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"Edilizia: la tutela della salute e il giudizio di idoneità"
fonte www.puntosicuro.it / Sorveglianza Sanitaria
06/06/2013 - Troppo spesso quando si parla di
edilizia si
affronta il tema della tutela dei lavoratori in termini di sicurezza, di
incidenti, dimenticando l’aspetto più difficile e insidioso da
affrontare: la
tutela della salute. E se il comparto
edile è uno dei settori produttivi con il più alto numero di infortuni, è
ancora più marcata la prevalenza di patologie lavoro correlate, di malattie professionali. Sono gli stessi dati dell’Inail a confermare che
l’edilizia è il settore con il più alto numero di malattie professionali e che nel quinquennio 2006-2010 le patologie denunciate, relativi ad attività edili, sono
aumentate dell’83,6% (da
3241 nel 2006 a 5951 nel 2010). In controtendenza nello stesso periodo
sono diminuiti sia gli infortuni denunciati (- 28,9%), sia gli incidenti
mortali (- 33,7%), riduzioni probabilmente influenzate dal calo della
occupazione e del numero di ore lavorate.
Una relazione al 75° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale (SIMLII),
che si è tenuto a Bergamo dal 17 al 19 ottobre 2012, ha affrontato
questi temi con riferimento ad un progetto attivo dalla seconda metà
degli anni ’90 in provincia di Bergamo. Attraverso il progetto “
Tutela della salute nei cantieri edili”,
promosso dal Comitato Paritetico Territoriale (CPT) e realizzato dalla
Unità Operativa Ospedaliera Medicina del Lavoro (UOOML) dell’Azienda
Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo, è stato possibile portare
avanti uno
studio della prevalenza delle
patologie professionali e delle
idoneità lavorative nel settore edile.
La relazione – pubblicata sul numero di luglio/settembre 2012 del Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia e
curata da M.M. Riva, C. Bancone, F. Bigoni, M. Bresciani, M. Santini,
G. Mosconi (Unità Operativa Ospedaliera Medicina del Lavoro, Azienda
Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo) - ha sintetizzato i risultati
emersi dallo studio in riferimento al periodo di osservazione tra il
2003 ed il 2011.
In “
Malattie lavoro-correlate e giudizio di idoneità lavorativa in edilizia”
si segnala che lo studio ha coinvolto, nel periodo 2003-2011, 2069 lavoratori
edili, provenienti da 218 imprese (età media 37.9 anni, anzianità lavorativa
media 21.1 anni, di cui mediamente 17.1 trascorsi nel settore edile).
Nella popolazione oggetto
dell’indagine “sono stati riscontrati complessivamente 291 casi di patologia di
sospetta origine professionale, corrispondenti dunque ad una prevalenza del
14.06%. Sono tuttavia 251 i soggetti risultati affetti
da tecnopatie (12.13% della popolazione), che dunque in alcune circostanze
hanno presentato più quadri associati tra loro”.
Nella relazione, che vi invitiamo
a leggere integralmente, sono riportate diverse
tabelle relative ai risultati dello studio (ad esempio la
prevalenza delle patologie professionali divise per tipologia o divise per
fasce di età).
Riguardo alle
patologie rilevate al primo posto è
risultata la
ipoacusia da rumore,
seguita dalle patologie
muscoloscheletriche e dalle neuropatie da intrappolamento.
Ed è “deludente, in termini di
efficacia degli interventi di prevenzione, che i casi di ipoacusia da rumore siano
ancora oggi così elevati, quando il semplice utilizzo di adeguati dispositivi
di protezione individuale (DPI) dovrebbe garantire il totale abbattimento
dell’esposizione e dunque del rischio”.
Comunque, nonostante l’ipoacusia “rappresenti ancora la patologia nel complesso
di più frequente riscontro”, si intuisce
osservando la suddivisione per fasce di età come “le prospettive future siano
indirizzate verso un incremento delle neuropatie da intrappolamento e delle patologie
muscoloscheletriche”. Patologie che già oggi “rappresentano una percentuale
rilevante dei casi totali di malattie da lavoro (sommate sono il 34.7% delle
patologie riscontrate)”. E tra l’altro queste due patologie, rispetto alla
ipoacusia da rumore, “hanno un
maggiore
impatto sulla capacità lavorativa dei soggetti e sulla conseguente
idoneità, oltre ad essere sovente anche causa di ripetute assenze per
malattia”.
Un altro elemento significativo è
che la
prevalenza delle patologie
lavoro-correlate nel settore edile “si conferma elevata, con picchi nelle
fasce di maggiore anzianità, ma ricorrenza comunque significativa anche tra i
giovani”.
