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"Commissione consultiva: buona prassi validata per l’edilizia"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
16/07/2012 - Una delle
buone prassi (procedure e soluzioni in
grado di migliorare la gestione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro) validata
dalla Commissione Consultiva Permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro
nella seduta
del 4 luglio 2012 riguarda il settore delle costruzioni.
In “
La Buona Pratica di Casole d’Elsa per la promozione della salute e
della sicurezza sul lavoro nei cantieri edili” - buona prassi elaborata
dall’ Azienda USL 7 di
Siena, dal Comitato Tecnico Scientifico del Polo per la Promozione della
Salute, Sicurezza ed Ergonomia nelle PMMI della Provincia di Siena, con la
collaborazione dell’Inail e della Direzione Provinciale del Lavoro (DPL) di
Siena - parte dalla constatazione del numero elevato di incidenti e morti sul
lavoro nel mondo edile malgrado le norme vigenti e il grande impegno profuso
per la sicurezza e la prevenzione nel settore delle costruzioni.
Sono dunque necessari “
nuovi e più efficaci interventi” e
l’occasione per elaborarli e metterli in pratica è stata un’importante opera di ristrutturazione
edile di antichi casali agricoli che nel 2000 ha portato alla progettazione
e realizzazione di un nuovo modello di buona prassi il cui aspetto qualificante
è, come vedremo, il coinvolgimento volontario e collaborativo di vari soggetti.
Modello che negli anni ha avuto diversi riconoscimenti: nel 2001 il
Good Practice Award dall’Agenzia Europea
di Bilbao per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro e nel 2007 il riconoscimento
da parte del Network Europeo per la Promozione della Salute sul Lavoro (ENWHP) per
la “perfetta corrispondenza ai principi di Buona Pratica”.
Questi gli
obiettivi principali di questa buona prassi:
- “promozione della salute,
sicurezza ed ergonomia nei luoghi di lavoro;
- riduzione degli infortuni e dei
rischi per i lavoratori e miglioramento delle condizioni di lavoro;
- eliminazione del lavoro ‘nero’
e irregolare;
- facilitazione del rispetto
della normativa vigente;
- miglioramento
dell’organizzazione del lavoro e del controllo del cantiere
edile;
- aumento della consapevolezza
dei lavoratori e degli altri soggetti”.
Ed è stato assunto come elemento
essenziale anche “il
monitoraggio dei
dati di cantiere per la verifica dei risultati e per il miglioramento sia
dell’efficacia degli interventi di prevenzione che dello stesso modello di
buona prassi”.
Come si è detto l’aspetto qualificante
della Buona Pratica di Casole d’Elsa è il
coinvolgimento
volontario e collaborativo di vari soggetti, a vario titolo interessati
alla realizzazione dell’opera (Comune, Committente, organo di vigilanza, INAIL,
imprese, Organizzazioni Sindacali, Associazioni dei datori di lavoro, Enti
Bilaterali): “ogni soggetto, nel rispetto del proprio ruolo, si prende carico
delle difficoltà e dei compiti degli altri per conseguire gli obiettivi
indicati, siglando un apposito protocollo d’intesa”.
