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"Macchine utensili: verifiche di conformità e controlli periodici"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza
11/07/2013 - Questo breve articolo vuole tentare di fare il punto sul tema, anche
come caso di esempio per altre tipologie di macchine; partiamo da queste
perché anche aziende che fanno tutt’altro, spesso in officina di
manutenzione hanno qualche macchina utensile. Quindi speriamo che gli esempi siano chiari per tutti.
Le verifiche di conformità
Ne abbiamo già parlato, quindi qui faremo un breve riepilogo che
nasce dal fatto che effettuare controlli periodici sugli aspetti
importanti per la sicurezza di una macchina che già in origine non è
conforme è un po’ un controsenso. La conformità, nei limiti della
responsabilità dell’utilizzatore, deve essere considerato un
pre-requisito.
Vediamo quali sono
gli
obblighi per le macchine utensili:
- Le
macchine fabbricate e immesse sul mercato prima dell’entrata in vigore della Direttiva Macchine (1996 in Italia,
1995 nel resto della allora Unione Europea) devono essere conformi ai requisiti
tecnici dell’allegato V del D.Lgs. 81/2008 – la verifica spetta al datore di
lavoro;
- Le
macchine immesse sul mercato dopo l’entrata in vigore della direttiva macchine
devono essere conformi ai requisiti della direttiva macchine e delle altre
direttive applicabili nella edizione vigente alla data di immissione sul
mercato – la verifica spetta al fabbricante;
- Le
macchine che hanno subito modifiche sostanziali dopo l’entrata in vigore della
direttiva macchine devono essere conformi ai requisiti della direttiva macchine
e delle altre direttive applicabili nella edizione vigente alla data di messa
in esercizio dopo le modifiche – la verifica spetta a chi si assume l’onere
tecnico della ricertificazione della macchina (il datore di lavoro utilizzatore
oppure il rappresentante di una ditta esterna a cui viene appaltato il lavoro).
Tutte le macchine
devono inoltre essere assoggettate a valutazione dei
rischi
da parte del datore di lavoro utilizzatore che le mette a disposizione dei
lavoratori, anche tenendo conto delle indicazioni contenute nell’allegato VI
del D.Lgs. 81/2008. Eventuali interventi di miglioramento devono essere
pianificati in termini di responsabilità, tempi e risorse rese disponibili.
I controlli periodici – obiettivi concreti
Dato quanto sopra per acquisito (ammettiamo di avere completato
anche gli interventi di miglioramento scaturiti dalla valutazione dei
rischi) si potrebbe pensare che tutto quanto riguarda la sicurezza delle
macchine sia stato fatto.
Sbagliato! Resta un
aspetto fondamentale: il
mantenimento
nel tempo del livello di sicurezza raggiunto.
Ragioniamo di
macchine utensili: su tali macchine troviamo normalmente una serie di ripari
che evitano l’accesso agli organi di movimento e / o proteggono i lavoratori
dalla protezione dei trucioli. Normalmente tali ripari sono interbloccati in
modo che non sia possibile accedere al loro interno se la macchina lavora, o
comunque è in movimento. Possono esistere eventualmente dei sistemi di JOG che
consentono l’accesso alle zone pericolose con macchina in movimento ma a bassa
velocità, e senza che sia possibile la proiezione di trucioli.
Quindi il nostro
istinto quando ragioniamo del mantenimento delle condizioni di sicurezza di una
determinata macchina utensile sarebbe quello di concentrarci sulla integrità
dei ripari e dei sistemi di sicurezza e sulla corretta funzionalità di questi
ultimi sistemi. Eventualmente andando a considerare anche il sistema di JOG
come sistema di sicurezza (in effetti lo è).
Questo può essere
corretto, forse questo tipo di controllo sarebbe meglio non farlo ogni tre mesi
(o non solo ogni tre mesi) ma piuttosto prevedere che questo tipo di controllo
venga eseguito quotidianamente dall’operatore tramite osservazioni visive e
prove funzionali. Comunque nulla in contrario a questi controlli, ma non sono
gli unici importanti.
Infatti esistono
altri
elementi determinanti per la
sicurezza che però non appaiono subito come tali perché svolgono anche
funzioni non di sicurezza. Pensiamo semplicemente al freno di un mandrino di un
grande tornio parallelo; se è deteriorato pesantemente e quindi
slitta, al momento della apertura di un riparo con blocco temporizzato tarato
sui tempi di arresto normali della macchina, potrei riuscire ad entrare nella
macchina mentre il pezzo ancora gira, e continuerà a girare per diversi secondi
…
Allora, quello è un
componente la cui rottura o il semplice deterioramento può portare a situazioni
pericolose. Se io dico che voglio controllare il mantenimento della sicurezza
della macchina nel tempo, devo controllare anche quell’elemento, che però non
nasce, nella testa del progettista, come elemento di sicurezza, non è colorato
di rosso o di giallo come lo sono molti micro e ripari …
L’obiettivo di chi
definisce quali controlli fare per garantire la sicurezza di una
macchina
nel tempo è, quindi, il seguente:
garantire che tutti gli elementi di
macchina che guastandosi, deteriorandosi o avendo un malfunzionamento, evento
che a sua volta potrebbe causare un danno alle persone, siano periodicamente
controllati per intercettare le situazioni potenzialmente pericolose prima che
si possa verificare il danno.