Nelle
fasce di età a maggiore rischio l’analisi delle mansioni
prevalenti “mette in evidenza che gli
operatori mezzi, per il tipo di
esposizione e per promiscuità dei compiti tipica del settore, hanno una
prevalenza di patologie lavoro-correlate del tutto sovrapponibile al personale
addetto ad attività
di muratura e carpenteria, sebbene con qualche distinguo per quanto
riguarda la tipologia delle stesse. Interessante constatare come tra il
personale addetto ad opere di allestimento, finitura cantiere o lavori speciali
(ponteggisti, gruisti, impiantisti, impermeabilizzatori, addetti a
realizzazione opere urbanistiche etc.), oltre alla sempre presente ipoacusia da
rumore, vi sia una elevata ricorrenza di patologie a carico dell’apparato
muscoloscheletrico, seconda solamente a quanto riscontrato tra gli addetti ad
opere murarie e di carpenteria”. Non risultano poi esenti da patologie
professionali “nemmeno coloro che si occupano prevalentemente del coordinamento
dei lavori”.
Un altro dato rilevante è che “
il 24.7% delle idoneità è risultato
condizionato dalla presenza di limitazioni, di queste circa il 55-60% con
impatto significativo sulla capacità lavorativa del soggetto, tali dunque da
portare ad effettive modifiche delle condizioni di lavoro e/o
dell’organizzazione dello stesso”.
Le patologie “di più frequente
riscontro tra i soggetti limitati sono: patologie muscoloscheletriche (nel
71%), ipertensione arteriosa (nel 28.7%), neuropatia periferica o del SNC
(nell’8.3%), patologia dismetabolica o endocrinopatia (nell’8%), cardiopatia
(nel 7.7%), diabete (nel 6.8%) etc.
E per quanto riguarda i 12
soggetti risultati definitivamente non idonei, “le ragioni del giudizio sono
state: in 5 casi una patologia muscoloscheletrica, in 4 casi gli esiti dei test
tossicologici per sostanze stupefacenti (introdotti solo a partire dal 2009),
in 1 caso un problema di alcoldipendenza,
in 1 caso una patologia respiratoria ed infine in 1 caso una patologia
neoplastica complicata”.
Tra gli stessi soggetti
“risultati idonei o idonei con limitazioni vi sono stati diversi casi di non
idoneità temporanea, ad esempio per positività ai test tossicologici o dovuti a
patologie (anzitutto cardiopatie e diabete) di prima diagnosi o già note ma non
adeguatamente controllate”.
Lo 0.6% della popolazione è
risultata
non idonea alla mansione
specifica: non è irrilevante tale casistica, “soprattutto se si considera
che non pochi tra coloro giudicati idonei con limitazioni si trovano prossimi alla
linea di demarcazione, spesso non ben tracciabile, della non idoneità
assoluta”.
Se si può constatare “che già tra
i 20 ed i 29 anni 1 lavoratore su 10 è affetto da problemi di salute tali da
condizionare limitazioni”, è “fonte di maggiore preoccupazione il fatto che il
rapporto salga ad 1 lavoratore su 2 sopra i 50 anni, età in cui è certamente
più difficile il ricollocamento o la riqualifica del soggetto e spesso è ancora
distante l’età pensionabile”. Ed è proprio “la gestione
delle idoneità complesse l’attività più onerosa ed impegnativa da svolgere
per il
Medico Competente”.
Se, pur con non poche difficoltà, è possibile
provare a gestire anche questi casi di non idoneità, vi sono situazioni –
concludono i relatori – “in cui oltre ai problemi organizzativi ed all’assenza
di postazioni di lavoro alternative, oltre a doversi scontrare con le esigenze
di produttività di una piccola impresa, anche la discrezionalità che sarebbe
necessaria non è concessa al medico. È questo il caso dei soggetti giudicati
definitivamente non idonei alla mansione specifica a causa dei test
tossicologici per sostanze stupefacenti, sul cui destino è comunque importante
riflettere”.
“ Malattie lavoro-correlate e giudizio di idoneità lavorativa in
edilizia”, a cura di M.M. Riva, C. Bancone, F. Bigoni, M. Bresciani, M.
Santini, G. Mosconi (Unità Operativa Ospedaliera Medicina del Lavoro, Azienda
Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo), relazione al 75° Congresso SIMLII
pubblicata sul Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, Volume
XXXIV n°3, luglio/settembre 2012 (formato PDF, 315 kB).
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