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"Edilizia: i dispositivi anticaduta su tetti inclinati e tetti piani"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza
02/10/2013 - Nei
lavori sui tetti, anche di breve durata, è fondamentale adottare sempre tutte le misure di sicurezza necessarie per prevenire incidenti.
Questo è quanto sottolinea una pubblicazione di Suva,
istituto svizzero per l'assicurazione e la prevenzione degli infortuni,
elaborata nel lontano 1998, ma aggiornata solo qualche mese fa.
Raramente PuntoSicuro pubblica documenti elvetici sulla prevenzione degli incidenti nei lavori in quota,
anche in relazione alle possibili differenze normative in materia di
tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Tuttavia questo breve
opuscolo dal titolo “
Lavori sui tetti. Come non cadere nel vuoto”
- rivolto a copritetti, lattonieri, proprietari di immobili, architetti
e imprese che svolgono comunque lavori sui tetti – contiene utili
indicazioni sul alcune misure di protezione adottabili per ridurre il rischio di caduta dall’alto.
Dopo una panoramica sull’importanza di un’ attenta pianificazione,
sulla necessità di coordinamento dei vari attori della sicurezza e
sulla normativa elvetica, vengono presentate le principali misure di
protezione a seconda della pendenza del tetto.
Dispositivi anticaduta su tetti inclinati (a partire da una pendenza di
10°)
Riguardo ai
dispositivi anticaduta ai bordi del tetto sono presentate diverse
possibilità:
-
ponte da lattoniere e parete di protezione da copritetto: “sono
dispositivi di protezione che arrestano la caduta di persone, oggetti e materiali
dal tetto”. In particolare si indica che le pareti di protezione da copritetto
“devono essere installate sui tetti con una pendenza compresa tra 25° e 60°.
Una parete di protezione da copritetto è una protezione laterale con requisiti
più elevati”. Nel documento, con riferimento alla normativa elvetica, sono
riportate specifiche indicazioni relative a: dimensioni del ponte da lattoniere
con parete di protezione da copritetto, larghezza e quota del ponte da
lattoniere, altezza della parete di protezione da copritetto;
-
parete di ritenuta sul tetto per lavori su tetti esistenti: “per
eseguire lavori su tetti esistenti con una pendenza fino a 60°, per esempio in
caso di ristrutturazione, si può installare una parete di ritenuta sul tetto al
posto di un ponte da lattoniere. La parete di ritenuta sul tetto impedisce la
caduta delle persone che scivolano, è eretta a diretto contatto con la gronda e
deve essere fissata saldamente alla struttura portante. La parete di ritenuta
sul tetto deve essere alta almeno 100 cm e deve superare la gronda con
qualsiasi pendenza di almeno 80 cm in senso verticale”.
Sempre riguardo ai bordi del
tetto il documento affronta anche il tema dei
dispositivi anticaduta presso abbaini e lucernari e dei
dispositivi anticaduta lato frontone.
Altri punti trattati da Suva:
-
dispositivi anticaduta presso aperture nella superficie di copertura:
“ogni apertura in una superficie
di copertura rappresenta un punto di possibile caduta e deve essere dotata,
in ogni caso, di protezioni efficaci per evitare le cadute all’interno
dell’edificio, per esempio con una rete di sicurezza montata a partire da
sotto”;
-
dispositivi anticaduta presso strutture portanti: “un tetto
rappresenta la copertura più alta di un edificio, lo protegge dagli agenti
atmosferici ed è costituito da una struttura portante e da un manto. La
struttura portante da sola non costituisce il tetto, ma deve essere presente
prima di poter montare il manto del tetto. Per garantire la sicurezza durante
tutte le fasi di costruzione e a partire dall’altezza di caduta indicata nella
normativa elvetica, “è necessario installare dispositivi anticaduta adeguati
sotto la costruzione portante”;
-
dispositivi anticaduta in prossimità di sporgenze: alcune immagini
nel documento “mostrano come vengono realizzati i dispositivi anticaduta da
montare in prossimità di sporgenze”.
