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"Rischio rumore: l’idoneità dei dispositivi di protezione uditivi"
fonte www.puntosicuro.it / D.P.I.
01/04/2016 - Riguardo al
rischio
rumore, nei
luoghi di lavoro la riduzione del rischio non può che passare,
innanzitutto, “per la messa a disposizione dei lavoratori di
attrezzature che emettano il minimo possibile, la realizzazione di
insonorizzazioni e quant'altro concorra al controllo del rischio
mediante procedimenti di riorganizzazione del lavoro”. E solamente
“laddove la predisposizione di misure concrete (preventive e protettive)
non si riveli sufficiente, in relazione alla gestione del livello di
rischio, si potrà (e dovrà) ricorrere alla ‘risorsa’
DPI-u”, cioè dei
dispositivi di protezione uditivi.
A sottolineare il corretto ruolo
dei dispositivi di
protezione uditivi e a ricordare che
il
rischio rumore non si può controllare solo con i DPI-u, è la pubblicazione
Inail dal titolo “ La
valutazione del rischio rumore”. Un documento curato da Raffaele Sabatino
(Dipartimento DIT), con la collaborazione di Michele Del Gaudio (Inail Unità
Operativa Territoriale di Avellino) e la revisione scientifica di Pietro
Nataletti (Inail Dipartimento di Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro ed
Ambientale).
Nel capitolo dedicato ai DPI uditivi
il documento indica che la scelta dei
DPI dipende dalle caratteristiche del rumore. Dpi-u che possono essere:
-
mezzi ad inserimento (tappi,
inserti auricolari): “i tappi e gli inserti (spesso monouso) si inseriscono
direttamente nel canale acustico esterno e, a loro volta, sono suddivisi in
inserti sagomati, in materiale plastico morbido poco deformabile e inserti
deformabili, costituiti da materiali con elevate capacità plastiche (schiume,
siliconi, ecc.). Essi permettono di raggiungere tra gli 8 ed i 30 dB di
attenuazione a seconda della composizione in frequenza del rumore da
attenuare”;
-
cuffie: “si applicano
esternamente a protezione dell'orecchio; i modelli più efficienti sono quelli
dotati di auricolari in PVC pieni di liquido fonoassorbente e raggiungono
valori tra i 25 ed i 40 dB di attenuazione”;
-
caschi: “in condizioni
particolari, caratterizzate da livelli elevati di rumore (sale prove motori,
collaudo di aerei a terra, ecc.), le cuffie possono essere integrate da caschi
che, riducendo la trasmissione del rumore attraverso le ossa del cranio,
permettono di portare i livelli di rumore entro i limiti di legge”.
Inoltre il documento segnala che, riguardo ai DPI-u, si possono
definire:
-
efficienza: “la capacità
potenziale di un DPI-u di proteggere la funzionalità uditiva di un lavoratore”;
-
efficacia: “la reale
protezione della funzione uditiva ottenuta dal DPI-u”.
E si ricorda che il secondo parametro, l’efficacia, attiene, “sostanzialmente, alla erogazione di
un adeguato programma di formazione
e addestramento dei lavoratori e alla presenza di un sistema di controllo
dell'uso e della manutenzione dei DPI-u che garantisca, quanto meno, che ìl
personale indossi correttamente i DPI-u, assicuri il loro uso regolare nelle
situazioni di rischio, la corretta custodia e la periodica manutenzione”. In
questo senso l'efficienza rappresenta una “pre-condizione dell'efficacia di un
DPI-u”.
La norma europea
UNI EN 458:2005
“
Protettori dell’udito - Raccomandazioni
per la selezione, l’uso, la cura e la manutenzione - Documento guida” fornisce,
dunque, le linee guida per la selezione, l'uso, la cura e la manutenzione dei
DPI-u. E secondo questa norma, “ogni protettore auricolare,
oltre ad essere marcato CE, deve possedere i dati di attenuazione sonora
forniti dal fabbricante”.
Come verificare l’idoneità dei
DPI-u?
Il documento Inail segnala che “esistono vari metodi che si basano sul
grado di conoscenza delle caratteristiche del rumore ambientale e sui valori di
attenuazione sonora forniti dal costruttore del dispositivo, congiuntamente
alla marcatura CE”. E secondo la norma tecnica citata “ogni protettore
auricolare deve essere accompagnato dai
dati
di attenuazione sonora forniti dal fabbricante, espressi in tre modalità:
-
APVf: “esprime
con una serie di valori, in dB, l'attenuazione sonora del DPI-u per lo spettro
di frequenza in banda d'ottava che va da 63 Hz a 8000 Hz;
-
HML: esprime con tre
valori, in dB, l'attenuazione sonora del DPI-u per le frequenze alte (H), medie
(M) e basse (L);
-
SNR: esprime con un solo
valore, in dB, l'attenuazione sonora semplificata (Simplified Noise Reduction)
del DPI-u”.
In ogni caso l'attenuazione che si ottiene “deve essere tale da non
generare una protezione insufficiente o, viceversa, una iperprotezione; lo
spettro di attenuazione dovrebbe essere scelto in funzione sia dello spettro
del rumore da cui proteggere, che delle modalità di espletamento del lavoro”.
