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"Prevenzione incendi: pianificazione e procedure da adottare"
fonte www.puntosicuro.it / Rischio incendio
25/07/2012 - Il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco e i vari Comandi
presenti sul territorio svolgono attivamente attività di
informazione e formazione sulla prevenzione incendi producendo
materiali testuali che possono essere di grande utilità per migliorare la
consapevolezza dei rischi e la prevenzione incendi nei luoghi di lavoro.
Su
sito del Comando dei Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno sono
presenti, ad esempio, le slide relative ad un corso per i lavoratori
incaricati dell’attività di prevenzione incendi e lotta antincendio,
evacuazione dei luoghi di lavoro e gestione delle emergenze, ai sensi dell'art.
37 comma 9 del Decreto legislativo 81/2008.
Uno
dei documenti pubblicati, relativi alla “
terza
parte del corso antincendio” e a cura dell’Ing. Mauro Malizia - Comando dei
Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno,
affronta diversi argomenti: le procedure da adottare in caso di
incendio, le esercitazioni pratiche e le attrezzature di protezione
individuale.
Ci
soffermiamo oggi sulle
procedure da
adottare in caso di incendio, cominciando a parlare del
piano di emergenza.
Nel
piano di emergenza, ricordano le
slide, sono contenute le informazioni-chiave da mettere in atto per i primi
momenti dell’incendio secondo i seguenti obiettivi principali:
-
“salvaguardia ed evacuazione delle persone (obiettivo primario);
-
messa in sicurezza degli impianti;
-
confinamento dell’incendio;
-
protezione dei beni e delle attrezzature;
-
tentare l’ estinzione
dell’incendio”.
Comando
dei Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno, “ Terza
parte del corso antincendio - slide”, a cura dell’ Ing. Mauro Malizia -
Comando dei Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno, documento tratto da un corso per
addetti antincendio e pubblicato sul sito del Dipartimento dei Vigili del Fuoco
del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile
Ricordando
quanto sia fondamentale “affrontare i primi momenti, nell’attesa dell’arrivo
delle squadre dei Vigili del Fuoco”, il documento sottolinea che un buon piano
di emergenza è “l’insieme di poche, semplici ed essenziali azioni
comportamentali”.
Il
suo
scopo è appunto quello di
“consentire la migliore gestione possibile degli scenari incidentali
ipotizzati, determinando una o più sequenze di azioni che sono ritenute le più
idonee”.
Ad
esempio il piano di Emergenza “deve individuare
persone o gruppi-chiave, dei quali descrivere le azioni da
intraprendere e quelle da non fare. Deve tener conto anche della presenza di
eventuali clienti, i visitatori, i dipen-denti di altre società di manutenzione
ecc”.
Rimandandovi
alla lettura diretta del documento in relazione alla struttura dei piani di
emergenza, ricordiamo che il piano deve anche individuare il
Gestore Aziendale dell’Emergenza
(Datore di lavoro o suo delegato) “al quale vanno delegati poteri decisionali e
la possibilità di prendere decisioni anche arbitrarie, al fine di operare nel
migliore dei modi e raggiungere gli obiettivi stabiliti”.
Il
piano di emergenza “va strutturato tenendo conto che in condizioni di stress e
di panico le persone tendono a perdere la lucidità”: le azioni “devono essere
correlate alla effettiva capacità delle persone di svolgere determinate
operazioni”.
In
realtà
poche, semplici, efficaci azioni “
sono meglio che una serie di incarichi
complicati”.
Veniamo
ora alle
procedure da adottare in caso
di incendio:
-
“dare l'allarme al Gestore Aziendale dell'Emergenze;
-
dare l’allarme al 115 dei Vigili del Fuoco;
-
valutare la possibilità di estinguere l’incendio con i mezzi a disposizione;
-
iniziare l’opera di estinzione solo con la garanzia di una via di fuga sicura
alle proprie spalle e con l’assistenza di altre persone;
-
intercettare le alimentazioni di gas, energia elettrica, ecc.;
-
chiudere le porte per limitare la propagazione del fumo e dell’incendio;
-
accertarsi che l’edificio venga evacuato;
-
se non si riesce a controllare l’incendio in poco tempo, portarsi all’esterno
dell’edificio e dare adeguate indicazioni ai Vigili del Fuoco”.
Queste
invece le
procedure da adottare in caso
di allarme:
-
“mantenere la calma (in tal senso la conoscenza delle procedure è importante,
così come l’addestramento periodico che aiuta a prendere confidenza con le
operazioni da intraprendere);
-
evitare di trasmettere il panico;
-
prestare assistenza a chi si trova in difficoltà;
-
attenersi al piano di
emergenza;
-
allontanarsi secondo le procedure;
-
non rientrare nell’edificio fino a quando non vengono ripristinate le
condizioni di normalità”.
Se
l’obiettivo principale del piano di emergenza è la “salvaguardia delle persone
e la loro evacuazione”, il piano di
evacuazione deve essere considerato un “piano nel piano”.
