News
"Allarme udito nei call center: la ricerca Inail al servizio della norma Uni"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
17/12/2012 - Non si muovono lungo ponteggi a grandi altezze dal suolo, ma sono
seduti a una scrivania, davanti al monitor di un pc. E i loro strumenti non
sono solventi corrosivi, cavi ad alta tensione o macchinari industriali, ma un
telefono e una cuffia con auricolare. Sono gli operatori dei call center: una
categoria professionale che, in Italia, conta circa 200mila persone (in buona
parte donne) e, malgrado le apparenze, un soggetto esposto a non pochi elementi
di rischio sul fronte della sicurezza. Elementi più "insidiosi" e
nascosti, magari, ma causa lo stesso di forti danni per la salute.
Una
norma ad hoc nel rispetto del Testo unico sulla sicurezza. A fornire adesso
uno strumento di rilevazione chiara ed esaustiva di questa problematica è il
nuovo rapporto tecnico 11450 dell'Uni, Ente nazionale italiano di unificazione,
"Valutazione dell' esposizione
al rumore nei luoghi di lavoro per lavoratori che utilizzano sorgenti
sonore situate in prossimità dell'orecchio". Il documento, la cui
redazione è stata curata dal dipartimento Igiene del lavoro dell'Inail, non
soltanto colma un vuoto normativo - estendendo anche al contesto dei call
center e armonizzando, in un corpus unico, i tre precedenti metodi di
misurazione internazionali (Uni En Iso 11904-1, Uni En Iso 11904-2 ed EtsiEg
202 518 V1.1.1), ma sarà anche la "piattaforma operativa" che porterà
all'elaborazione, nella Conferenza Stato Regioni, delle le future linee guida
in materia di prevenzione (secondo quanto disposto dall'articolo 198 del dlgs
81/2008, il Testo unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro).
Troppe
persone in uno stesso spazio: alto livello di disagio. "Gli operatori
dei call center sono soggetti a forti elementi di rischio, sia dal punto di
vista ambientale che per i dispositivi di lavoro utilizzati - afferma Pietro
Nataletti, ricercatore dell'Inail e relatore del progetto Uni - Nel primo caso,
basta pensare alla grande concentrazione di persone che di solito caratterizza
questi luoghi, che possono arrivare a riunire perfino 200 addetti in un unico
spazio. Tutto questo comporta condizioni di affollamento, microclimatiche e di
illuminazione non adeguate, con un alto livello di disagio".
Ergonomia
carente delle postazioni di lavoro. Aspetto ancora più dolente è quello
relativo all'ergonomia delle postazioni. Stipati come api nelle celle di un
alveare, decine di ragazzi e ragazze svolgono le loro mansioni su scrivanie di
un metro e venti occupate dal pc e delimitate (ma non sempre) da una piccola
separazione. Ancora, pur rappresentando per loro un ausilio essenziale, è raro
che le sedie siano "a norma" e in grado di consentire la regolazione
del peso e dell'altezza di chi le occupa, nonché le distanze che consentono una
corretta postura: più probabile, invece, che a una stessa sedia facciano
riferimento - a rotazione anche quotidiana, visto l'alto livello di turn over -
più persone.
Dal
sovraccarico delle corde vocali alle ripercussioni posturali. "Esistono poi
i possibili rischi legati a chi, per lavoro, deve ascoltare in cuffia e parlare
ai clienti per sette-otto ore al giorno - continua Nataletti - Oltre al
sovraccarico per le corde vocali del singolo lavoratore, quando questa mansione
viene svolta in contemporanea da tante persone riunite in uno stesso ambiente,
l'acustica diventa davvero pessima: una continua interferenza che innesca, come
feedback inevitabile, l'innalzamento complessivo del tono di voce e l'elevarsi
di un muro sonoro fortemente dannoso. Alla fine della giornata questo circolo
vizioso si può tradurre, così, anche in un grande affaticamento dell'udito, per
non parlare delle ripercussioni sulla generale postura
del corpo, causata dalla non corretta postazione di lavoro, dalla tensione e
dallo stress".
