlando di
prodotti adesivi.
I
prodotti adesivi “sono impiegati per la messa in posa dei pavimenti e dei rivestimenti
in ceramica ed in legno”:
-
adesivi in polvere: “il costituente
principale è il cemento al quale sono addizionate cariche minerali (sabbia
quarzifera o carbonato di calcio). La pericolosità per la salute di questi
prodotti è legata alla polverosità del materiale e all’eventuale presenza di
silice libera cristallina”;
-
adesivi in dispersione: “l’uso di
questi prodotti non espone all’inalazione di polveri, in quanto queste sono
disperse in soluzioni liquide, ma all’inalazione di solventi che si liberano
sia durante la messa in posa che durante la presa”;
-
adesivi composti da resine reattive:
“in base alla natura del legante sono distinguibili in adesivi a base di resine
epossidiche, responsabili dell’insorgenza di malattie su base irritativa o
allergica a carico della cute e del polmone, ed in adesivi a base di resine
poliuretaniche capaci di provocare, a concentrazioni bassissime, gravi
sensibilizzazioni a carico dell’apparato respiratorio. Sono impiegati numerosi
altri prodotti di notevole tossicità come gli additivi per il cemento e il
calcestruzzo, i prodotti impiegati nelle operazioni di restauro e di pulizia
degli edifici (formulati che spesso contengono acido cloridrico, formico e
altro), gli insetticidi e i fungicidi per il legno, ecc”.
Concludiamo
riportando alcuni
elementi di
prevenzione:
-
“conoscenza del rischio mediante l’acquisizione delle schede di sicurezza dei
prodotti, privilegiando nell’acquisto i formulati adeguatamente caratterizzati
da un punto di vista tecnico e della sicurezza;
- definizione, anticipata all’inizio della
lavorazione, degli accorgimenti tecnici e dei mezzi di protezione da adottare
nell’uso dei prodotti;
- norme di comportamento quali non mangiare,
non bere e non fumare durante la manipolazione dei prodotti”.
Si ribadisce infine che la scheda
di sicurezza è “uno strumento di prevenzione importante che può orientare
nella scelta dei prodotti meno pericolosi e nell’adozione delle adeguate misure
di prevenzione e protezione”.
AUSL
di Reggio Emilia, Regione Emilia Romagna, “ Guida
pratica all’antinfortunistica nei cantieri edili”, nona edizione, gennaio
2011, (formato PDF, 7.68 MB).
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