Il
modello di protocollo d’intesa, aggiornato con i contenuti del Decreto legislativo 81/2008 prevede:
-
idoneità delle imprese che svolgono i lavori: “sia dal punto di vista tecnico-professionale
che per quanto riguarda il rispetto delle norme di prevenzione infortuni e di
regolarità contributiva”;
-
conformità alle norme vigenti ed in accordo con le indicazioni
presenti nel D.Lgs. 81/2008 dei piani di sicurezza e coordinamento e dei piani
operativi di sicurezza;
-
coinvolgimento dei lavoratori, attraverso gli RLS e le
organizzazioni sindacali: “in particolare è stata predisposta ed allegata al
protocollo d’intesa un scheda di analisi del piano di sicurezza da parte degli
RLS delle imprese”;
-
interventi di formazione ed informazione dei lavoratori;
- raccolta, da parte dei medici
competenti delle imprese coinvolte, dei
dati sanitari dei lavoratori: “attraverso un apposito modello, già
predisposto per la raccolta anche delle informazioni sanitarie previste dal
D.L.vo 81/08”;
-
organizzazione degli interventi di primo soccorso;
- adozione per tutti i lavoratori
di un “
cartellino di riconoscimento,
registrato dal Comune, che garantisca: la regolarità del rapporto di lavoro, la
formazione sugli aspetti di igiene e sicurezza sul lavoro, la conoscenza del
lavoro e delle tecniche di intervento specifico, l’idoneità sanitaria”;
-
monitoraggio dei dati del cantiere relativi alla sicurezza per una
“valutazione finale dei benefici e delle eventuali criticità emerse,
soprattutto per quel che riguarda le ore lavorate e gli infortuni accaduti; per
questi ultimi è prevista la compilazione di una apposita scheda per la
descrizione dell’evento” (la raccolta ed analisi dei dati dei singoli cantieri
è risultato essere risulta un “fattore fondamentale per una valutazione della
riuscita dell’intervento”).
Queste invece le
fasi del processo di attuazione della buona
prassi “La Buona Pratica di Casole d’Elsa” (descritto dettagliatamente
nell’allegato 1.1 al documento):
-
riunioni preparatorie tra i soggetti interessati: “vengono definiti
i compiti e le attività che ognuno deve svolgere; compiti che vengono poi
sintetizzati nel protocollo d'intesa”;
-
scelta delle ditte affidatarie: verifica dell' idoneità
di ogni singola impresa/clausola di risoluzione. “Quanto previsto dalle
procedure di questa buona prassi assume una maggiore valenza anche alla luce
all'art. 302 bis del nuovo Testo Unico che prevede la possibilità da parte
degli organi di vigilanza di disporne il rispetto al datore di lavoro che
l’abbia adottata”;
-
firma del protocollo d'intesa: nel documento è presente in allegato
un modello di protocollo d'intesa applicabile a tutto il territorio nazionale;
-
attuazione del protocollo: coinvolgimento volontario e partecipato
di tutti soggetti; scelta delle ditte esecutrici; analisi del contesto lavorativo
e dei relativi rischi; formazione dei lavoratori; coinvolgimento dei lavoratori
e RLS; rispetto obblighi contributivi e riduzione rischi lavoro nero; sorveglianza
sanitaria;
-
monitoraggio dei dati e degli indicatori di processo: come per ogni
intervento di prevenzione e di miglioramento è necessario organizzare la
raccolta ed il monitoraggio dei dati relativi al cantiere. Nel documento, che
vi invitiamo a visionare, è presente un elenco di alcuni dei dati e
informazioni da raccogliere;
-
analisi dei dati e valutazione dei risultati: per ogni intervento
preventivo è opportuno predisporre un’adeguata valutazione dell’efficacia dei
risultati conseguiti. I dati raccolti “dovranno essere elaborati ed
interpretati anche al fine di evidenziare eventuali criticità e per valutare
sia i risultati positivi che individuare la necessità di apportare eventuali
correttivi”. Ad esempio a livello di cantiere “potranno essere calcolati gli
indici infortunistici per effettuare un primo confronto con quelli forniti
dall’INAIL a livello provinciale e regionale per il settore edile ed avere così
un’indicazione, per quanto grezza e consapevolmente non significativa dal punto
di vista statistico, sui risultati dell’impegno profuso nella prevenzione”. Particolare
attenzione verrà posta “al miglioramento del sistema organizzativo e produttivo
oltre alle eventuali campagne di promozione
della salute e degli stili di vita sani”.
Ci soffermiamo brevemente su alcuni aspetti dell’
attuazione del protocollo.
Dopo aver sottolineato
l’importanza del coinvolgimento partecipato di tutti i soggetti, il documento si
sofferma sulla
scelta delle ditte
esecutrici.