Turni
di lavoro pesanti e "obbligo" del massimo rendimento. "Secondo dati
di Assocontact (Associazione nazionale dei contact center in
outsourcing)
- sottolinea una nota dell'Uni - gli addetti ai call center in Italia sono
oltre 80mila, impiegati nei servizi all'utenza da parte di banche,
assicurazioni, poste, servizi pubblici". "Ma stiamo parlando di
outsorcing
- precisa Nataletti - perché se sommiamo la cosiddetta attività "
inbound
e
outbound" si stima che, solo per il settore della telefonia, ci
siano più di 200mila addetti. Da qui l'importanza di una norma in grado di
coprire un settore in continua espansione". La maggior parte delle
tipologie contrattuali è a progetto (le assunzioni, a tempo determinato e
indeterminato, sono la minoranza): una modalità che spinge alla predisposizione
di turni di lavoro pesanti, gravate dal condizionamento psicologico della
realizzazione del massimo rendimento.
Gli
choc sonori delle apparecchiature: un altro elemento di pericolo. Ma non è tutto: i
livelli di pressione sonora in cuffia possono essere influenzati da segnali
anomali - come impulsi, scariche e disturbi elettrici o risonanze di elevata
intensità e imprevedibilità - legati al tipo di dispositivo utilizzato
(monoauricolare o biauricolare), al modo in cui esso è accoppiato all'orecchio
o, ancora, alla possibilità di regolare il volume della conversazione.
Tali livelli, citati in letteratura come "choc acustici", alla lunga,
possono danneggiare in modo anche permanente l'apparato muscolo-legamentoso e
neurosensoriale dell'orecchio", valuta Nataletti.
Per
40mila operatori seri pericoli per l'udito. Dati consolidati a livello
internazionale - e l'Inail è stato tra i primi soggetti a condurre ricerche e
misure sistemati che in questo settore - hanno valutato che il livello medio di
esposizione sonora degli operatori dei call center si colloca a cavallo degli
80 decibel ponderati A (dB(A)) al giorno, valore che - secondo la scala
disposta dall'articolo 189 del dlgs 81/2008 - è già da considerarsi "a
rischio". Tuttavia, circa il 20% di questi lavoratori sono esposti a
valori superiori agli 80 dB(A): 40mila addetti, dunque, che corrono seri
pericoli per l'udito. Se la galassia vasta di operatori dei call center che
utilizza i dispositivi all'orecchio - dalla telefonia ai servizi, alle
utilities
- è costantemente in aumento, va sottolineato che il documento Uni riguarda il
complesso di tutti i lavoratori che utilizzano sorgenti sonore attive in
prossimità dell'orecchio: come i piloti civili e militari che usano cuffie
ricetrasmittenti, i disc-jockey o, ancora, gli operatori addetti alle
trasmissioni radio.
Una
norma essenziale per progettare le strategie di contrasto. Resta adesso il
passo definitivo: definire le strategie di prevenzione. "Non siamo entrati
ovviamente in quest'ambito, perché avrebbe reso la norma troppo lunga e non
omogenea, ma possiamo dire che il panorama tecnico offerto oggi dall'Uni
consente una piena ed effettiva valutazione del rischio di tutti i lavoratori
esposti al rumore, e questo anche grazie all'impegno dell'Inail - conclude
Nataletti - Gli aspetti relativi alla prevenzione saranno elaborati nelle linee
guida di prossima emanazione da parte della Conferenza Stato Regioni ed
espressamente previste - come quelle inerenti la musica legata
all'intrattenimento ed emanate lo scorso luglio - dal Testo unico. Il documento
Uni era atteso proprio per procedere in tal senso e la Commissione consultiva
permanente ora potrà procedere nella valutazione più opportuna dei dispositivi
da adottare tra quelli a disposizione - limitatori di livello sonoro,
compressori, dosimetri, ecc. - per consentire un controllo ottimale del rumore
ambientale, una corretta amplificazione e, soprattutto, la protezione di questa
fascia di lavoratori dagli eccessivi livelli di disturbo acustico".
Segnala questa news ad un amico
Questa news è stata letta 1335 volte.
Pubblicità