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"L’ABC degli incendi: sorgenti di innesco e parametri della combustione"
fonte www.puntosicuro.it / Rischio incendio
28/09/2012 - Per prevenire e affrontare con le adeguate procedure eventuali
incendi negli ambienti di lavoro è necessaria un’adeguata formazione. Per questo
motivo il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco e i vari Comandi presenti sul
territorio svolgono un’incessante attività di
informazione e formazione sulla prevenzione incendi e pubblicano
documenti utili alle aziende per favorire l’adozione di efficaci misure di
prevenzione.
Sul
sito del Comando Provinciale Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno sono
presenti le slide relative ai corsi di formazione per addetti antincendio.
Dalle
“
Slide corso antincendio
parte 1”, relative a un corso di prevenzione incendi per lavoratori
incaricati dell’attività di prevenzione incendi e lotta antincendio,
evacuazione dei luoghi di lavoro e gestione delle emergenze (art. 37 comma 9
del Decreto legislativo 81/2008), a cura
dell’Ing. Mauro Malizia (Comando dei Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno), è
possibile trarre alcune utili informazioni sulle
sorgenti d’innesco e sui prodotti e
parametri fisici della combustione.
Intanto
le
sorgenti d’innesco si possono
suddividere in
4 categorie:
-
accensione diretta: “quando una fiamma, una scintilla o altro
materiale incandescente entra in contatto con un materiale combustibile in
presenza di ossigeno” ( operazioni
di taglio e saldatura, fiammiferi e mozziconi di sigaretta, lampade e
resistenze elettriche, stufe elettriche, scariche elettrostatiche, ...);
-
accensione indiretta: “il calore
d’innesco avviene nelle forme della convezione, conduzione e irraggiamento
termico” (le tre forme di propagazione del calore). Esempi: “correnti di aria
calda generate da un incendio e diffuse attraverso un vano scala o altri
collegamenti verticali; propagazione di calore attraverso elementi metallici
strutturali degli edifici”;
-
attrito: “il calore è prodotto dallo
sfregamento di due materiali. Esempi: malfunzionamento di parti meccaniche
rotanti quali cuscinetti, motori; urti; rottura violenta di materiali
metallici”;
-
autocombustione o riscaldamento
spontaneo: “il calore viene prodotto dallo stesso combustibile come ad
esempio lenti processi di ossidazione, reazione chimiche, decomposizioni
esotermiche in assenza d’aria, azione biologica. Esempi: cumuli di carbone,
stracci o segatura imbevuti di olio di lino, polveri di ferro o nichel,
fermentazione di vegetali”.
Anche
i
prodotti della combustione sono
suddivisibili in
4 categorie:
-
gas di combustione: “rimangono allo
stato gassoso alla temperatura ambiente di riferimento di 15 °C”. La produzione
di tali gas in un incendio dipende dal tipo di combustibile, dalla percentuale
di ossigeno e dalla temperatura raggiunta. “Nella maggioranza dei casi, la mortalità
per incendio è da attribuire all’inalazione di questi gas che producono
danni biologici per anossia o per tossicità”. Nel documento vengono riportati
alcuni dei principali gas di combustione: ossido di carbonio, anidride
carbonica, idrogeno solforato, anidride solforosa, ...;
-
fiamme: “sono costituite dall’emissione di luce
dovuta alla combustione di gas. Nell’incendio di combustibili gassosi è
possibile valutare approssimativamente il valore raggiunto dalla temperatura di
combustione dal colore della fiamma”. Ad esempio il colore rosso scuro è indice
di una temperatura di 700 °C circa, mentre il giallo fino al bianco sono indici
di una temperatura dai 1100 ai 1500 °C;
-
fumi: sono “l'elemento più
caratteristico dell'incendio, ne identifica la presenza anche da grandi distanze”
e sono formati “da piccolissime particelle solide (aerosol), liquide (nebbie o
vapori condensati). Le
particelle solide
sono sostanze incombuste e ceneri che si formano quando la combustione avviene
in carenza di ossigeno e vengono trascinate dai gas caldi. Rendono il fumo di
colore scuro. Impediscono la visibilità ostacolando l’attività dei soccorritori
e l’esodo delle persone”. Invece le
particelle
liquide (nebbie o vapori condensati) “sono costituite da vapor d’acqua che
al di sotto dei 100 °C condensa dando luogo a fumo di color bianco”;
-
calore: “è la causa principale della propagazione
degli incendi. Provoca l’aumento della temperatura di tutti i materiali e i
corpi esposti, provocandone il danneggiamento fino alla distruzione”.
