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"Gli incidenti negli impianti di triturazione di rifiuti"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza Macchine ed Attrezzature
30/03/2016 -
All'interno di aziende di
gestione di rifiuti possono avvenire incidenti del tutto simili a quelli che si
potrebbero verificare in impianti soggetti alla normativa riguardante gli
stabilimenti a rischio
di incidente rilevante. Oltre all'evento occorso presso l'impianto di
un'azienda in provincia di Grosseto nel 2008, in questo articolo esamineremo
ulteriori casi di eventi avvenuti all'interno dei trituratori.
Esempio di trituratore a due
alberi per RSU, RSAU, rifiuti ingombranti, industriali, legname, traversine
ferroviarie, scarti organici, pneumatici, ecc. La triturazione dei rifiuti è
una delle operazioni di pretrattamento a cui sono sottoposti i rifiuti prima di
essere avviati al trattamento vero e proprio e consiste nella riduzione del
materiale in frammenti di dimensione adatta alle successive operazioni di
trattamento. I più comuni trituratori sono i mulini a martelli ed i trituratori
a coltelli o cesoie. La scelta della tipologia di trituratore più idoneo
dipende da:
·
caratteristiche del rifiuto da trattare;
·
portata oraria del rifiuto da trattare;
·
pezzatura finale del prodotto da ottenere.
Eventi incidentali rilevanti occorsi presso trituratori
Ad ottobre 2005 il personale
ARPAT si recò presso una ditta in provincia di Pisa, a causa della persistenza
di maleodoranze avvertite dai dipendenti di un'azienda limitrofa.
Gli accertamenti effettuati
evidenziarono che:
·
il locale dell’impianto di triturazione
conteneva imballaggi metallici e di plastica, anche con residui. All’interno
del locale erano presenti bidoni metallici e di plastica, in attesa di
lavorazione;
·
i responsabili dichiararono che l’operazione di
triturazione si era conclusa, il rifiuto prodotto dalla triturazione delle
cisterne ed il rifiuto liquido ivi contenuto (a base oleosa contenente
idrocarburi tra cui toluene, etiliden-norbornene) erano stati avviati a
smaltimento; l’impianto di abbattimento era costituito da un prefiltro per
l’abbattimento del particolato e da un filtro a carbone attivo;
·
nel locale triturazione erano presenti intensi
odori di solvente, che si riversavano all’esterno attraverso gli estrattori al
soffitto per il ricambio dell'aria dell’ambiente di lavoro; gli stessi odori di
solvente si avvertivano nelle immediate vicinanze dei rifiuti triturati;
· nei dintorni dell’azienda si avvertivano ancora
le maleodoranze associabili alla triturazione di cisterne che avevano contenuto
un rifiuto liquido contenente idrocarburi. In particolare l’odore tipico
dell'etiliden-norbornene, dolciastro e pungente, si avvertiva anche a centinaia
di metri di distanza.
L’ipotesi fu che la sostanza
odorigena avesse saturato il filtro a carboni, che questo fosse stato
sottoposto ad ulteriori ore di funzionamento e che si fosse verificato un
fenomeno di rilascio della sostanza dal filtro nell’ambiente esterno.
ARPAT chiese quindi alla
Provincia di Pisa, quale Autorità Competente per l’autorizzazione, di
prescrivere:
· l'interruzione di qualsiasi operazione di
triturazione di imballaggi contaminati da solventi e da sostanze, con
possibilità di rilascio di emissioni significative nell’ambiente;
· l'adozione di adeguati sistemi per il
contenimento delle emissioni dalla sezione di triturazione, in attesa che
l’azienda avesse inviato a smaltimento tutti i rifiuti
triturati maleodoranti ancora presenti.
In data 26 Giugno 2006 si
verificò un incendio presso uno stabilimento della stessa ditta; il personale
ARPAT effettuò un sopralluogo insieme ai Vigili del fuoco accertando che:
1. l’incendio
ed il fumo conseguente si erano sviluppati in prossimità della prima unità di
triturazione dell’impianto;
2. le
fiamme ed il calore avevano azionato l’impianto automatico antincendio,
pertanto l’incendio risultava spento;
3. a
titolo cautelativo, la ditta aveva comunque richiesto l’intervento dei Vigili
del fuoco che sul posto constatarono l’avvenuto spegnimento;
4. il
fumo non si era propagato all’esterno e nessun cittadino aveva segnalato
l’evento;
5. le
fiamme ed il fumo avevano danneggiato solo i macchinari, l’impianto antincendio
ed il soffitto; quest’ultimo fu interessato non solo nella parte sovrastante al
primo trituratore, ma anche in quella corrispondente all’intera lunghezza del
nastro trasportatore del materiale dalla prima alla seconda unità;
6. l'azienda
dichiarò che, prima dell’innescarsi dell’incendio, si stava procedendo alla
triturazione di fusti metallici, provenienti dal locale di stoccaggio;
7. i
rifiuti che provocarono l’incendio facevano parte di una partita di fusti
contenenti incrostazioni di pitture in polvere (CER 080112), provenienti da un
altro impianto di trattamento rifiuti.
Successivamente ARPAT comunicò
alla Provincia di Pisa le proprie perplessità sulle modalità di utilizzo delle
apparecchiature di triturazione, specialmente quando si venivano a creare
situazioni come quella descritta, dove i rifiuti da triturare provenivano a
loro volta da impianti di gestione
di rifiuti.
Poiché in tali passaggi si perde
l’informazione dell’origine dei residui effettivamente presenti nei contenitori
da triturare, diventano concreti i rischi di incendio (residui infiammabili)
e/o di mescolare rifiuti reattivi chimicamente tra loro. Il funzionamento dei
trituratori determina la produzione di scintille che possono così costituire un
innesco di reazioni fortemente esotermiche, dando luogo ad incendi o esplosioni.
Insieme ai Vigili del fuoco fu
richiesto alla ditta di dotare la zona inferiore del trituratore, in prossimità
dello scarico sul nastro trasportatore, di rivelatori di fumo, fiamma, calore e
di estendere l’impianto automatico antincendio, con iniezione diretta di
schiuma.
Il 4 agosto 2015 si è verificato
un incidente analogo al 2° caso in un fabbricato dello stabilimento di
Castelfranco di Sotto di un'altra azienda. L'incendio, originatosi sempre da un
trituratore adibito al trattamento di rifiuti pericolosi, fu preceduto da uno
scoppio con sovrappressione sfogata verso l'alto del fabbricato, che provocò la
parziale rottura dei vetri degli infissi. Anche in questo caso l'evento non
determinò alcuna conseguenza all'esterno.
Diletta Mogorovich, Andrea Villani e Francesco Marotta
Fonte: ARPAT
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