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"Lavoro e cuore: la riduzione dei rischi per il cuore sul lavoro"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
18/09/2012 - PuntoSicuro ha più volte sottolineato come alcuni fattori (orari di
lavoro eccessivi, particolari esposizioni a agenti fisici e chimici,
l’inattività, problemi di stress lavoro correlato, ...) possano creare
problemi al sistema cardiocircolatorio
con conseguenze negative sulla nostra salute.
Nel
2009 Suva, istituto
svizzero per l'assicurazione e la prevenzione degli infortuni, aveva già
affrontato questo tema con particolare riferimento alle conseguenze di questi
fattori sul cuore. In questi mesi è stato pubblicato un ricco aggiornamento
del documento, del factsheet “
Lavoro e
cuore” con nuovi dati e considerazioni.
Nel
documento, realizzato per Suva da Marcel Jost, viene ad esempio affrontata una
nuova tematica relativa all’
adattamento della
circolazione agli sforzi fisici durante il lavoro.
Il
documento sottolinea che gli
sforzi
fisici “causati dal lavoro muscolare isometrico (senza muovere le
articolazioni vicine) o dal lavoro muscolare dinamico/isotonico (modificazione
della lunghezza dei muscoli) provocano un aumentato consumo di energia e un
incremento del fab-bisogno di ossigeno”. E per aumentare l'assunzione di
ossigeno nei polmoni aumenta il volume respiratorio al minuto e “il fabbisogno
aumentato del trasporto di ossigeno nel sangue è reso possibile grazie
all'incremento della funzione di pompa del cuore”.
In
particolare le persone sane “possono produrre uno sforzo fisico durante un
turno di lavoro pari a meno del 40% dell'assunzione massima di ossigeno” e come
regola della “fisiologia del lavoro vale quanto segue: su un intero giorno
lavorativo, lo sforzo fisico non deve superare il 30% dell'assunzione massima
di ossigeno”.
Nel
valutare lo sforzo fisico sulla postazione
di lavoro si deve tenere conto di diversi
fattori: “pesantezza del lavoro, tipo di sforzo (isometrico verso
dinamico/isotonico); durata dello sforzo; durata, livello e ritmo delle punte
massime dello sforzo; prevalenza di attività con le braccia o con le gambe;
altri fattori quali esposizione al calore o carico psicomentale”.
Dunque
la frequenza cardiaca dipende non solo dallo sforzo sulla postazione di lavoro
(“intensità e durata dello sforzo; tipo di lavoro muscolare, massa muscolare
utilizzata”), ma anche da altri “fattori ambientali presenti sul posto di
lavoro (come calore e freddo), dall'età, sesso e allenamento nonché dallo stato
di salute. A ciò si aggiungono fattori quali carico psicomentale e l'assunzione
di sostanze che generano dipendenza o di medicamenti”.
Il
documento si sofferma poi sul
rapporto
tra rischi psicosociali e malattie cardiovascolari.
Infatti
il carico
psicomentale “provoca dei cambiamenti nel sistema circolatorio (per esempio
aumento della pressione sanguigna a causa soprattutto della produzione di
ormoni dello stress) nonché l’attivazione del sistema coagulatorio con un
aumento della concentrazione ematica di piastrine. Lo stress può modificare le
caratteristiche elettriche delle cellule cardiache e rendere il cuore più
vulnerabile a pericolose aritmie”.
Se
ciò spiega perché il rischio di infarto del
miocardio e di aritmie innescati da rabbia e agitazione “possa essere
maggiore nelle persone che lavorano”, la “reazione individuale a simili eventi
rimane comunque molto diversa”.
Riguardo
all’insorgenza di malattie dei vasi coronarici e il maggior rischio d’infarto,
possono essere rilevanti “le emozioni negative come la rabbia, la depressione e
la paura. Anche il mobbing può esporre maggiormente alle malattie cardiache.
Inoltre, si può ipotizzare un legame indiretto con alcuni fattori di rischio
come l’ipertensione, il fumo, l’ alimentazione
sbagliata e la scarsa attività fisica”.
Riguardo
al
rapporto tra lavoro a turni e
malattie cardiovascolari l’autore indica che non vi sono certezze
scientifiche, anche se gli studi più recenti “fanno presumere un aumento di
tale rischio per i lavoratori interessati”.
Tra
i fattori di rischio eventualmente più elevato “potrebbero esservi le
alterazioni del ritmo circadiano o meccanismi indiretti quali la modifica delle
abitudini alimentari e di fumo. Una strutturazione sensata dei piani di lavoro
e il ricorso a controlli medici può migliorare la prevenzione delle conseguenze
negative del lavoro a
turni e notturno”.