Quindi dovremo
capire:
-
cosa controllare,
-
come controllarlo,
- con
quale frequenza eseguire i controlli.
Come procedere
Delineiamo qui in forma sintetica l’unico possibile flusso logico
adatto ad arrivare al risultato desiderato. Il flusso di cui parliamo
parte dall’oggetto e vuole vedere quali problemi di sicurezza l’oggetto
stesso può creare (i problemi, quindi, potrebbero non essere noti a
priori) per arrivare a dire i controlli necessari per verificare che
tali problemi si manifestino. Si definisce
approccio bottom – up (parto dall’oggetto e da lì risalgo al problema e alle conseguenti misure di sicurezza).
Le
macro fasi del flusso logico che si
applica (che non necessariamente devono essere tutte puntualmente documentate)
possono essere così descritte:
FASE |
DESCRIZIONE |
OUTPUT |
NOTE |
1 |
Definizione degli
ambiti della analisi |
Identificazione
della macchina / impianto da esaminare e di eventuali esclusioni (p. es.
esclusi i guasti elettrici) |
|
2 |
Identificazione
dei gruppi / componenti principali |
Elenco degli
elementi da sottoporre a valutazione |
Si può utilizzare
la tecnica della scomposizione funzionale |
3 |
Identificazione
dei guasti, dei malfunzionamenti o dei deterioramenti potenzialmente
pericolosi |
Per ogni gruppo /
componente elenco dei guasti … potenzialmente pericolosi |
|
4 |
Stima della
probabilità di accadimento dell’evento pericoloso e delle possibili
conseguenze |
Stima del rischio
per ogni evento potenzialmente pericoloso |
Si tratta di una
vera e propria stima e valutazione del rischio secondo UNI EN 12100-1 (ex UNI
EN 14121-1), limitata agli aspetti presi in esame nei punti precedenti |
5 |
Valutazione di
quali fra la situazioni potenzialmente pericolose devono essere
effettivamente messe sotto controllo |
Valutazione del
rischio per ogni evento potenzialmente pericoloso |
|
6 |
Definizione della
tipologia di controlli periodici da attuare |
Per ogni elemento
da controllare, indicazione della tecnica di controllo e dei criteri di
accettazione |
Ricordiamo
l’importanza della definizione dei criteri di accettazione; è fondamentale
anche a livello contrattuale |
7 |
Definizione della
periodicità massima ammissibile per i controlli |
Per ogni
controllo da effettuare indicazione del massimo intervallo ammissibile fra
due controlli consecutivi |
La periodicità è
legata a quanto tempo intercorre fra il manifestarsi di un potenziale
problema e il raggiungimento di un livello di concreta pericolosità per le
persone |
8 |
Redazione della
scheda di manutenzione |
Scheda di
manutenzione per la macchina o l’impianto scelto |
|
Quanto sopra deve
prima di tutto essere considerato come modo di approcciarsi logicamente e
sistematicamente al problema. Esistono poi innumerevoli varianti ma tutte
simili. Questa è la logica che prediligono gli autori di questo articolo.
Esempi su macchine utensili
Consideriamo un tornio verticale; alcune domande:
- Le
griffe del mandrino possono cedere?
- Il
motore può andare in fuga?
- Il
freno può perdere funzionalità?
- Il
maschio di un micro di sicurezza può restare incastrato nella femmina
comportando lo strappo della vite di fissaggio?
- I
parapetti della piattaforma sopraelevata da cui si osserva la lavorazione
possono essere danneggiati durante le movimentazioni dei pezzi?
Consideriamo una fresatrice:
-
Durante il JOG a porte aperte la macchina potrebbe partire in rapido?
- Lo
stelo dell’utensile può rompersi?
- La
catena di sollevamento della testa può rompersi?
Alcuni esempi a
caso, e come potete osservare non abbiamo nominato protezioni perimetrali o
micro di interblocco. Questa analisi deve essere fatta!
Per fare il
riferimento legislativo, ci stiamo riferendo al comma 8 dell’articolo 71 del
D.Lgs. 81/2008 che dice proprio che gli elementi di macchina che deteriorandosi
o guastandosi possono cagionare pericoli per le persone devono essere
controllati periodicamente.
Una questione da affrontare
Se accadesse un incidente fra quelli sopra prefigurati l’assenza di
questo tipo di valutazioni, e dei conseguenti controlli, configurerebbe
una responsabilità chiara del datore di lavoro e della azienda.
Però non si può
esagerare, pertanto il lavoro deve essere affrontato con uno spirito molto
concreto e pratico, la documentazione ci deve essere ma deve essere ridotta al
minimo. Insomma, suggeriamo di fare il minimo indispensabile richiesto dalla
legge e assolutamente nulla di più; già con quello si raggiungono ottimi
risultati in termini di miglioramento.
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