Il
piano di evacuazione “esplicita
tutte le misure adottate e tutti i comportamenti da attuare per garantire la
completa evacuazione dell’edificio di tutti i presenti”. Deve prevedere “di far
uscire dal fabbricato tutti gli occupanti utilizzando le normali vie di esodo,
senza pensare di impiegare soluzioni non ortodosse”.
Sottolineando
l’importanza della corretta attivazione delle squadre di soccorso e
dell’individuazione della persona (ed un suo sostituto) incaricata di diramare
l’allarme, il documento riporta anche le
procedure
di chiamata ai servizi di soccorso.
Indicare:
-
“indirizzo e numero di telefono;
-
tipo di emergenza;
-
persone coinvolte/feriti;
-
reparto coinvolto;
-
stadio dell’evento (in fase di sviluppo, stabilizzato, ecc.);
-
altre indicazioni particolari (materiali coinvolti, necessità di fermare mezzi
a distanza, ecc.);
-
indicazioni sul percorso (nei casi di non agevole individuazione del sito, come
ad esempio zone rurali o contrade senza numero civico, può essere utile tenere
a disposizione le coordinate GPS del luogo o predisporre una pagina fax che
indica i per-corsi per raggiungere l’Azienda)”.
Al
momento dell’arrivo dei Vigili del Fuoco
la
gestione dell'emergenza passa a loro, il miglior modo di collaborare con i
Vigili del Fuoco “è quello di mettere a disposizione la conoscenza dei luoghi”.
Il
documento mostrando una esemplificazione di una situazione di emergenza,
sottolinea che la
valutazione del rischio è una fase molto importante: nel documento
sono raccolte tutte le informazioni che permettono di strutturare il processo
di pianificazione dell’emergenza.
Inoltre
non bisogna dimenticare che “nella pianificazione di emergenza deve essere
coinvolto tutto il personale dell’azienda: quanto più le persone coinvolte ‘fanno
proprio’ il piano di emergenza, tanto più questo avrà possibilità di successo”.
In
particolare tra gli eventi evidenziati dalla valutazione dei rischi è bene
stabilire quali presentano i maggiori rischi ed iniziare a pianificare delle
procedure di emergenza.
Ad
esempio si può
schematizzare il tutto in
una griglia, dove vengono indicati:
-
“il tipo di evento incidentale;
-
il reparto interessato;
-
la sequenza temporale di azioni da intraprendere;
-
le persone/gruppi coinvolti;
-
i compiti che ogni singola persona/gruppo deve portare a termine”.
E
“dopo aver identificato ed elencato le persone/gruppi interessati
dall’emergenza, si inizia a tracciare un’evoluzione dell’evento ‘fotografando’
queste persone nei diversi momenti e si descrivono brevemente ‘per titoli’ le
attività/operazioni che stanno svolgendo”. Solo in questo modo è possibile
rendersi conto se qualcuno è “sovraccaricato” di compiti.
Dopo
questa schematizzazione, si passa invece alla
realizzazione delle schede delle singole persone/gruppi: “nelle
singole schede riassuntive si possono effettuare descrizioni più dettagliate
dei compiti della singola figura o gruppo”.
E
ogni scheda andrà “classificata, numerata, datata e ufficializzata con la firma
dei Responsabili. Queste schede possono essere anche di dimensioni tascabili
plastificate, oppure appese nei punti dove prestano servizio le persone
interessate”. Si sottolinea che “non può esistere una valida gestione
dell'emergenza se il personale deve perdere parecchio tempo per lo studio
di un manuale di procedure ultra-particolareggiato”. Ciascuno deve eseguire
“quelle poche fondamentali operazioni, nella giusta sequenza, coordinate con
gli altri”.
Riguardo
alle procedure, il documento conclude ricordando che “non si può pretendere che
fin dalla prima stesura il piano di emergenza sia un documento perfetto”.
Inoltre una procedura, “per quanto sia scritta con precisione e semplicità,
rischia di risultare completamente inefficace se le persone che devono metterla
in atto non si addestrano periodicamente.
L’
addestramento periodico è uno dei punti
chiave nella preparazione alla gestione di un’emergenza, e consente di ottenere
anche dei risultati correlati come la verifica e controllo delle attrezzature.
È consigliabile prevedere la prova delle procedure di emergenza almeno 2 volte
l’anno”. E durante le emergenze “le azioni che riescono meglio sono le azioni
che abbiamo saputo rendere più ‘automatiche’ (tenuto conto di stress e panico in un’emergenza)”.
Infine,
per affinare le varie procedure, “oltre agli aggiornamenti a scadenza
prefissata (in occasione di cambiamenti di processo, introduzione di nuovi
macchinari e comunque in linea di massima, annuale) è opportuno
aggiornare il piano di emergenza anche
a seguito di ogni fase di addestramento”.
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