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"Campi elettromagnetici: l’uso sicuro degli apparecchi elettromedicali"
fonte www.puntosicuro.it / Campi elettromagnetici
16/11/2015 - Nel
settore sanitario è evidente che, a causa dei particolari apparecchi elettromedicali utilizzati, spesso i
pericoli di esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagneticisono
più elevati rispetto ad altri ambienti e attività lavorative. E
PuntoSicuro ha presentato, in precedenti articoli, le principali misure
di tutela comuni alla maggior parte delle situazioni espositive in
ambito sanitario. Ad esempio con riferimento ad un’adeguata disposizione
delle postazioni nelle aree di lavoro (gli apparati che emettono campi
elettromagnetici devono essere installati in aree di lavoro adibite
esclusivamente al loro uso) e alla “zonizzazione” (con riferimento, ad
esempio, alla procedura per l’individuazione delle aree soggette a
livelli di rischio diversi).
Tuttavia al di là di queste misure generali,
esistono anche misure specifiche in relazione all’uso degli apparecchi elettromedicali?
Per dare una risposta a questa
domanda torniamo a sfogliare un documento riportato nella newsletter di “ PAF
– Portale Agenti Fisici”, un portale realizzato dal Laboratorio Agenti
Fisici del Dipartimento di Prevenzione dell' Azienda Sanitaria USL 7
Siena che riporta diverse banche dati utili per la valutazione dei rischi
di vari agenti fisici.
In “ Campi
Elettromagnetici in ambito Sanitario: valutazione e prevenzione dei rischi”,
a cura di A. Bogi, I. Pinto, N. Stacchini (AUSL 7 Siena Laboratorio Sanità
Pubblica - Agenti Fisici) e D. Andreuccetti, N. Zoppetti (IFAC - Istituto di
Fisica Applicata “Nello Carrara” CNR Firenze), sono comunicati i principali
risultati delle valutazioni del rischio da esposizione a campi
elettromagnetici (CEM) condotte dagli autori presso le strutture sanitarie
della Regione Toscana.
Il documento, che si sofferma su
vari aspetti del rischio dell’esposizione a campi
elettromagnetici
(CEM), contiene
anche una
scheda sintetica delle
sorgenti, come individuate a seguito di un censimento del parco macchine in
uso presso le strutture sanitarie pubbliche del territorio regionale Toscano e con
riferimento agli apparecchi elettromedicali che rispondono ai requisiti delle
situazioni da approfondire secondo l’impianto della
norma CEI EN 50499 “
Procedura
per la valutazione dell’esposizione dei lavoratori a campi elettromagnetici”.
Ricordando che dalla trattazione
sono esclusi, con motivazioni esplicitate nel documento, alcuni apparati (ad
esempio sono esclusi gli apparecchi per tomografia a
risonanza magnetica
nucleare perché soggetti a specifica normativa di sicurezza), ogni scheda
contiene una descrizione generica dell’apparato e dei campi generati, le
criticità riscontrate durante la procedura di valutazione, i risultati delle
valutazioni, le specifiche misure di tutela da adottare e indicazioni sull’acquisto
e collaudo di nuovi macchinari.
Ci soffermiamo brevemente oggi su
alcuni degli apparecchi elettromedicali trattati.
Riguardo agli
apparati per la diatermia – chiamati
anche (Classificazione Nazionale Dispositivi Medici) “apparecchiature per
elettroterapia” – si indica che questi apparati “possono essere considerati
come sorgenti non intenzionali di campo elettrico e magnetico, cioè apparati il
cui funzionamento non è intrinsecamente legato all’emissione di campo elettrico
e magnetico, che quindi può essere considerata come un effetto indesiderato”.
Ricordiamo che la diatermia è “una
pratica che si basa sull’applicazione al distretto fisico da trattare di una
differenza di potenziale, mediante due applicatori (un manipolo ed una piastra
di ritorno), a frequenze che possono andare da qualche centinaio di kHz a
qualche centinaio di MHz”.
Rimandando ad una lettura
integrale del documento e delle misure indicate per le varie sorgenti, riguardo
a questi apparati riprendiamo le
criticità
frequentemente riscontrate.
In particolare la maggior parte
delle criticità attualmente riscontrabili “nell’impiego della diatermia a onde
medie” sono relative ai seguenti aspetti:
- “talvolta gli operatori
adottano metodiche di lavoro tali da incrementare l’esposizione personale a campi
elettromagnetici, ad esempio mantenendo a contatto con il corpo i cavi di
collegamento degli elettrodi o tenendo la piastra a diretto contatto con la
mano invece di utilizzare il manipolo porta elettrodo;
- i manuali di istruzioni degli
apparati generalmente non riportano informazioni di sicurezza complete per la
prevenzione del rischio da esposizione a campi elettromagnetici;
- la valutazione per via
strumentale dei livelli di campo può essere difficoltosa a causa della scarsità
di strumenti di misura adatti, con particolare riferimento alla protezione
dagli effetti di stimolazione, ed alla necessità di determinare i valori di
picco istantaneo dei campi”.
Veniamo invece agli
elettrobisturi, un apparecchio
elettromedicale “che sfrutta una corrente elettrica alternata ad alta
frequenza, fatta passare attraverso i tessuti da trattare per ottenere
funzionalità di taglio o di coagulazione”.