Ricordiamo, brevemente, che i
metodi
da applicare secondo la UNI EN 458:2005 sono, in ordine di preferenza, i
seguenti:
-
metodo per bande d'ottava
(OBM): “per applicare tale metodo occorre conoscere i livelli di rumore per
banda d'ottava misurati sui luoghi di lavoro ed i dati di attenuazione per
banda d'ottava del protettore auricolare sottoposto a valutazione. Per tali
misurazioni occorre utilizzare un fonometro integratore dotato di pacco filtri
a bande d'ottava”;
-
metodo HML: “per applicare
il metodo HML occorre conoscere i valori di livello equivalente di rumore sul
luogo di lavoro ponderati secondo le curve A e C, LAeq e LCeq,
ed i tre valori di attenuazione H, M ed L del protettore auricolare sottoposto
a valutazione, riportati nella scheda tecnica fornita dal costruttore”;
-
metodo SNR: “è ìl metodo più
semplice; per ottenere il valore L'Aeq occorre sottrarre al valore LCeq
il valore SNR del dispositivo di protezione”.
Si ricorda poi che il metodo per bande d'ottava “è di gran lunga il
migliore” ma, come abbiamo detto, “occorre conoscere i livelli di rumore
per banda d'ottava misurati sul luogo di lavoro ed i dati di attenuazione per
banda d'ottava del protettore auricolare sottoposto a valutazione”.
Inoltre si segnala che la norma UNI EN 458:2005 prevede anche un altro
metodo (detto "di controllo HML"), che, tuttavia, è “poco utilizzato”.
Con riferimento al metodo SNR, il documento segnala che esistono diversi
“
fattori che possono ridurre
l'attenuazione, misurata in laboratorio, dei dispositivi di protezione
auricolare”.
Ad esempio:
- “la taglia dei dispositivi, talvolta inadeguata alle caratteristiche
fisiche dei lavoratori (tipicamente per i dispositivi di protezione auricolare
preformati);
- il deterioramento dei materiali che costituiscono il dispositivo di
protezione auricolare, legato all'invecchiamento o alla inadeguata
conservazione del dispositivo stesso;
- il posizionamento o l'inserimento approssimativo del dispositivo
di protezione auricolare, non conforme ai criteri stabiliti dal
fabbricante;
- le modifiche realizzate dal lavoratore sul dispositivo di protezione
auricolare, allo scopo di renderlo più confortevole (per esempio una
deformazione delle cuffie per limitare la pressione sulla testa ritenuta
fastidiosa);
- la presenza di capelli lunghi, barba. occhiali che rendono
problematica una buona tenuta acustica delle cuffie;
- lo spostamento del dispositivo di protezione auricolare dalla sede
originaria (per esempio inserti che si spostano verso l'esterno del condotto
uditivo a causa dei movimenti mandibolari o cuffie che si spostano per i
movimenti della testa);
- l'uso congiunto di altri DPI non uditivi (per esempio elmetti,
occhiali)”.
In ogni caso l'
attenuazione
sonora di un protettore dell'udito “può essere considerata sufficiente se
il livello effettivo di pressione sonora di picco, L'picco,
all'orecchio quando si indossa il protettore dell'udito è uguale o minore del
livello di azione di picco definito su scala nazionale, L’act, picco
(135 dB(C))”.
Gli autori ricordano poi che secondo le "Indicazioni
operative" del Coordinamento Tecnico delle Regioni e delle Province
autonome, “si ritiene che il livello effettivo all'orecchio, L'Aeq,
non debba superare gli 80 dB(A), nella considerazione che, in base dell'art.
193, comma 1 lett. a), del d.lgs. 81 del 9 aprile 2008 e s.m.i., una volta che
sul Datore di lavoro ricada l'obbligo di mettere i DPI a disposizione dei
lavoratori questi, pur potendoli indossare a loro discrezione, essi debbano, in
ogni caso, riceverli adeguati”. E si “ritiene acusticamente adeguato, e quindi
efficace, un DPI-u che permette di ottenere una protezione
buona. L'adeguatezza del dispositivo di protezione auricolare è,
inoltre, subordinata alla condizione che si abbia L'picco ≤ 135
dB(C) per tutte le attività lavorative”.
Il documento Inail riporta, a questo proposito, un prospetto di
riferimento con riferimento alla norma UNI 9432:2011:
Concludiamo ricordando che, come indicato nel documento Inail, l'
efficacia dei DPI-u è legata:
- “ad una corretta formazione e all'addestramento (obbligatorio)
all'utilizzo (art. 77, comma 5, d.lgs. 81 del 9 aprile 2008 e s.m.i.) ed alla
manutenzione, effettuata da personale qualificato e supportata da test di
valutazione pratici in aula;
- alla vigilanza del preposto sul luogo di lavoro;
- alla valutazione dei dati sanitari del Medico Competente circa lo
stato di salute dei lavoratori”.
Inail - Dipartimento Innovazioni
Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti, Prodotti ed Insediamenti Antropici, “ La valutazione del rischio rumore”, documento curato da
Raffaele Sabatino (DIT), con la collaborazione di Michele Del Gaudio (Inail
Unità Operativa Territoriale di Avellino) e la revisione scientifica di Pietro
Nataletti (Inail Dipartimento di Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro ed
Ambientale), edizione 2015 (formato PDF, 8.03 MB).
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RTM
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