Il
documento riporta poi alcuni dati relativi alla relazione tra
lunghi orari di lavoro giornaliero e il
rischio aumentato di malattia coronarica.
È
risaputo – continua il factsheet - che “la
scarsa
attività fisica è un fattore di rischio per le cardiopatie. Si tratta di un
problema che non riguarda soltanto gli impiegati d’ufficio e non è imputabile
solo al trasferimento delle attività dal settore industriale a quello dei
servizi, bensì con l’aumentare dell’automatizzazione è dilagato anche
nell’industria”.
Rimandando
i lettori alla lettura dei dati dei nuovi studi su inattività e sforzi fisici,
l’autore sottolinea che “già
praticare
quotidianamente un po’ di moto per complessivamente mezz’ora (purché sia
d’intensità pari ad una camminata a passo veloce) può ridurre notevolmente il
rischio d’infarto. Importante è constatare che, in ogni fascia di età, una
maggiore attività fisica ha effetti positivi sulla mortalità totale,
l’insorgenza di malattie cardiocircolatorie e altre conseguenze
dell’inattività”. È dunque essenziale “muoversi regolarmente sia sul posto di
lavoro (per esempio alternando varie forme di attività), sia al di fuori
dell’ambiente lavorativo”.
In
relazione al
rapporto tra esposizione a
agenti chimici e malattie cardiovascolari, il documento sottolinea che
l’esposizione a sostanze come “piombo, cobalto, monossido di carbonio, solfuro
di carbonio, nitrati o idrocarburi alogenati (tricloroetene) è diventata meno
rilevante come causa di malattie cardiocircolatorie correlate al lavoro, in
seguito alla sostituzione delle sostanze pericolose e all’introduzione di
misure adeguate sul piano tecnico, organizzativo e personale”. E gli effetti
delle sostanze chimiche sulla circolazione sanguigna “dipendono dal grado e
dalla durata dell’esposizione”.
Anche
in questo caso il factsheet riporta nuovi dati relativi alle conseguenze
dell’esposizione a diverse sostanze, ad esempio agli idrocarburi alogenati,
nitrati, nitroglicerina, amianto, ...
Infine
il documento riporta dati relativi all’
associazione
tra agenti fisici e malattie cardiovascolari:
-
alcuni studi associano il rumore
sul lavoro a problemi cardiocircolatori;
-
le vibrazioni “sono note come causa di problemi vascolari caratterizzanti una
forma secondaria della malattia di Raynaud (sindrome vasospastica alle dita
delle mani indotta da vibrazioni). Nel contempo, si ipotizza un effetto
negativo sui vasi coronarici dei soggetti interessati. Grazie all’adozione di
misure tecniche volte a diminuire il carico di vibrazioni
degli strumenti/apparecchi di lavoro azionati a mano e generanti vibrazioni,
questa problematica vascolare è divenuta più rara”;
- un’analisi del 2007 sulle connessioni fra
campi elettromagnetici a 50 Hz evidenzia “l’assenza di effetti nocivi sul cuore
e la circolazione, sia a breve che a lungo termine”;
-
l'immersione e il lavoro in sovrappressione “sottopone il cuore e la
circolazione a sforzi parti-colari (Krause M., Wendling J.)”.
Le
conclusioni del factsheet partono
dalla considerazione che nei paesi industrializzati
le malattie cardiocircolatorie “sono tra le principali cause di
malattia e mortalità, per cui la riduzione dei fattori di rischio per tali
patologie - ipertensione, diabete mellito, alti livelli di grasso nel sangue,
fumo, inattività fisica - costituisce un obiettivo importante nell’ambito della
medicina preventiva”. E a livello preventivo, al di là del ricorso ai farmaci,
“risultano importanti le misure che interessano lo
stile di vita”.
Nelle
aziende “l’attuazione di interventi adeguati contro lo stress e l’inattività
sul posto di lavoro, una buona regolamentazione del lavoro a turni e notturno,
nonché le misure tecniche, organizzative e individuali, volte a ridurre
l’impatto di agenti chimici, biologici e fisici, possono contribuire a
limitare le cause parziali correlate al
lavoro delle malattie cardiovascolari”.
N.B.: Gli eventuali
riferimenti legislativi contenuti nei documenti di Suva riguardano la realtà
svizzera, i suggerimenti indicati possono essere comunque di utilità per tutti
i lavoratori.
Suva,
“ Factsheet
Lavoro e cuore”, factsheet a cura di Marcel Jost per la Divisione medicina
del lavoro, aggiornamento giugno 2012 (formato PDF, 140 kB).
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