In particolare nella scelta delle
imprese in subappalto, come per le imprese
affidatarie, “viene ribadita l'importanza della verifica della loro
idoneità sia tecnico-professionale che nell'applicazione delle norme di legge.
Tra l'altro è prevista la verifica della documentazione di sicurezza delle
varie imprese anche nei casi in cui sarebbe sufficiente la sola
autocertificazione. Per facilitare l’accertamento del rispetto della normativa
antinfortunistica è stata predisposta una scheda per la verifica dei principali
requisiti di sicurezza, richiesti alle varie imprese, da allegare al protocollo
d'intesa. È inoltre previsto che nei contratti stipulati venga inserita una
clausola di risoluzione in caso di mancato rispetto degli obblighi di legge e
delle procedure della buona prassi”.
Riguardo all’
analisi del contesto lavorativo e dei rischi relativi si specificano,
a titolo esemplificativo, alcuni elementi di cui tener conto: “lontananza dei
servizi;presenza di centri storici; servizi pronto soccorso; formazione dei
lavoratori con compiti speciali; necessità di turni di lavoro particolari;
creazione di dormitori/mense; applicazione delle norme per casi specifici (es.
ponteggi particolari, linee vita, dislocazione servizi, disposizione impianti);
utilizzo DPI e relativa formazione; gestione forme di contratto particolari. In
questo modo si garantisce che la progettazione della sicurezza, contenuta nei Piani
di Sicurezza e Coordinamento (PSC) e nei Piani Operativi di Sicurezza
(POS), avvenga nel rispetto delle norme antinfortunistiche vigenti e che
soprattutto sia aderente all'opera da realizzare”.
Infine riguardo al
lavoro nero si ricorda che la presenza
di lavoratori “irregolari” nei cantieri edili è un fenomeno abbastanza
frequente: “le norme vigenti prevedono l'utilizzo da parte dei lavoratori del cartellino
di riconoscimento ma certamente tale obbligo non risolve completamente il
problema. Per questo motivo la Buona Pratica di Casole d'Elsa prevede il
rilascio del cartellino da un ente terzo, esterno al cantiere edile, che possa
garantire la ‘regolarità’ dei lavoratori che accedono al cantiere”. E il
rilascio del cartellino viene qui inteso “non solo come garanzia della
regolarità del rapporto di lavoro ma anche come attestato di verifica
dell’effettuata formazione del lavoratore sugli aspetti di igiene e sicurezza
sul lavoro, sulla conoscenza pratica, professionale, del lavoro da effettuare e
delle relative tecniche di intervento oltre che dell'idoneità sanitaria alla
specifica mansione da svolgere”.
Concludiamo ricordando che l’applicazione
della Buona Pratica di Casole d’Elsa “favorisce la riduzione dei rischi per i
lavoratori, una migliore organizzazione del lavoro, una migliore formazione dei
lavoratori, il contenimento del ricorso al lavoro irregolare, la riduzione del
rischio di violazione della normativa vigente; le aziende che aderiscono alla
buona prassi infine possono più facilmente adottare i Sistemi di Gestione della
Sicurezza e possono richiedere la riduzione del premio INAIL. I
benefici ottenibili dalla applicazione
della buona prassi assumono maggior valore alla luce dei contenuti costi
sintetizzabili in maggior impegno nella progettazione della sicurezza, nella
formazione dei lavoratori, nella raccolta e conservazione dei dati di cantiere”.
“ La
Buona Pratica di Casole d’Elsa per la promozione della salute e della sicurezza
sul lavoro nei cantieri edili”, buona prassi validata dalla Commissione
Consultiva Permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro nella seduta del
4 luglio 2012, elaborata dall’Azienda USL 7 di Siena e dal Comitato Tecnico
Scientifico del Polo per la Promozione della Salute, Sicurezza ed Ergonomia
nelle PMMI della Provincia di Siena (formato PDF, 7.21 MB).
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