Il documento, che vi invitiamo a
leggere integralmente, si sofferma inoltre sui:
-
dispositivi anticaduta su tetti non resistenti alla rottura;
-
procedure per tetti con pendenza superiore a 60°;
-
lavori di manutenzione su tetti inclinati.
Dispositivi anticaduta su tetti piani (pendenza da 0° a 10°)
Riguardo ai
dispositivi anticaduta da montare ai bordi del tetto si ricorda che
“i parapetti, i ponteggi per facciate, le protezioni laterali fisse o
provvisorie, che eliminano il rischio di caduta ai bordi del tetto e anche
presso i lucernari non resistenti alla rottura, sono dispositivi adeguati come
misura di protezione collettiva per tutti gli operatori che lavorano sui
tetti”.
Il documento riporta i requisiti
necessari per questi dispositivi anticaduta e si occupa anche dei dispositivi
presso aperture nella superficie
di copertura.
Ci soffermiamo in particolare su
quanto riporta il documento in merito al
rischio
di rottura su tetti piani, soprattutto presso i
lucernari.
Infatti se “i tetti piani sono di
norma resistenti alla rottura. Le eccezioni più frequenti sono le seguenti:
cupole o lucernari continui in materiale plastico (acrilico, policarbonato);
vetrate/abbaini; elementi in fibrocemento”.
I
lucernari in materiale plastico si possono definire «resistenti
alla rottura» soltanto “se sono dotati di una protezione collettiva (inserto
con grigliato, rete di sicurezza, ecc.) perché attualmente nessun fabbricante è
in grado di fornire garanzie a lungo termine in relazione alla resistenza alla
rottura del materiale”. Il documento riporta i principi generali da applicare
per i lucernari continui e le cupole in materiale plastico. Ad esempio
sottolinea che “devono essere considerati non resistenti alla rottura a lungo
termine” e “devono essere dotati di una protezione collettiva fisica, per
esempio un parapetto oppure una griglia interna o esterna”.
Riguardo infine alla
manutenzione e utilizzo dei tetti piani,
il documento ricorda che “sui tetti piani spesso vengono montati degli impianti
solari e altri tipi di installazioni (ad es. ventilazione e climatizzazione)” e
che questi necessitano di controlli periodici, anche dal punto di vista
manutentivo. Per svolgere questi interventi di manutenzione o riparazione, “il
tetto deve disporre di accessi e zone operative sicuri. In particolar modo,
bisogna adottare dei provvedimenti per evitare le cadute
dall’alto.
Se i lavori “non riguardano tutto
il tetto o vengono svolti all’esterno delle zone ad elevato rischio di caduta”,
la zona operativa e il suo accesso “devono essere delimitati in modo visibile
dalle zone da elevato pericolo di caduta”. Lo sbarramento può essere realizzato
con barriere a strisce bianche e rosse con sostegni a treppiede. Ma, sia
chiaro, tali barriere a strisce bianche e rosse “non devono essere utilizzate
come dispositivo anticaduta lungo il lato aperto con rischio di caduta”. Si
indica inoltre che le zone operative e i loro accessi con pericolo di caduta
dall’alto che vengono utilizzati regolarmente (minimo 1 volta l’anno) o in casi
di emergenza (ad es. operazioni di sgombero neve) devono essere dotati di
parapetti o di linee vita
di tipo fisso”.
Ricordiamo infine alcuni
articoli pubblicati su PuntoSicuro
relativi alla prevenzione degli incidenti nel lavoro sulle coperture con
riferimento alla normativa italiana, regionale e nazionale:
N.B.: I riferimenti legislativi contenuti nei documenti di Suva
riguardano la realtà svizzera, i suggerimenti indicati possono essere comunque
di utilità per tutti i lavoratori.
Suva, “ Lavori sui tetti. Come non cadere nel vuoto”, 7° edizione,
luglio 2013 (formato PDF, 579 kB).
RTM
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