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"La sicurezza delle attrezzature a pressione"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza
03/05/2012 -
La
questione della sicurezza delle attrezzature
a pressione è un tipico caso di rischi “altri” rispetto a quelli
esplicitamente evidenziati all’interno del D.Lgs. 81/2008. In verità rientrano
fra le attrezzature di lavoro (quindi nel titolo III capo I), ma spesso vengono
ignorate in sede di valutazione dei rischi facendo fede sulla certificazione di
cui sono normalmente dotate.
Qui
vogliamo considerare il caso specifico di attrezzature marcate CE
secondo direttiva PED 97/23/CE, per cui quindi non si deve applicare l’allegato
V in quanto fabbricate in conformità a disposizioni regolamentari comunitarie
(vedi art. 70 D.Lgs. 81/2008)
È
evidente che le attrezzature in oggetto introducono un rischio in azienda,
anche se correttamente certificate e verificate periodicamente secondo quanto
previsto dal D.Lgs. 329/2004; la questione è: la certificazione esime il datore
di lavoro da effettuare una valutazione dei rischi di tali attrezzature?
Evidentemente
la certificazione esime il datore di lavoro dall’entrare nel merito della
corretta progettazione e fabbricazione,
secondo quanto previsto dall’articolo 70 del decreto che chiaramente indica che
il citato allegato V non si applica. Questo per il fatto che tale allegato è
l’unico che considera requisiti di sicurezza di competenza, anche, del progettista
e del fabbricante.
Ma
si applica comunque quanto previsto dall’articolo 71, ovvero che il datore di
lavoro nello scegliere una attrezzatura tiene conto dei rischi propri della
attrezzatura anche in relazione al luogo di installazione, alla interferenza
eventuale con altre attrezzature presenti e alle modalità di utilizzo previste
nel contesto aziendale. Quindi la valutazione dei rischi è prevista, ma cosa
bisogna concretamente valutare?
Partiamo
da pericoli e rischi caratteristici delle attrezzature a pressione. Il primo,
evidente, è quello di collasso delle parti in pressione (scoppio) con
conseguente proiezione di materiale e/o fluido in pressione. Evidentemente la
probabilità è molto bassa per via della certificazione che dovrebbe garantire
contro questi eventi anche per il fatto che le apparecchiature a pressione
caratterizzate da una maggiore energia potenziale accumulata possono essere
certificate secondo direttiva 97/23/CE solo a seguito di un controllo da parte
di un ente notificato.
Il controllo è diverso in funzione del livello di
energia potenziale espresso tramite il prodotto pressione per volume e il tipo
di fluido (i fluidi comprimibili accumulano più energia potenziale di quelli
teoricamente incomprimibili e quindi comportano un livello di rischio superiore).
Questo computo consente di calcolare la così detta categoria della tubazione o
del recipiente a pressione, dove la categoria a maggior livello di rischio è la
IV, quella a minore livello di rischio è la I.
Le
categorie quindi possono rappresentare un buon indicatore della gravità del
danno e della dimensione della zona pericolosa. È evidente che attrezzature
particolarmente pericolose sarebbe meglio che fossero collocate in zone dove
non ci sono persone esposte; è inteso che le attrezzature sono certificate per
essere installate anche in zone dove ci sono persone esposte, ma il collocare
quelle più pericolose in zone dove non ci sono esposti rappresenta una
miglioria sotto il profilo della sicurezza.
Un
altro aspetto da considerare sono gli scarichi delle valvole di sicurezza;
evidentemente tali scarichi devono essere posizionati in modo che l’eventuale
azionamento della valvola di sicurezza non colpisca persone. Questo ovviamente
dipende anche dal tipo di fluido, dalla sua temperatura (si pensi al vapore)
ecc. In ogni caso è un altro aspetto da
considerare in valutazione.
Un
altro aspetto rilevante per la sicurezza è legato alle corrette modalità di
esecuzione delle manutenzioni al fine di evitare proiezione di fluidi o
avviamenti intempestivi. Qui la questione è strettamente legata alle procedure
di messa
in sicurezza delle attrezzature in oggetto. Evidentemente è un rischio
presente che può essere contenuto solo tramite un buon metodo di Lock Out Tag
Out (LOTO) e una buona organizzazione del processo di manutenzione.
Infine
bisogna considerare che diversi recipienti a pressione possono richiedere
interventi di manutenzione al loro interno. In tal caso chiaramente si tratta
di spazi confinati, e dunque si
deve effettuare la valutazione dei rischi specifica per le attività di
manutenzione ai sensi del DPR 177/2011.
Per
raggiungere gli obiettivi di valutazione secondo quanto sopra delineato prima
di tutto è necessario un censimento di tutte le attrezzature a pressione,
peraltro necessario anche per fare un
piano di manutenzione e verifiche
periodiche conforme ai requisiti del D.Lgs. 329/2004, e per ogni
attrezzatura è necessaria una valutazione della attrezzatura tenendo conto
della categoria, del luogo di installazione, delle modalità di utilizzo e di
manutenzione.
Per
concludere la valutazione dei rischi delle attrezzature a pressione non è nulla di particolarmente difficile ma certamente è un
impegno di tempo che comunque può consentire di progettare effettivi
miglioramenti di sicurezza, quindi non è solo un obbligo di legge ma una
attività concretamente utile.
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