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"I rischi di caduta dall’alto e lo spazio libero di caduta in sicurezza"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza Macchine ed Attrezzature
04/08/2015 - Con riferimento a quanto contenuto nel Titolo IV, Capo II del Testo
Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di
lavoro (D.Lgs. 81/2008), il
lavoro in quota è l’attività lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta da una quota posta ad altezza superiore a 2 m rispetto ad un piano stabile.
Per capire quali siano le tipologie di cadute a cui può essere
soggetto un lavoratore nei cantieri edili e quali siano i dispositivi
più indicati per prevenirle, possiamo fare riferimento al contenuto di
un intervento al seminario “
Organizzazione in sicurezza del cantiere” che si è tenuto a Roma il 18 giugno 2015 con l’organizzazione dell’ Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi Roma Tre.
In “
Rischi di caduta dall’alto. Ponteggi e opere provvisionali. PIMUS”,
a cura dell’Ing. Marco Manni (Presidente Commissione Sicurezza nei Cantieri
mobili - Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma), vengono presentate
innanzitutto quattro tipologie di caduta, anche in presenza di sistemi
anticaduta:
-
caduta libera: “la distanza di caduta, prima che il sistema di
arresto di caduta inizi a prendere il carico, è superiore a 600 mm sia in
direzione verticale, sia lungo un pendio sul quale non è possibile camminare
senza l’assistenza di un corrimano. La massima altezza di caduta libera
consentita è limitata a 1500 mm, salvo per gli addetti al montaggio ed allo
smontaggio dei ponteggi metallici che utilizzano idonei sistemi anticaduta, che
viene estesa fino a 4000 mm”;
-
caduta libera limitata: “è una caduta dove la distanza di caduta,
prima che il sistema di arresto di caduta inizia a prendere il carico, è uguale
o inferiore a 600 mm sia in direzione verticale, sia su un pendio sul quale non
è possibile camminare senza l’assistenza di un corrimano;
-
caduta contenuta: è una caduta dove la persona che sta cadendo è
trattenuta dall’azione combinata di una idonea posizione dell’ancoraggio,
lunghezza del cordino e dispositivo di trattenuta. In tale modalità di caduta,
la distanza di caduta è uguale o inferiore a 600 mm, sia in direzione
verticale, sia su un pendio dove è possibile camminare senza l’assistenza di un
corrimano;
-
caduta totalmente prevenuta: situazione in cui si realizza la
condizione di prevenzione totale di rischio di caduta
dall’alto”.
L’intervento si sofferma poi su
alcune indicazioni generali per la
selezione
dei sistemi di arresto caduta.
La selezione deve avvenire anche
in funzione:
-
del tipo di lavoro: ad
esempio “lavori su pali o tralicci,
lavori presso gronde e cornicioni; lavori su tetti; lavori su scale;
lavori su opere in demolizione; lavori su piattaforme mobili in elevazione;
lavori su piattaforme sospese; montaggio di elementi prefabbricati; lavori su
impalcature; lavori su piloni”;
-
della severità della caduta: “caduta libera; caduta libera
limitata; caduta trattenuta; caduta totalmente prevenuta; caduta impossibile”;
-
della “
limitazione nella
distanza di caduta e spazio libero sia in direzione verticale che
orizzontale”.
Inoltre nella selezione dei
sistemi e dei componenti anticaduta e dei punti di ancoraggio, sempre
compatibilmente con la sicurezza, si deve tenere conto anche di: “ergonomia;
libertà di movimento; adeguatezza dei punti
di ancoraggio”,
Quale può essere la conseguenza di una possibile caduta?
Il relatore sottolinea che nel
caso di caduta si devono “evitare lesioni da:
- impatto con il suolo;
- impatto con ostacoli sotto il
piano di lavoro, quali strutture di sostegno;
- imbracatura, come risultato
dell’arresto della caduta;
- impatto con componenti
costituenti il sistema di arresto caduta”.
In ogni caso quando “si prevede
un rischio di caduta dall’alto, sia libera, sia limitata, sia contenuta,
l’operatore deve utilizzare una imbracatura
per il corpo”. E “il sistema dispositivo anticaduta non deve trasmettere
all’operatore una forza maggiore di 6.0 KN”.
L’intervento si sofferma anche
sull’
effetto pendolo.
