News
"La valutazione del rischio delle lampade per illuminazione"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
03/10/2012 - Un po’ di anni fa si pensava che
gli eventuali danni della
radiazione
ottica sulla retina fossero per lo più di natura termica, poi è stato
possibile dimostrare che la radiazione della regione spettrale compresa fra 300
e 550 nm (nanometri, unità di misura corrispondente a un milionesimo di
millimetro) può indurre sulla retina danni di natura fotochimica. Diversi
interventi pubblicati da PuntoSicuro mostrano come la
luce blu rappresenti un rilevante fattore di rischio per i
fotorecettori retinici. Un fattore di rischio che può essere originato dalla
saldatura o dall’esposizione a lampade ad alogenuri metallici (da non
confondersi con le lampade alogene).
Torniamo
a parlare dell’argomento in relazione a un documento pubblicato nella sezione “
Documentazione relativa alle Radiazioni
Ottiche Artificiali” di “ PAF
– Portale Agenti Fisici”, un portale web realizzato dal Laboratorio Agenti
Fisici del Dipartimento di Prevenzione dell' Azienda Sanitaria USL 7
Siena.
E
ne approfittiamo per ricordare che la newsletter
del portale del 23 agosto 2012 riporta recenti aggiornamenti alla Banca Dati Radiazioni
Ottiche Artificiali, con nuovi dati relativi alle emissioni ROA dei
seguenti apparati: fotoinduritori (lampade fotopolimerizzanti per impiego
odontoiatrico), saldature
ad arco (MIG – TIG).
Il
documento pubblicato sul portale è intitolato “
Criteri di valutazione del rischio fotobiologico delle lampade
per illuminazione generale” ed è a cura di Iole Pinto, Andrea Bogi,
Nicola Stacchini (Laboratorio Agenti Fisici ASL 7 Siena) con la collaborazione
dell’Ing. Franco Rusnati di Assil ( Associazione nazionale produttori illuminazione).
Gli
autori ricordano che con l’
obbligo di
valutazione del rischio da radiazioni ottiche artificiali (capo V del
Titolo VIII del Decreto Legislativo 81/2008) è emersa “l’esigenza
di ottenere dai produttori di illuminazione dati di emissione idonei ai fini
della valutazione del rischio per i lavoratori”. Esigenza che ha indotto a “modificare
ed integrare le differenti norme di prodotto al fine di garantire un adeguato
livello di sicurezza ottica e di normalizzare le informazioni da fornire
all’utente”.
Nel
documento si forniscono dunque “i
criteri
principali cui attenersi nelle valutazioni del rischio da sistemi di
illuminazione alla luce degli attuali aggiornamenti normativi in corso e
delle informazioni al momento fornite dai costruttori”.
Riguardo
ai
criteri di classificazione delle
lampade in relazione al rischio fotobiologico, è necessario premettere che
il D.Lgs. 81/2008 indica i valori limite delle radiazioni
ottiche nell’allegato XXXVII, valori che sono calcolati in base al tempo di
esposizione.
Tuttavia
nel caso delle sorgenti di illuminazione, “a meno che il compito lavorativo non
preveda di fissare la sorgente di illuminazione, la visione della sorgente è
casuale ed avviene normalmente in maniera accidentale volgendo lo sguardo verso
di essa”.
Secondo
lo
standard CEI EN 62471:2009 le
lampade e i sistemi di lampade sono classificati in 4 gruppi (
4 classi di rischio):
-
“
esente: nessun rischio fotobiologico;
-
gruppo 1: nessun rischio
fotobiologico nelle normali condizioni di impiego;
-
gruppo 2: non presenta rischio in
condizioni di riflesso naturale di avversione alla luce o effetti termici;
-
gruppo 3: pericoloso anche per
esposizioni momentanee”.
La
norma “prevede metodi di misura e classificazione ed anche se non definisce
vincoli specifici per la marcatura, rappresenta attualmente lo stato dell’arte
in termini di informazioni sulla sicurezza fotobiologica delle lampade e dei
sistemi di lampade (compresi i LED)”.
