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"Attrezzature pericolose: il rischio da troppa confidenza"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza Macchine ed Attrezzature
25/06/2015 -
Una delle cause più
frequenti di infortunio tra coloro i quali utilizzano abitualmente nella loro
attività quotidiana utensili o macchine in grado di recare gravissime lesioni è
la confidenza dell’individuo che si sviluppa dopo lunghi periodi in cui le
attrezzature vengono adoperate.
Si assiste spesso ad una
sorta di “sindrome di Stoccolma” da parte del lavoratore nei confronti
dell’attrezzatura che quotidianamente adopera per il suo lavoro. In sostanza,
si finisce con il dimenticare, dato l’uso giornaliero e ricorrente, che – ad
esempio – una sega circolare o una pressa da materiali pesanti sono oggetti che
nel momento in cui non si stiano prestando le debite precauzioni, mostrano una
cattiveria ed una pericolosità che si era finito con il non considerare e che
viene dimenticata a breve termine dall’intera organizzazione, continuando ad
attribuire a quelle attrezzature pericolosissime qualità neutre se non
benefiche.
L’impiego delle
tecnologie unitamente alla riduzione del numero degli occupati adibiti ad
impieghi con macchine
od utensili in grado di provocare gravissime lesioni, ed ancora – per
fortuna – un generalizzato aumento della cultura della sicurezza, dato
dall’obbligatorietà delle pratiche previste prima dal D.Lgs.626/94 e poi dal
D.Lgs.81/2008, fanno sì che il trend degli infortuni registrato tenda a
scendere.
Ecco allora alcune parole chiave che dovrebbero essere a
guida di tutti coloro che siano coinvolti a qualsiasi titolo in processi
produttivi che richiedano l’impiego di attrezzature –fisse o portatili – in
grado di produrre lesioni gravi e gravissime nel momento in cui venissero
adoperate “dimenticando” le regole della sicurezza.
Monotonia: la monotonia nell’uso
di una attrezzatura pericolosa è uno degli elementi centrali che fanno derivare
una potenzialità di infortunio. La confidenza che si sviluppa fra il lavoratore
e l’attrezzo che sta utilizzando fa sì che sia il lavoratore stesso a
sottovalutare il pericolo che sta correndo e a generare comportamenti incauti e
potenzialmente nocivi.
In tutte le
organizzazioni in cui la ripetitività e la monotonia delle mansioni sono delle
costanti, la prima regola da seguire – se possibile – è data dalla
rotazione delle mansioni; se si stanno
eseguendo lavorazioni a cascata successiva, lo spostamento del lavoratore
dall’utilizzo di un dato attrezzo ad un altro costituirà uno dei motivi con cui
si riuscirà a ridurre l’effetto “confidenza” con l’attrezzatura e a determinare
un innalzamento generale dell’attenzione che avrà effetti positivi anche sul
versante della sicurezza.
Che si possa o meno attivare
un sistema di rotazione
delle mansioni, anzi, tanto più necessaria se non si potrà far ruotare il
personale, la formazione continua ad essere lo strumento principe per
risvegliare la soglia dell’attenzione e generare riflessioni che innalzino da parte del lavoratore la
propria soglia di sicurezza. Starà al formatore predisporre gli strumenti più
adeguati perché si attivino maggiori livelli di sicurezza. Non è opportuno
generalizzare- troppi sarebbero i casi da ricordare – ma certamente la qualità del
formatore sarà tanto più alta quanto più sarà riuscito attraverso il tempo
concessogli ad innalzare la percezione della sicurezza individuale. Certo
l’attività formativa dovrà essere continuativa e costringerà l’RSPP o chi per
lui ( datore di lavoro, preposto,
dirigente) ad “inventare” modalità formative nuove se avrà questo come
concetto di base.
Un piccolo suggerimento
organizzativo: prendere a base il tema della sicurezza e farne l’oggetto
di
partenza di brevi riunioni cadenzate (se già sono previste in azienda
come
informative sull’attività, coinvolgimento sulla produttività, etc.) si
utilizzeranno quegli appuntamenti,
altrimenti se ne potranno prevedere di nuovi anche brevissimi; se il
primo punto all’ordine del giorno della riunione sarà la sicurezza si
registrerà, quali che siano gli argomenti successivi, una maggiore
partecipazione ed un maggiore coinvolgimento nella produttività,
generando un
clima positivo che consentirà almeno il recupero della produttività del
tempo
dedicato agli incontri.
Solo se il concetto di
sicurezza non verrà più visto come qualcosa che si è costretti a fare, ma
altresì come qualcosa che si vuole fare, costruendovi intorno la filosofia
aziendale, e soltanto se si riuscirà a “costringere” i formatori ad adeguare il
proprio intervento alle situazioni “vere” della produzione, realizzando prima
dell’intervento formativo una vera e propria analisi dei bisogni si arriveranno
a determinare condizioni per cui la formazione non sarà vista come un
impedimento alla produttività ma al contrario un incentivo alla stessa. Spesso,
durante iniziative formative o di aggiornamento,
il formatore si sente dire che dovrebbero essere i datori di lavoro a
partecipare alle iniziative formative; è una richiesta condivisibile: non si
insisterà mai abbastanza nel diffondere il concetto che tanto più è
potenzialmente pericolosa l’attività lavorativa tanto più è necessario avere al
centro dei propri valori quello della sicurezza, non per sottovalutare la
produttività, ma al contrario per farla crescere di pari passo.
Altro argomento ormai
quasi dimenticato è l’addestramento parola che ha finito con l’assumere quasi
una valenza negativa nel lessico abituale, venendo associata quasi ovunque al
mondo animale. E’ pur vero che in un mondo “ipertecnologizzato” le necessità di
possedere conoscenze, abilità e capacità inerenti ad una data mansione sono in
qualche modo venute meno come concetto generale, ma il termine addestramento,
riferito all’utilizzo di macchine utensili potenzialmente lesive continua a
restare centrale e ineludibile.
Ripartendo dal concetto
di monotonia, sia che si proceda con la rotazione delle mansioni, sia che essa
non sia possibile, l’addestramento, inteso come passaggio efficace di
conoscenze della macchina che si sta adoperando, delle abilità e delle capacità
necessarie per il suo utilizzo continuano ad essere imprescindibili e tanto
maggiori debbono essere tanto più quello stesso utensile può arrecare danni
gravissimi.
In definitiva mettere
al centro della riflessione la monotonia, attraverso una approfondita analisi
dei bisogni, che si trasformi in iniziative di formazione ed di addestramento,
costituisce, tanto più saranno intense e ricorrenti tali attività a ridurre la
confidenza, elemento a cui contrapporre il rispetto per la propria incolumità.
Massimo
Servadio
Psicologo
del Lavoro e delle Organizzazioni
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