Infatti quando esiste il rischio
di caduta in prossimità di una estremità di una linea di ancoraggio flessibile,
“può accadere che il dispositivo mobile di ancoraggio scivoli lungo la linea
flessibile verso il centro della linea, trascinando con se il lavoratore. Il
lavoratore sarà sottoposto al cosiddetto effetto pendolo”. E la possibile
“traiettoria” di caduta “deve essere attentamente valutata in funzione della
possibile presenza di ostacoli”: può essere necessario in certi casi prevedere
una “configurazione diversa della linea di ancoraggio” o un sistema alternativo
(ad esempio una guida rigida).
È dunque molto importante che in un
sistema di arresto caduta si valuti lo “
spazio
libero di caduta in sicurezza, sotto il sistema di arresto, necessario a
consentire una caduta senza che l’operatore urti contro il suolo o altri
ostacoli analoghi. Tale spazio libero dipenderà dal tipo di sistema di arresto
caduta impiegato”.
Rimandando ad una lettura
integrale dell’intervento, concludiamo riportando alcune brevi indicazioni dei
possibili calcoli e stima dei fattori in relazione alla caduta in sicurezza:
-
flessione degli ancoraggi: “lo spostamento dell’ancoraggio è zero,
a meno che la struttura a cui è fissato l’ancoraggio presenti una flessione
sotto il carico indotto dall’arresto della caduta”;
-
lunghezza statica del cordino: “nel caso di un cordino, o di un
cordino che include un assorbitore di energia, si dovrà considerare la
lunghezza del cordino aggiungendo anche quella dell’assorbitore di energia nel
suo stato non esteso”;
-
posizione di partenza del dispositivo anticaduta: “come posizione
di partenza del dispositivo
anticaduta si dovrà considerare la distanza verticale del dispositivo dal
suo punto di ancoraggio, considerando la sua posizione più sfavorevole. Tale
posizione di partenza sarà: a) il punto più basso del dispositivo, posto sulla
linea di ancoraggio, quando l'utilizzatore è situato sul normale piano di
lavoro; b) il punto più basso del dispositivo, posto sull’imbracatura
dell’operatore, quando questi è situato sul normale piano di lavoro. In assenza
di stime più accurate e in casi particolari, la posizione sarà presa a livello
dei piedi”;
-
spostamento verticale o allungamento del dispositivo anticaduta: “nel
caso di allungamento o spostamento verticale del dispositivo di arresto caduta,
si dovrà tenere conto di quanto segue: a) sistema di arresto caduta su linea di
ancoraggio flessibile verticale: una estensione massima di 1,0 m, salvo una
indicazione più bassa certificata dal costruttore; b) sistema di arresto caduta
con dispositivo anticaduta di tipo retrattile: una estensione massima di 1,4 m,
salvo una indicazione più bassa certificata dal costruttore; c) sistema di
arresto caduta con linee di ancoraggio orizzontali con cordino con assorbitore
di energia: una estensione massima di 1,75 m, salvo indicazione più bassa
certificata dal costruttore del dispositivo; d) cordini: se il cordino è costituito
da materiale sintetico per il calcolo dell’estensione si deve tenere conto dei
valori di allungamento sotto carico forniti dal fabbricante dello stesso”;
-
altezza dell’utilizzatore: “si deve tenere conto dell’altezza
rispetto al livello dei piedi del punto di attacco sull’imbracatura
dell’operatore. In generale, si ritiene adeguata una distanza minima di 1,5 m”;
-
scostamento laterale del punto di ancoraggio: nel documento agli
atti, relativo all’intervento, sono presenti diversi disegni esplicativi di
tale scostamento ed esempi del calcolo della distanza di caduta libera.
Segnaliamo infine che il relatore
si sofferma anche su altri argomenti correlato al rischio caduta dei
lavoratori: scelta dei sistemi anticaduta, selezione delle linee di ancoraggio,
opere provvisionali, analisi dei rischi, PIMUS (Piano di Montaggio, Uso e
Smontaggio), ...
“ Rischi di caduta dall’alto.
Ponteggi e opere provvisionali. PIMUS”, a cura dell’Ing. Marco Manni
(Presidente Commissione Sicurezza nei Cantieri mobili - Ordine degli Ingegneri
della Provincia di Roma), intervento al seminario “Organizzazione in sicurezza
del cantiere” (formato PDF, 8.04 MB).
Tiziano Menduto
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