Il
documento – che vi invitiamo a visionare direttamente - riporta i
limiti indicati nelle normative tecniche
in elaborazione in IEC e CENELEC, per considerare sicura, senza necessità di
informare l’installatore o l’utilizzatore, una sorgente luminosa.
Le
norme in corso di approvazione “introducono per la maggior parte delle sorgenti
di illuminazione, specifici limiti di emissione per garantirne un utilizzo
sicuro”.
In
merito all’identificazione delle sorgenti che non necessitano di misure
radiometriche per la
valutazione del
rischio da luce blu, gli autori indicano che nella
norma IEC TR 62778 sono fatte considerazioni sulla “distribuzione
spettrale delle sorgenti luminose”.
In
particolare è stata trovata una correlazione tra la temperatura di colore delle
sorgenti ed il rapporto KB,V. Dove KB,V
è definito come “l’efficacia del rischio da luce blu del flusso luminoso (blue
light hazard efficacy of luminous) ed è il rapporto tra la quantità di luce blu
rispetto alla corrispondente grandezza fotometrica”.
Sulla
base delle considerazioni fatte e tenendo conto dei margini di sicurezza, “
è possibile definire dei
livelli di illuminamento e di luminanza al
di sotto dei quali la sorgente è sicuramente un gruppo di rischio 1 (RG1) o
inferiore”.
Si
sottolinea poi che “per le valutazioni dell’illuminamento deve essere valutato
il livello di illuminamento misurato all’altezza degli occhi dell’osservatore.
Questo valore è normalmente superiore al livello di progetto
illuminotecnico calcolato sul piano di lavoro o sul pavimento”.
Il
documento è ricco di tabelle esplicative, ad esempio la tabella 2 fa riferimento
ai valori di luminanza che portano a valori di rischio da luce blu superiori al
Gruppo 1.
Gli
autori concludono che “in applicazioni in cui il livello di illuminamento
all’altezza degli occhi (facilmente misurabile con un luxmetro), siano
inferiori ai valori indicati in tabella 2, il livello di radiazione per il
rischio da luce blu è inferiore ai limiti del Gruppo 1 e pertanto non sono
necessarie ulteriori valutazioni ai fini della valutazione del rischio”.
Riportiamo
per concludere alcune indicazioni tratte da una successiva tabella che contiene
i
livelli di rischio attesi per
tipologia di sorgente in relazione a quanto prescritto dalla rispettiva di
norma di prodotto (in fase di approvazione).
Nessun
rischio è rilevabile riguardo ai pericoli legati all’infrarosso (IR), dovuti
alla luce blu o alla radiazione UV
per
queste tipologie di sorgente:
-
Lampade ad incandescenza IEC 60432-1;
-
Lampade alogene per illuminazione domestica e similare IEC 60432-2;
-
Lampade alogene per illuminazione generale IEC 60432-3;
-
Lampade a fluorescenza con alimentatore incorporato IEC 60968;
-
Lampade fluorescenti a doppio attacco IEC 61195;
-
Lampade fluorescenti con attacco singolo IEC 61199;
-
Lampade al sodio alta e bassa pressione IEC 62035;
-
Lampade a scarica mercurio e MH opali o smerigliate IEC 62035.
Mentre
per:
-
Lampade alogene per applicazioni speciali IEC 60432: i pericoli sono da
valutare in accordo alle specifiche del costruttore con riferimento a
infrarosso e luce blu;
-
Lampade a scarica MH chiare IEC 62035 e Moduli LED IEC 62031: i pericoli sono
da valutare in accordo alle specifiche del costruttore con riferimento alla
luce blu.
Rimandiamo
al dettaglio della tabella per eventuali eccezioni o ulteriori indicazioni sui possibili
rischi.
“ Criteri
di valutazione del rischio fotobiologico delle lampade per illuminazione generale”
ed è a cura di Iole Pinto, Andrea Bogi, Nicola Stacchini (Laboratorio Agenti
Fisici ASL 7 Siena) con la collaborazione dell’Ing. Franco Rusnati di Assil (Associazione
nazionale produttori illuminazione), documento pubblicato sul Portale Agenti
Fisici (formato PDF, 697 kB).
Segnala questa news ad un amico
Questa news è stata letta 1342 volte.
Pubblicità