In questo caso non ci soffermiamo
sulle criticità, ma passiamo direttamente alle misure di tutela, ricordando che
dalle valutazioni effettuate è emerso che “gli elettrobisturi di tipo
monopolare comportano un'esposizione ai CEM per gli operatori
significativamente più elevata di quelli di tipo bipolare”.
Dunque “per gli operatori che
utilizzano gli elettrobisturi monopolari e per tutti coloro che si trovano ad
operare in prossimità di tali apparati in condizioni di macchinario acceso
devono essere predisposte ed attuate le
misure
di tutela prescritte dalla vigente normativa ed in particolare quelle
elencate nel seguito:
- “il macchinario deve essere
installato in locale adibito ad un suo uso esclusivo;
- tutti i lavoratori, anche se
non direttamente addetti all’impiego degli elettrobisturi, che abbiano
necessità di accedere all’area in prossimità dell’apparato ove si riscontra il
superamento dei livelli di riferimento per la popolazione dovranno essere
sottoposti ad una valutazione dell’idoneità di esposizione a campi elettromagnetici
da parte del medico competente;
- al fine di prevenire
l’esposizione ai campi elettromagnetici di soggetti con controindicazioni, ed
in applicazione di quanto prescritto dalla vigente normativa, dovrà essere
affissa idonea segnaletica all’ingresso della sala di impiego dell’apparato” (nel
documento sono riportati i segnali per la delimitazione dell’ambiente ad
accesso controllato);
- per gli operatori che
utilizzano elettrobisturi monopolari o che si trovano ad operare nelle
vicinanze degli stessi dovranno essere messe in atto le misure di tutela
specifiche prescritte dalla vigente normativa tra le quali: valutazione di
idoneità all’esposizione a campi elettromagnetici da parte del medico
competente e controlli sanitari periodici; formazione degli operatori sul
rischio da esposizione a campi elettromagnetici e addestramento sulle idonee
procedure di lavoro da adottare al fine di ridurre l’esposizione durante
l’impiego del macchinario;
- la presenza di oggetti
metallici in zone di campo intenso nei pressi dell’apparato deve essere
trattata con cautela, tenendo presenti le eventuali avvertenze riportate nella
documentazione e se necessario contattando il costruttore o il distributore;
- tutti i lavoratori che hanno
accesso alla sala di installazione degli apparati dovranno essere formati sugli
effetti dell’esposizione e sulle controindicazioni all’esposizione” (nel
documento è riportato, in una tabella, un elenco dei soggetti con
controindicazioni all’esposizione a campi elettromagnetici di intensità
superiore ai livelli di riferimento, ad esempio portatori di pace-maker o donne
in gravidanza);
- i soggetti indicati in questa tabella “possono
accedere alle aree ad accesso limitato solo previa autorizzazione rilasciata
dal responsabile dell’apparecchiatura”.
Concludiamo questo breve viaggio
attraverso le problematiche delle varie apparecchiature elettromedicali,
riportando infine le criticità frequentemente riscontrate in relazione agli
stimolatori magnetici transcranici (la Stimolazione
Magnetica Transcranica - TMS, è una “metodica che consente di stimolare o
inibire la corteccia cerebrale in modo non invasivo”.)
In questo caso la maggior parte
delle criticità riscontrate nell’impiego di tali apparati, come emerse nel
corso delle indagini e valutazioni degli autori, sono “relative ai seguenti
aspetti:
- i manuali di istruzioni degli
apparati generalmente non riportano informazioni di sicurezza adeguate inerenti
la prevenzione del rischio da esposizione a CEM per gli operatori e le persone
del pubblico che si trovino in prossimità dell’apparato;
- i locali ove sono installate le
apparecchiature non sono solitamente individuati come aree specifiche ad
accesso regolamentato, precluse ai soggetti con controindicazioni
all’esposizione;
- talvolta si riscontrano esposizioni
a CEM superiori ai livelli di riferimento per la popolazione anche
esternamente ai locali ove sono installate le apparecchiature, con conseguenti
rischi per eventuali soggetti con controindicazione all’esposizione che si
trovino in tali aree;
- l’eventuale operatore che
impugna l’applicatore è molto spesso esposto a livelli di campo superiori ai
valori di azione per i lavoratori; questo tuttavia non implica necessariamente
un superamento dei valori limite di esposizione;
- per motivi clinici, l’utilizzo
degli appositi supporti, che pure esistono, non sempre è possibile o accettato,
specialmente quando l’operatore desidera avere il pieno controllo dell’area
stimolata”.
Ricordiamo che nel documento sono
trattati e analizzati le seguenti apparecchiature: apparati per magnetoterapia,
apparati per diatermia, elettrobisturi, defibrillatori, stimolatori magnetici
transcranici e spettrometri ad assorbimento atomico con correzione Zeeman.
Il link del Portale
Agenti Fisici (PAF)
Regione Toscana, Ausl 5 Pisa,
Ausl 7 Siena, IFAC, “ Campi Elettromagnetici in ambito Sanitario: valutazione e
prevenzione dei rischi”, a cura di A. Bogi, I. Pinto, N. Stacchini (AUSL 7
Siena Laboratorio Sanità Pubblica - Agenti Fisici) e D. Andreuccetti, N.
Zoppetti (IFAC - Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara” CNR Firenze),
novembre 2013 (formato PDF, 2.29 MB).
RTM
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