Veniamo
infine a vari
parametri molto
importanti per mettere in atto adeguate politiche
di prevenzione.
Infatti
la combustione è caratterizzata da numerosi
parametri fisici e chimici e il documento ne riporta i principali:
-
temperatura di accensione o di
autoaccensione (°C): è la “minima temperatura alla quale la miscela
combustibile - comburente inizia a bruciare spontaneamente in modo continuo
senza ulteriore apporto di calore o di energia dall’esterno”. Il documento
riporta alcune indicative temperature di accensione: acetone (540 °C), benzina
(250 °C), carta (230 °C), legno (220-250 °C), ...
-
temperatura teorica di combustione:
è “il più elevato valore di temperatura che è possibile raggiungere nei
prodotti di combustione di una sostanza”. Questi alcuni valori indicativi a
seconda del tipo di combustibile: combustibili solidi da 500 a 800 °C;
combustibili liquidi da 1300 a 1600 °C, combustibili gassosi da 1600 a 3000
°C;
-
aria teorica di combustione: è la
“quantità di aria necessaria per raggiungere la combustione completa del
materiale combustibile”. Misurata in Nm3/Kg (dove il Nm3 è
il
normal metro cubo, una unità di
misura del volume usato per i gas), il legno ha ad esempio una aria teorica di
combustione di 5, il carbone di 8 e la benzina di 12;
-
potere calorifico (misurato in MJ/Kg
o MJ/mc o Kcal/Kg): è la “quantità di calore prodotta dalla combustione
completa dell’unità di massa o di volume”. In particolare si definisce un
potere calorifico superiore (P.C.S.),
dove “si considera anche il calore di condensazione del vapore d’acqua prodotto
(calore latente di vaporizzazione)”, e un
potere
calorifico inferiore (P.C.I.), dove “non si considera il calore di
evaporazione del vapore acqueo”. Generalmente “nella prevenzione
incendi viene considerato il potere calorifico inferiore”. Alcuni esempi:
carta e cartone (potere calorifico inferiore 20 e superiore 4780) e benzina
(potere calorifico inferiore 45 e superiore 10755);
-
temperatura di infiammabilità:
“temperatura minima alla quale i liquidi infiammabili o combustibili emettono
vapori in quantità tali da incendiarsi in caso di innesco. I liquidi sono in
equilibrio con i propri vapori che si sviluppano sulla superficie di
separazione tra pelo libero del liquido e aria. La combustione avviene quando,
in corrispondenza della superficie i vapori dei liquidi, miscelandosi con
l’ossigeno dell’aria sono innescati”. Alcuni esempi: gasolio (65 °C), benzina
(-20 °C), alcool etilico (13 °C).
Altri
parametri importanti sono relativi ai
limiti
di infiammabilità e di esplodibilità.
I
limiti di infiammabilità (% in volume) “individuano il campo di infiammabilità
all’interno del quale si ha, in caso d’innesco, l’accensione e la propagazione
della fiamma”:
-
“
limite inferiore di infiammabilità:
la più bassa concentrazione in volume di vapore della miscela al di sotto della
quale non si ha accensione in presenza di innesco per carenza di combustibile;
-
limite
superiore di infiammabilità: la più alta concentrazione in volume
di vapore della miscela al di sopra della quale non si ha accensione in
presenza di innesco per eccesso di combustibile”.
Esempi:
acetone (inferiore 2,5 e superiore 13), benzina (inferiore 1 e superiore 6,5),
GPL (inferiore 2 e superiore 9).
Abbiamo
poi il
limite inferiore di esplodibilità
(% in volume) relativo alla “più bassa concentrazione in volume di vapore della
miscela al di sotto della quale non si ha esplosione
in presenza di innesco” e il
limite
superiore di esplodibilità, cioè “la più alta concentrazione in volume di
vapore della miscela al di sopra della quale non si ha esplosione in presenza
di innesco”.
Ricordiamo
infine che il
carico di incendio (MJ
o Kcal) è il “potenziale termico netto della totalità dei materiali
combustibili contenuti in uno spazio, corretto in base ai parametri indicativi
della partecipazione alla combustione dei singoli materiali”.
Comando
dei Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno, “ Slide
corso antincendio parte 1”, a cura dell’ Ing. Mauro Malizia - Comando dei
Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno, documento tratto da un corso per addetti
antincendio e pubblicato sul sito del Dipartimento dei Vigili del Fuoco del
Soccorso Pubblico e della Difesa Civile (formato PDF, 2.48 MB).
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